Recensione: Black Sails at Midnight

Di Alessandro Zaccarini - 5 Luglio 2009 - 0:00
Black Sails at Midnight

Cosa sarebbe successo se i giovani Rhapsody avessero perso la rotta verso le loro amate Enchanted Lands e si fossero trovati a fronteggiare una vita da corsari e bucanieri lontano dalla Foresta degli Unicorni? O quale sorte sarebbe toccata ai Turisas di Warlord Nygård se avessero scelto di puntare verso Est sfidando i mari aperti, lontano dalle coste, invece che seguire le rotte fluviali attraverso il continente? La risposta è qui, in ‘Black Sails at Midnight’.

Dimenticate i Running Wild, con cui questi Alestorm condividono solo l’iconografia piratesca, e pensate invece a un incontro tra i già citati Turisas e Rhapsody, con le pompose cadenze dei primi e gli assoli di tastiera dei secondi a creare i tratti distintivi di questa seconda tappa nella rotta della band scozzese.

Dichiarazione d’intenti immediata con ‘The Quest’, canonico brano power fatto di palm muting e ritornello che esplode in un canto senza troppi compromessi “we sail the endless oceans, we sail the raging seas, the quest is never ending, it leads us to destiny”. I nostri non sono sicuramente mostri (marini) di originalità, ma da qui a poco finirete per trovarvi coinvolti e travolti da questo disco. La title track è probabilmente una delle cose meno accattivanti dell’intero lavoro, nonostante il ritornello azzeccato, e già con ‘Leviathan’ le soluzioni si fanno più ricercate e convincenti: le orchestrazioni e le trame ritmiche suonano in perfetto stile Turisas. Diventerà poi chiaro con l’ingresso trionfale della successiva ‘Famous Ol’ Spiced’ quanto questi Alestorm siano quanto più vicino alla band dei barbari finnici si possa trovare in circolazione.

Con le dovute distanze qualitative che separano le due band, gli AleStorm sono i Turisas vestiti da pirati.

Danze sul ponte a tutto spiano per ‘Keelhauled’, brano che si guadagnerà subito le vostre simpatie con le sue dinamiche rapide e le sue cadenze danzerine, passaggio per la ballata To ‘The End of Our Days’ fino alla title-track, che è invece decisamente più aggressiva di quanto sentito fin’ora, con le chitarre a giocare un ruolo assolutamente primario e un riff iniziale che potrebbe appartenere alle cose più atipiche degli Amon Amarth del nuovo corso o ai Rage più semplici e diretti. Sulle stesse velocità si apre e sviluppa la strumentale ‘No Quarter’, altro momento accattivante grazie anche a un impianto sinfonico che richiama non troppo da lontano la colonna sonora del più famoso film di pirati degli ultimi anni, quello, per intenderci, con Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow.

Testi, melodie, ritmiche… è tutto un tripudio di movenze e immaginari pirateschi, e ‘Pirate Song’ (non una cover dei Running Wild) non può che ribadire il concetto, con liriche a tratti più crude di quanto la base musicale e soprattutto l’assolo rhapsodiano possano lasciar intendere. La somiglianza con i Turisas è nuovamente lampante con ‘Chronicles of Vengeance’ (arriva anche una sezione ritmica a base di blast-beat) e della conclusiva passerella trionfale intitolata ‘Wolves of the Sea’ e cover di ‘Pirates of the Sea’, brano vincitore dell’edizione lettone di Eurovision.

‘Black Sails at Midnight’ è decisamente una sorpresa tra le migliori che questa prima metà metallica del 2009 abbia regalato. Un disco vivace, divertente e finalmente con personalità. Qualche dubbio sulla resa vocale del capitano Christopher Bowes: apprezzabile la sua sgraziata cadenza da vecchio marinaio la cui gola è stata segnata da rum e correnti, ma forse un pelo più di potenza (o una migliore resa in sede di produzione) avrebbero aiutato le linee vocali a non perdersi – come invece succede in diverse occasioni – tra i meandri del sintetizzatore o delle chitarre. Le cose vanno molto meglio quando i cori aiutano il buon Bowes a fronteggiare la ricchezza strumentale senza rimanerne oppresso, in prestazioni corali riuscite e coinvolgenti. Secondo aspetto da migliorare, gli assoli di tastiera: la band deve ancora trovare una po’ di maturità in questa sede e sviluppare melodie personali e meno canoniche. Il resto è tutto di livello, e non solo ci sono indizi per un futuro in grande stile, ma realtà già tangibili per un presente assolutamente da non perdere.

Dopo il debutto ‘Capitain Morgan’s Revenge’ i filibustieri di Perth tornano con un nuovo disco sempre all’insegna dello Scottish Pirate Metal e crescono (e non poco!) rispetto al loro episodio precedente. Era un bel po’ che non mi capitava tra le mani un disco power divertente e sbarazzino, potente e trascinante, come questo ‘Black Sails at Midnight’. Se amate i Turisas – a cui questi AleStorm somigliano come nessun altro – il mio consiglio non può essere che quello di prepararvi all’arrembaggio e a salire a bordo, YARR!

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

Tracklist:
01. The Quest
02. Leviathan
03. That Famous Ol’ Spiced * MySpace *
04. Keelhauled * MySpace *
05. To the End of Our Days
06. Black Sails at Midnight
07. No Quarter
08. Pirate Song
09. Chronicles of Vengeance
10. Wolves of the Sea * MySpace *

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