Recensione: Bleed The Fifth

Di Alessandro Di Clemente - 16 Settembre 2007 - 0:00
Bleed The Fifth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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60

Eccoci con il nuovo progetto di Dino Cazares, coadiuvato da Tim Yeung (ex Hate Eternal e Decrepit Birth) alla batteria e da Tommy Vext alla voce.
Contrariamente a quanto mi sarei aspettato, Bleed The Fifth è un album di thrash/death metal americano evidentemente classico, poco incline alla sofisticata ricerca sonoro/creativa. 
Lasciatosi dietro un certo cyber-sperimentalismo, il cui picco compositivo (a parere di chi scrive) è rappresentato dal sublime Demanufacture, il buon Cazares appare, ora, ortodosso nelle sue scelte compositive. 

Anche se le influenze sono tra le più disparate (un improbabile mix tra death floridiano, un vago sapore polacco, tanto metalcore dell’ultima ora, una voce impostata a metà strada tra Phil Anselmo, Burton C. Bell e David Draiman dei Disturbed – per la serie vorrei ma non posso, anche se, in fondo, non è male -, qualcosa dei vecchi e nuovi Sepultura, Korn, Soulfly e Machine Head), vengono tutte interpretate con un certo distacco e con una netta impostazione asettica ed impersonale. La produzione è potente e cristallina ma decisamente artificiale, canonica come le composizioni.
L’uso smodato del trigger e della quantizzazione della batteria, il “mitico” suono Cazares: preamplificatore Pod-pro settato Mesa e finali Mesa Boogie (sempre che sia il suo solito setup), le clean vocals massicciamente riverberate e ricche di chorus, rendono il sound piatto, privo di groove, di chiara derivazione anni ’90, pur con la tecnologia odierna.

La materia metallica è trattata con cognizione di causa – come si addice ad un veterano di tale portata – ma è il cuore che manca, non una emozione viene espressa lungo le dieci tracce che compongono il platter. Episodi rari a parte, come la seconda Failed Creation: devastante e melodica nel contempo (con un richiamo ai mitici Control Denied, anche se il vocalist è di tutt’altra pasta), i titoli scorrono via con piacere ma senza mai scuotere l’ascoltatore o almeno destare il suo interesse.
Scorgo tanta passione per il metal, soprattutto la corrente modernista, ma anche un’evidente stanchezza compositiva e una immobilità nella ricerca sonora (sono passati, ormai, gli anni in cui i Fear Factory facevano la differenza nelle produzioni – Replica insegna).

Un dignitoso lavoro messo su da uno che la sa lunga… ma non basta.

Tracklist:

1. Bleed the Fifth
2. Failed Creation
3. The Threat is Real
4. Impossible is Nothing
5. Savior Self
6. Rise of the Scorned
7. False Gospel
8. Soul Decoded (Now and Forever)
9. Royal Blood Heresy
10. Closure

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Genere:
Anno: 2007
60