Recensione: Black Oath

Di Giuseppe Abazia - 11 Ottobre 2009 - 0:00
Black Oath
Band: Black Oath
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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76

I Black Oath sono un’esordiente band doom metal italiana, che già fin dalla sua prima testimonianza discografica si avvale di un packaging professionale ad opera dell’etichetta Subject To Suffering, e di collaborazioni prestigiose come Ustumallagam dei Denial Of God (autore del testo della seconda traccia) e Seeker Of The Unknown dei Mortuary Drape (chitarrista solista nella prima traccia). Non ci è dato sapere molto dei componenti che si celano dietro il monicker Black Oath: conosciamo solo le loro iniziali (A. Th., voce e chitarra; P.V., basso; M., batteria), la loro provenienza (Milano), e la loro passione per l’occulto e l’horror. Tuttavia, conosciamo anche – e soprattutto – la loro capacità di scrivere dell’ottimo doom metal, come esemplificato dal qui presente EP omonimo.

Lo stile è doom metal tradizionale, generalmente lento e cadenzato (ma non sempre, come vedremo fra poco), immerso in atmosfere cupe, fumose, acide e polverose. Le quattro tracce che compongono il disco evidenziano un gusto decisamente spiccato per la melodia; melodia macabra, solenne, inquietante, trainata da un riffing graffiante, una batteria pulita e raffinata, un basso adeguatamente incisivo, ed arricchita da saltuari interventi di tastiera e di organo. Su tale struttura musicale, si innestano linee vocali assolutamente eccellenti, varie e mai banali, che mettono in luce le ottime capacità del cantante, in grado di passare agevolmente da tonalità più alte a tonalità più profonde mantenendo sempre inalterata la sua espressività. Le canzoni si assestano su una durata media di circa sette minuti (ad eccezione della terza traccia strumentale), e riescono sempre a catturare l’interesse dell’ascoltatore grazie alla loro struttura articolata, che comprende tanto sezioni più funeree (prevalenti), tanto accelerazioni di sicuro impatto, e si fa forte di un lavoro chitarristico molto curato e coinvolgente, senza dimenticare i già citati apporti tastieristici. L’unica piccola pecca riscontrabile nel disco è la produzione, che sebbene sia tutt’altro che scadente, si rivela leggermente piatta e fredda, e forse sarebbe stata più adatta a del black metal vecchia scuola, che non a del doom tradizionale; la resa sonora avrebbe probabilmente tratto beneficio da chitarre più corpose e da una batteria più possente, ma teniamo presente che i Black Oath sono al loro esordio assoluto, e dunque mancanze da questo punto di vista sono del tutto perdonabili.

La scena doom italiana può dunque contare, ora, su di una nuova promettentissima realtà: il primo EP già si assesta su standard molto elevati, consegnandoci una band sicura di sè, con obiettivi chiari, e perfettamente in grado di conseguirli. Restiamo in attesa di un full-length, che potrebbe rivelarsi una vera gemma di doom italico.

Giuseppe Abazia

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Tracklist:

01 – Black Initiation (7:44)
02 – Obsessed By The Moonlight (6:41)
03 – Another Mourning (2:42)
04 – The Hanged Witch (7:46)

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