Recensione: Beyond

Di Daniele D'Adamo - 22 Febbraio 2013 - 0:00
Beyond
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Anno: 2013
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88

Una lunga carriera, tanti concerti e una cospicua produzione discografica non sono stati sufficienti, sin’ora, agli Omnium Gatherum per compiere il decisivo salto di qualità.

Sin’ora.

Nati nel 1996 a Karhula, in Finlandia, i Nostri assommano a sé una nutrita schiera di lavori: quattro demo (“Forbidden Decay”, 1997; “Omnium Gatherum”, 1998; “Gardens, Temples… This Hell”; 1999; “Wastrel”, 2001), un EP (“Steal The Light”, 2002), sei full-length (“Spirits And August Light”, 2003; “Years In Waste”, 2004; “Stuck Here On Snake’s Way”, 2007; “The Redshift”, 2008; “New World Shadows”, 2011; “Beyond”, 2013) e un singolo (“The Unknowing”) tratto dall’ultima fatica “Beyond”, appunto.

Una fecondità dovuta, in primis, al talentuoso chitarrista Markus Vanhala, membro fondatore nonché componente, anche, dei formidabili connazionali Insomnium. Che, assieme, agli Omnium Gatherum, hanno esteso lo swedish death metal verso la più matura e completa definizione di ‘northern death metal’ o, come il complesso medesimo evidenzia nelle note biografiche, ‘adult oriented death metal’. Definizioni più o meno fantasiose a parte che, come si sa, spesso lasciano il tempo che trovano, un fatto è sicuro: Vanhala e soci sono partiti dalle classiche coordinate del gothenburg metal à la Dark Tranquillity per ampliarne il relativo raggio di azione. Coinvolgendo in tal modo stili diversi come l’heavy, il power e il gothic giungendo in tal modo a una proposta completa e adulta (questo sì, si può affermare) in grado di soddisfare una larga fetta di pubblico che, sempre e comunque, ama il growling come miglior interpretazione possibile delle linee vocali metal.

A parte l’approccio vocale spiccatamente aggressivo di Jukka Pelkonen, gli Omnium Gatherum non si possono certamente descrivere come una band estrema. Certo, il fenomenale guitarwork messo su da Vanhala e Joonas Koto si eleva su una base ritmica in ogni caso dura e rocciosa (“Nightwalkers”), però piuttosto lontana – in quanto a piglio rabbioso – da altri Campioni della tipologia musicale (e, non a caso, nuovamente connazionali…) come i Mors Principium Est. Cercando, in ogni frangente, di prediligere la finezza dei ricami solistici e le armoniosità degli accordi rispetto a una furia demolitrice che non fa parte del bagaglio artistico della formazione scandinava, almeno oggigiorno. A ciò contribuisce il suono morbido e caldo del basso di Erkki Silvennoinen, il cui obiettivo primario è quello di esaltare le meravigliose melodie inventate dai due axe-man; e l’avvolgente tappeto ricamato dalle tastiere di Aapo Koivisto, mai invasive quanto, piuttosto, quasi invisibili del timbrare in maniera definitiva il favoloso e trasognante sound dell’act nordeuropeo.    

La grande classe posseduta dal sestetto, che sprizza da ogni poro di “Beyond”, non consiste nella sola fabbricazione di una proposta perfetta dal punto di vista estetico ma, soprattutto, si estrinseca in un songwriting eccellente. Nonostante la durata sia di quasi un’ora non c’è alcun filler, nel disco. Né fra le canzoni, né all’interno di esse. La qualità compositiva è ai massimi livelli, e così si mantiene con una costanza impressionante, dimostrandosi sempre retaggio di violente emozioni che sgorgano dal cuore senza filtri, con genuinità; lasciando lontane sensazioni sgradevoli che rimandano a costruzioni melodiche scolastiche o forzatamente catchy. Tanto è vero che, a tal proposito, il CD non sovrabbonda certamente né di ritornelli orecchiabili né di cori da cantare in compagnia.

Di tutto quanto sopra ne è immediata prova “Luoto”, intro strumentale il cui intreccio solistico delle sei corde farà sgorgare, agli animi più sensibili, calde lacrime lucenti in contrapposizione a un mood costantemente melanconico, coerente con il gelido clima e il paesaggio spesso desolato delle terre natie dei Nostri. Intreccio che, come un cerchio, come apre “Beyond” così lo chiude, ammantando la suite finale “White Palace” con i riflessi puri e incontaminati dei diamanti. In mezzo, otto brani indimenticabili fra cui si possono citare, in una cernita comandata solo e soltanto dai gusti personali di chi scrive, il ritmo trascinante di “New Dynamic”, la drammaticità dei toni di “In The Rim”, lo scoppiettante andamento di “The Sonic Sign” e l’esaltante “Living In Me”, il cui riff portante è roba da travolgere tutto e tutti. Ma, davvero, occorre ascoltare tante e tante volte “Beyond” per farne parte viva e per scoprire che la sua longevità è un’ulteriore segno particolare che ne nobilita la foggia.      

Il death metal melodico, nato e cresciuto in Svezia e che, a detta di tante cassandre, doveva ormai considerarsi finito, ha invece trovato una Terra Promessa in cui rifiorire ed evolversi: la Finlandia. Gli Omnium Gatherum e il loro magnifico “Beyond” sono qui, a portata di tutti, per testimoniarlo.      

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce

01. Luoto 3:32     
02. New Dynamic 4:56     
03. In The Rim 4:52     
04. Nightwalkers 8:15     
05. Formidable 4:54     
06. The Sonic Sign 4:36     
07. Who Could Say 4:45     
08. The Unknowing 5:58     
09. Living In Me 4:41     
10. White Palace 10:41                         
    
Durata 57 min.

Formazione

Jukka Pelkonen – Voce
Markus Vanhala – Chitarra
Joonas Koto – Chitarra
Erkki Silvennoinen – Basso
Jarmo Pikka – Batteria
Aapo Koivisto – Tastiere

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