Recensione: Blasphema Secta

Di Gianluca Fontanesi - 9 Gennaio 2018 - 0:05
Blasphema Secta
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2018
Nazione:
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82

Un nuovo album degli Abysmal Grief è sempre un lieto evento e non c’è modo migliore di iniziare questo 2018! Viene quasi da chiamarlo Blasfemia Sette, con le sembianze di un oscuro canale del digitale terrestre a base di zolfo e lapilli e presenze demoniache assortite. Dopo una grandiosa celebrazione del ventennale della band accompagnato da un bellissimo cofanetto per soli 100 eletti, gli Abysmal Grief si ripresentano con un full lenght che, oltre che atteso, ripaga come sempre le aspettative e questa volta è anche in grado di offrire qualcosa in più.

La processione che porta il nome di Blasphema Secta si apre con un’intro organistica, che ovviamente è uno dei marchi di fabbrica dei nostri e serve solo a preparare il territorio al primo colpaccio del lotto, Behold The Corpse Revived che, oltre ad essere un gran brano, può anche essere inserito nella lista dei migliori mai scritti dall’ensemble genovese. La novità in casa Abysmal Grief è il violino, che in questo frangente va a sostituire le trame solitamente imbastite dalla tastiera/organo e funziona benissimo. La voce di Labes C.Necrothytus veste sempre il solito abito sulfureo, arcigno e diabolico e la sezione ritmica è un martello; il ponte riesce ad alzare ancora di più un livello che di base era già ottimo e verso il finale le campane completano l’opera accompagnate da un vocio rituale e particolarmente riuscito. Si riprende poi il tema portante, a questo punto necessario e la conclusione da live ci sta tutta. Maleficence è un brano che più Abysmal Grief non si può: si rimane ancora su tempi sostenuti e il riff di tastiera è micidiale, amalgamare con un’atmosfera resa alla perfezione e il gioco è fatto. Il tutto risulta anche facilmente assimilabile, cosa chiedere di più? Viene servito un altro ponte fottutamente heavy con tanto di assolo e il finale zeppo di stacchi e litanie archivia in sfumare un altro brano grandioso.

Witchlord è aperta da un organo in solitaria e si entra presto in un’atmosfera più marcia e lugubre, dove la strofa luciferina arringa la folla proclama su proclama; si stacca con un tema estrapolato da un funeralone coi fiocchi e il parlato di una ragazza arriva a spezzare in 2 il brano. Gli Abysmal Grief con le accelerazioni ci hanno preso gusto e ne offrono un’altra con immenso piacere; queste si rivelano alla fin dei conti un gran bel valore aggiunto al sound della band, che qui gode di più respiro e dinamicità. Si stacca ancora una volta in maniera acustica e il ritorno della ragazza introduce un cambio di umore ben riuscito; il finale gode del ritorno del violino e fila via lentamente, sfumando in favore del vento di When Darkness Prevails. Questa traccia è un interludio messianico che, a nostro avviso, è l’unico difetto di Blasphema Secta. Perché diciamo questo? In numeri il nocciolo dell’album è composto da soli 4 brani più un’intro e questo lungo intermezzo; una vera e propria canzone in più sarebbe stata ben accetta e non avrebbe di certo rovinato un’opera di per se già ottima. Torniamo quindi alla musica suonata con Ruthless Profaners, che è anche il brano posto in chiusura del lotto. Il mood è sempre da inserire nella categoria dei veloci ed è anche questo ben concepito e riuscitissimo; il tema di organo è solido e l’headbanging nei momenti più concitati è garantito. A metà si cambia umore in maniera drastica e si passa al puro horror doom che gli Abysmal Grief servono da sempre con invidiabile maestria; il finale si affaccia molto agli anni ’70 che furono e gli ultimi minuti sono affidati a organo e voce femminile, che piantano gli ultimi chiodi di una tomba nella quale ci si seppellisce sempre volentieri, lasciandoci soli col buio e il petricore.

Il 2018 inizia quindi col botto e con un gran disco. Blasphema Secta renderà di certo contentissimi i fan di vecchia data e speriamo ne acquisterà di nuovi. Gli Abysmal Grief sono una band atipica, asociale e alla vecchia maniera: lontanissimi dai social network e altre amenità si concentrano da sempre solo sulla buona musica e si sente. Noi prendiamo a mani basse e ci congediamo consigliandovi caldamente di entrare nel mondo di questa band grandiosa e dal valore artistico assoluto, non ve ne pentirete.

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