Recensione: Black Moon Rising

Di Marco Donè - 10 Giugno 2014 - 13:59
Black Moon Rising
Band: Falconer
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2014
Nazione:
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82

I Falconer… Una band dalle elevate potenzialità che purtroppo ha sempre raccolto meno di quanto meritasse. Certo, in passato qualche scelta ha sicuramente giocato contro la band stessa, ma si sa, fa parte del gioco e con una sfera di cristallo sarebbe tutto più facile. Ricordo ancora quando nel 2001 la band debuttò con l’omonimo “Falconer”. Un disco che ha attirato su di sé l’attenzione della critica specializzata e soprattutto di molti metalhead! I Falconer erano un po’ sulla bocca di tutti, poi, un paio d’anni dopo, è arrivata la notizia del cambio di cantante: Kristoffer Gobel subentrato a Mathias Blad. Scelta quasi obbligata per poter suonare dal vivo con una certa costanza, visti gli impegni di Mathias a teatro, ma, purtroppo, Mathias era, ed è, troppo amato dai fan che non hanno mai apprezzato tale decisione e così la band svedese ha perso seguito nel corso degli anni. Dopo due dischi di assenza, Mathias rientra nella band ma recuperare ciò che è stato perso non è mai cosa facile.

Con il rientro di Mathias alla voce i Falconer recuperano lo stile degli esordi, quel power-folk venuto meno nel periodo con Kristoffer Gobel alla voce. I nuovi dischi però continuano a dividire stampa e fan, il paragone con i primi due capitoli è sempre dietro l’angolo e spesso vede uscire vincitori proprio i primissimi lavori. Nonostante i nuovi album siano di ottima qualità, il fardello del passato, in particolare di quel capolavoro intitolato “Falconer”, fa sentire tutto il suo peso…
La band di Stefan Weinerhall,però, prova a stupire ancora e nel 2011 esce “Armod”, disco che rende omaggio alle tradizioni del nord, cantato totalmente in svedese e con un animo folk più marcato rispetto al passato. Disco ambizioso che però divide nuovamente i fan, chi lo osanna come apice compositivo del quintetto svedese, chi lo critica per esser troppo cupo, poco diretto e troppo debitore alla matrice folk.

Una lunga, ma necessaria, introduzione per affrontare il nuovo lavoro di una band del calibro dei Falconer. Un album che ha suscitato su di sé molte aspettative, soprattutto dopo le dichiarazioni di Weinarhall. Il mastermind della band ha infatti dichiarato che dopo aver vissuto l’anno più buio di sempre, l’ispirazione è finalmente tornata…. E dopo l’ascolto del nuovo “Black Moon Rising” come dargli torto? Nel 2014 i Falconer pubblicano un disco che non teme il confronto con il passato, nel 2014 i Falconer sono cresciuti, maturati e realizzano un disco in cui possiamo rivivere le melodie, la magia dei primi due capitoli della loro storia, cui vanno a sommarsi quegli elementi che piano piano la band ha sviluppato nel corso degli anni. In “Black Moon Rising” vengon messi da parte tutti gli strumenti che avevano fatto comparsa in “Armod”, niente più flauti e compagnia bella, il disco è molto più metal oriented, le canzoni risultano ipnotiche ed “incollano” l’ascoltatore alle casse dello stereo. L’album, cantato nuovamente in lingua inglese, si apre con “Locust Swarm” una delle canzoni più aggressive mai composte dai Falconer. Stacchi strumentali in blast che portano alla mente una certa ala del black metal, quella più epica, viking, si alternano ad una strofa e ritornello estremamente melodici in cui Mathias fa la differenza. La successiva “Halls And Chambers” fa letteralmente sobbalzare sulla sedia, sembra uscire direttamente da “Falconer”, con un Mathias vero e proprio mattatore e le trame chitarristiche di Weinarhall unico e inconfondibile come non lo si ascoltava da tempo. Un finale di canzone studiato per il live in cui è impossibile non iniziare a cantare. Risulta difficile parlare di una canzone rispetto ad un altra, correremmo il rischio di commettere dimenticanze o di dilungarci troppo. Il livello di ogni track è estremamente elevato, freschezza compositiva, melodie azzeccate, stacchi aggressivi, continui cambi d’atmosfera che rendono “Black Moon Rising” un disco di cui sarà difficile stancarsi. Anche l’ordine delle canzoni sembra studiato al dettaglio per non dare mai un calo di tensione. Ogni canzone ha le potenzialità per diventare un classico della band. Se andiamo a parlare dei singoli non possiamo che tessere lodi, Karsten Larsson realizza la sua miglior prestazione dietro alle pelli nella storia dei Falconer, Weinrhall e Hedlund si confermano due asce di prim’ordine, Linhardt dona il giusto groove e poi c’è un certo Mathias Blad… Voce ipnotica, ottima tecnica, tutti sappiamo che il suo background è il teatro e la sua particolarità è il riuscir a tracciare delle linee vocali totalmente diverse dal solito metal singer. Questo dona ulteriore fascino alle composizioni, rende la band ancora più unica e personale.

Anche “Black Moon Rising” è affidato alle sapienti mani di Andy LaRocque in fase di produzione, oramai un sodalizio che dura da molto tempo e che rende il suono dei Falconer uno dei marchi di fabbrica della band svedese. Chi li dava per spacciati, chi li dava per persi, i Falconer rispondono realizzando uno dei capitoli più importanti della loro discografia. Chi li ha sempre amati non si farà sicuramente scappare questo disco, disco che farà le gioie di chi ha amato il quintetto di Mjolby agli esordi e poi l’ha perso per strada, una delle migliori uscite di questa prima parte di 2014, il miglior disco dei Falconer dopo il ritorno di Mathias alla voce.

Marco Donè

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