Recensione: Blood

Di Alberto Fittarelli - 9 Ottobre 2003 - 0:00
Blood
Band: Vader
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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60

E riecco i più prolifici tra i musicisti dediti al metal estremo, i Vader, con il nuovo, ennesimo MCD: Blood, questo il titolo, si pone sulla stessa scia di Revelations e Litany, e non è altro che il classico riempitivo per presentare il nuovo bassista e mantenere attiva l’attenzione dell’audience sul nome dei 4 polacchi.

Detto così potrebbe sembrare riduttivo, ma chi conosce la storia di questo nome storico della scena death metal sa che la band ci ha ormai abituati a questo tipo di pubblicazioni, che si alternano con cadenza pressochè annuale ai full-lenght album e che in sostanza aggiungono poco e niente a quanto già detto dal gruppo nelle pubblicazioni precedenti…
Il genere proposto dai Vader, oltretutto, è una particolare forma di death metal, molto quadrato, semplice e relativamente poco violento, seppur dalla grande carica; tutto si basa fondamentalmente sui due perni del gruppo, il cantante/chitarrista Peter, dalla voce inconfondibile, ed il fenomenale batterista Doc, millimetricamente preciso, potente ed in sostanza responsabile in gran parte del muro sonoro creato nelle loro canzoni.

Questo per fare un quadro generale dell’attività del gruppo, ma ciò che interessa ora è in realtà questo Blood, 26.55 minuti di riffs squadrati e growl comunque sempre intellegibili, senza però un’oncia di novità o punti di interesse per chi ha già almeno un’infarinatura della band. Solo due infatti sono i pezzi inediti: la prima Shape-Shifting, dove Doc fa numeri circensi dietro alle pelli, ma che a conti fatti non lascia più di tanto il segno, e la nettamente migliore We Wait, composizione aggressiva e articolata, dai molti punti di interesse e dotata di un riff portante micidiale.
Superato questo punto il tutto però si va a perdere senza speranza: pezzi vecchi rieditati come Son of Fire e la slayeriana As the fallen rise lasciano davvero il tempo che trovano, sparendo velocemente dalla memoria, nella loro brevità, dopo pochi secondi dall’ascolto, così come anche Traveler, la più veloce tra le tracce qui presenti, e la successiva When darkness calls. Bisogna infatti aspettare la canzone conclusiva per vedere ravvivato l’interesse all’ascolto: si tratta di una cover intitolata Angel of Death, indovinate di chi è? Bene, probabilmente vi siete sbagliati come ho fatto io in un primo momento, dato che gli autori del pezzo sono, a sorpresa, i Thin Lizzy! Carina, simpatica, divertente a suo modo: questi gli aggettivi per una traccia aggiunta palesemente per fare numero, ma che ha dalla sua un’interpretazione convincente e sentita.

Detto poi che il nuovo acquisto Novy sparisce, col suo basso, nel sound roccioso del gruppo, non posso ovviamente che elogiare la produzione, come sempre limpida ed enfatica al punto giusto.
In definitiva un dischetto da consigliare solo ai veri fanatici dei Vader: una band che punta decisamente molto di più sulla quantità che sulla progressione musicale, ma che rischia a lungo andare, tra reiterati tour e diluvi di produzioni discografiche, di creare un effetto overdose nel pubblico che li segue ormai da anni.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Shape-Shifting
2. We Wait
3. Son Of Fire
4. As The Fallen Rise
5. Traveler
6. When Darkness Calls
7. Angel Of Death (Thin Lizzy cover)

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