Recensione: Beyond The Line

Di Orso Comellini - 19 Luglio 2012 - 0:00
Beyond The Line
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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77

Combo proveniente dalla provincia barese, i Tales Of Deliria muovono i primi passi nel 2003, come Deliriä, all’insegna di un genuino thrash d’annata suonato con discrete capacità tecniche. Dopo aver pubblicato l’album autoprodotto “Calling From The Abyss” (2006) e alcuni cambi di line-up, attorno al nucleo collaudato formato da Orion, Brado e V, i Nostri cambiano monicker e, solo in parte, indirizzo musicale. Forse, sarebbe più giusto parlare di evoluzione musicale, poiché, sebbene relegati ad un ruolo marginale, nel debutto si potevano già intravedere alcuni degli elementi di heavy metal classico e death melodico nordeuropeo che caratterizzeranno in maniera più massiccia il successivo “Beyond The Line”, dato alle stampe sul finire del 2011. Non preoccupatevi, però: anche su quest’ultimo non mancano episodi che faranno la felicità dei più famelici thrasher.

Al di là dello stile, comunque, l’evoluzione si può riscontrare anche in termini di maturità compositiva e tecnica individuale. Qualità che permettono loro di costruire brani più riconoscibili e abbastanza personali, spingendoli per l’appunto a esplorare generi e soluzioni differenti. In vari casi si possono fare paragoni con i capiscuola della scena death melodica (oltre alla più celebre triade svedese vanno nominati anche gruppi come Arch Enemy, gli Exhumation o gli ultimi Carcass), mentre più ardua appare la ricerca dei gruppi thrash che più di altri abbiano contribuito a forgiare il loro sound (si potrebbero citare i Witchery, gli elvetici Messiah o qualche band teutonica), tuttavia tra brano e brano andrebbero fatti confronti diversi, essendo abbastanza eterogenei tra loro, e questa è un po’ la forza della loro proposta.

Come già accennato, poi, molto buone le capacità tecniche dei singoli e decisamente valida la produzione, anche se le registrazioni presso il West Link Studio di Pisa e il mastering del sempre più attivo Mika Jussila presso i Finnvox Studios, purtroppo, penalizzano un po’ il suono del basso e, di conseguenza, non è facile giudicare la prova di Francesco Patruno. Ottimo, sotto tutti i punti di vista invece, il contributo delle due asce (Brado e V), in virtù di un riffing-work vario e preciso, nelle parti veloci come in quelle più cadenzate o classicheggianti, ma soprattutto si mettono in luce per le doti in fase solista. Discorso simile per le parti di batteria: Fornari, infatti, si dimostra abile tanto nel creare poderosi muri sonori, quanto nel cimentarsi all’occorrenza in passaggi più ricercati e articolati e in fin dei conti parte del merito spetta a lui se le varie tracce dell’album sono ben distinguibili. Infine, sempre a questo proposito, è doveroso riconoscere a “Orion” le sue abilità canore e, pur privilegiando screams caustiche, sfoggia una discreta dimestichezza sia con il growl sia con il cantato pulito (anche se sarebbe più giusto definirlo un inquietante sussurrato). Inoltre, molto spesso i suoi ritornelli sono piuttosto efficaci e tendono a stamparsi in mente già dai primi ascolti, rendendo più facilmente individuabili le singole canzoni.

“Beyond The Line” si snoda attraverso una prima parte prevalentemente devota a sonorità melodic death, a parte la ‘thrasheggiante’ title-track, in cui i Tales Of Deliria ricercano spesso soluzioni armoniose, alternate alle classiche ritmiche veloci e qualche riff quadrato, e una seconda metà più tipicamente thrash, nella quale i Nostri appaiono molto più a loro agio. In particolare con il trittico finale “Attack” e le due parti di “Ethereal Warrior”, l’album raggiunge il momento di massimo coinvolgimento e inevitabilmente partirà qualche forsennato scapocciamento: l’esperienza maturata con il precedente monicker evidentemente ha dato i suoi frutti. Peccato solo per una sezione centrale un po’ più debole che forse potrà scoraggiare qualcuno dall’affrontare il gran finale. I brani in questione sono “One Thousand Ways To Die”, nonostante un apprezzabile refrain che tornerà a tormentarvi una volta finito l’album e “Snatched Love”, brano intimista dal retrogusto malinconico con tanto di dedica ad un amico scomparso, che però stenta a decollare.

In conclusione, “Beyond The Line” è un album piuttosto coinvolgente e mette in luce una certa maturità tecnico/compositiva da parte dei Tales Of Deliria, a dispetto di qualche episodio meno esaltante (ma non deludente) e forse una piccola carenza in termini di longevità della prima parte. Ad ogni modo, quello che più convince è la ricchezza e la varietà compositiva, tali da renderli non facilmente inquadrabili in un genere specifico e soddisfare una più ampia fetta di mercato, che fin troppo spesso tende a premiare dischi che si muovo entro limiti eccessivamente rigidi e a penalizzare chi prova con coraggio a valicarli.

Orso “Orso80” Comellini

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Tracce:
1. Under This Shroud 2:45
2. Beyond The Line 3:48
3. Towards North 4:21
4. In My Dry Reliquary 4:34
5. The Anguish Fixer 3:49
6. One Thousand Ways To Die 3:54
7. Snatched Love 4:38
8. Attack 3:01
9. Ethereal Warrior 3:11
10. Ethereal Warrior II 3:55

Durata 38 min. ca.

Formazione:
Vittorio “Orion” Bilanzuolo – Voce
Nicolò “Brado” Cantatore – Chitarra
Francesco “V” Picciariello – Chitarra
Francesco Patruno – Basso
Ale Fornari – Batteria

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