Recensione: Black Silver

Di Matteo Lavazza - 30 Marzo 2005 - 0:00
Black Silver
Band: Black Silver
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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60

Nati nel 2003 i Black Silver si ripresentano sulle scene con questo secondo demo omonimo che offre una proposta musicale tutt’altro che semplice da catalogare.
L’inizio è affidato a “I Walk Alone”, un pezzo dalle atmosfere molto cupe, nonché piuttosto articolato a livello di arrangiamenti, in alcuni casi forse anche troppo, ma che ha il sicuro pregio di non risultare banale. I ritmi sono piuttosto lenti, e il gruppo preferisce concentrarsi sulle atmosfere piuttosto che sull’impatto, il che rende piuttosto ostico l’approccio, infatti ci vorranno un po’ di ascolti prima di riuscire ad inquadrare bene la proposta, il che è di sicuro un pregio, ma anche un difetto, visto che molti potrebbero non avere la voglia di dedicare tempo all’ascolto attento della canzone in questione, di sicuro la scelta di porlo in apertura non mi è parsa molto azzeccata, almeno dal mio punto di vista.
La seguente “Hopeless” viene aperta da un arpeggio di chitarra, ed anche in questo caso le atmosfere proposte sono molto cupe ed oscure, anche la band in questo caso ha un impatto decisamente maggiore, nonostante i ritmi rimangano piuttosto lenti. Da segnalare la prestazione molto particolare di Luca Magnani alla voce, oltre che alla chitarra, che mi pare voler dare un tocco drammatico nell’interpretazione di un po’ tutti i brani preseti, con risultati però alterni, in questo caso mi è sembrato decisamente convincente, mentre in altri, come vedremo, molto meno. Sfortunatamente non mi sono piaciute molto soprattutto le parti di basso, che personalmente ho trovato davvero poco potenti, una mancanza di potenza ritmica che secondo me va ad inficiare parecchio la resa della canzone.
“Wolf” sarebbe stata a mio parere la canzone ideale per aprire il demo, infatti qui la velocità si fa un po’ più sostenuta, anche se non si viaggia certo a ritmi altissimi, e il gruppo punta maggiormente sull’impatto piuttosto che su arrangiamenti particolari, ed il risultato è un brano che, se avesse una maggiore dinamicità a livello ritmico, potrebbe essere davvero trascinante, anche se non originalissimo. Soprattutto durante l’assolo di chitarra la poca fluidità della base ritmica diventa palese, un vero peccato.
Con “The End of Myself” il gruppo prova la carta della ballad, ed anche in questo caso si dimostra piuttosto bravo a creare atmosfere molto ben riusciti, in questo caso è la tristezza il filo conduttore emotivo del pezzo, che musicalmente, pur senza grossi picchi di originalità, riesce ad essere decisamente convincente.
Arriva il momento di “The Silver went Black” arriva il momento strumentale, in cui il gruppo mette in mostra buone capacità tecniche, oltre a un lavoro di songwriting che sa molto di Seventies, peccato che ancora una volta, a mio parere, la sezione ritmica manchi di potenza, con il basso troppo impegnato a ricamare, senza mai affondare i colpi.
Le ultime due tracce del cd sono registrare live, e devo ammettere che il riff di “Fight your Instict” è davvero molto buono, classicamente Metal ma molto trascinante, così come tutto il brano, che si sviluppa su buoni cambi di tempo, peccato solo che i difetti di potenza ritmica mostrati dal gruppo in studio si ripropongano anche dal vivo, mentre “Blood Sealed Letter” è una ballad melodica decisamente scontata in tutti i suoi passaggi, sia quelli acustici che quelli melodici.
I suoni non sono un granchè, piuttosto piatti e senza mordente non aiutano di certo la musica del gruppo, già piuttosto particolare di suo, ad avere quell’input in più che avrebbe sicuramente giovato alla resa globale.
A livello tecnico il gruppo è sicuramente molto preparato, e soprattutto il cantante-chitarrista Luca Magnani ha ottimi mezzi sia vocali che strumentali, peccato che, come ho già ripetuto più volte, Davide Iori al basso e Chiara Marini alla batteria non riescano quasi mai a dare la giusta carica alle canzoni, sec0ondo me dovrebbero lasciare da parte, a volte, la ricerca di parti complessea favore di soluzioni più semplici e d’impatto.
Bisogna ammettere che i Silver Black hanno cercato, in questo demo, di trovare soluzioni personali e non scontate, il che è un merito assoluto per la band, purtroppo non sempre sono riusciti a centrare l’obbiettivo, o meglio, non sempre sono riusciti a trovare la giusta soluzione, ma continuando a lavorare, ed a sviluppare il loro suond, credo che in futuro si potrebbero avere degli sviluppi molto positivi.

 

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