Recensione: Black Crusades

Di Daniele D'Adamo - 20 Giugno 2016 - 21:29
Black Crusades
Band: Tombstalker
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Morbide e dolci armonie: ‘Forlorn Recollections’ è il delicatissimo incipit acustico di “Black Crusades”, full-length d’esordio degli statunitensi (Lexington, Kentucky, US) Tombstalker.

Poi, il sibilo orrendo di una bomba terra-aria-terra squarcia la pace, ed è guerra totale! ‘Chaos Undivided’ è l’apoteosi dell’old school death metal. Chitarre marce, putride, zanzarose. Ritmi via via sempre più serrati, che si strascinano in repellenti quattro/quarti dall’irresistibile, letale tiro morboso.

Dagli slow-tempo all’aberrazione dei blast-beats il passo è breve, ma non per Basilisk, batterista perfetto per il genere scatenato dalla sua band. Impossibile resistere all’aggressione totale, misurata, chirurgica della sei-corde Conqueror Horus il quale, assieme al rombo mostruoso di Defiler e alla propria isterica, horrorifica ugola, contribuisce a rendere spaventosamente efficace un sound che in migliaia hanno proposto in serie dalla prima metà degli anni ’90, ma che in pochi sono riusciti a coglierne con dovizia di particolari i bubboni della tumorale anima.

Conqueror Horus fa semplicemente paura, quando conduce, traina, sposta il terrificante wall of sound eretto dalla band, agghiacciante panzer distruttore di tutto e di tutti. Assolutamente fantascientifico il riffing del medesimo Conquistatore. Talmente incarnante lo spirito, l’anima, la tecnica, la bestialità del vero death metal vecchia scuola (‘Blood Thirster’) da ipnotizzare chi il death metal ce l’ha nel sangue, nei geni. ‘Fate Weaver’ è uno strazio carnale, il mulinare dei riff lacera, trita, separa le carni; le lancia lontane come una rosa dai petali a 360° per darla in pasto ai corvi (‘Plague Father’).

I Tombstalker sono l’essenza, lo spirito, la sostanza del death metal. Pure scevro da sotto-catalogazioni fuorvianti. Poiché old school non rende giusto merito a un terzetto di musicisti che in quaranta minuti di sfacelo controllato, ha saputo condensare trent’anni di storia del genere. Riuscendo incredibilmente a trovare nuovi spunti, nuovi motivi di interessi, nuove modalità compositive seppur adese come sanguisughe ai dettami natii. Riuscendoci talmente bene da inserire il tutto nella suite (sic!) nonché title-track ‘Black Crusades’. Canzone-simbolo di una tipologia musicale che gode di grande vitalità e di altrettanta, grande popolare fra le giovani leve del metallo oltranzista.

Qualche intro ambient contribuisce ad alimentare l’atmosfera malsana che avvolge come una nube tossica il platter, come per esempio in ‘Soul Eater’. Poca roba, certo, ma più che sufficiente per regalare qualcosa in più all’eccellente sequenza di brani che compongono “Black Crusades”. Tanto è vero che ‘Soul Eater’, seppure trainata da un mid-tempo, è come un rullo stradale, che compatta il materiale, questi organico – carne, sangue, ossa, tendini – , onde ottemperare all’obiettivo finale: mietere più vittime possibili. Ovviamente, musicalmente parlando.

Sublime, infine, lo sfascio completo di ‘Chaos Enthroned’, fantastica hyper-speed song dall’impatto annichilente. Retta da un main-riff che capovolgerebbe un bulldozer, la suite (la seconda…) mostra una formazione in grado di fare ciò che vuole, con il death metal.

Graditissima sorpresa, sia i Tombstalker, sia il loro “Black Crusades”!

Old school death metal rules again!

Daniele D’Adamo

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80