Recensione: Bloodthirst

Di Matteo Bovio - 26 Gennaio 2002 - 0:00
Bloodthirst
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Anno: 1999
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80

La stragrande maggioranza del giornalismo metal sembra correre dietro a Chris Barnes e ad elogiarlo con una frenesia che talvolta ha del ridicolo; la sua dipartita dai Cannibal Corpse è stato uno degli eventi più inaspettati nella storia del Death metal. Ma se vi devo dire la verità, mi sembra che il gruppo, dopo la sua uscita, abbia continuato a produrre degli album di grandissima qualità, a differenza dei Six Feet Under che stanno facendo la stessa fine di Sepultura, Metallica e simili…

Il suono del gruppo sembra tendere indefinitivamente verso la cattiveria più sfrenata, e non si trovano segni di cedimento neanche volendo spulciare accuratamente il Cd. Ammetto che io stesso all’inizio non trovavo nulla di innovativo in questo lavoro. Ma quando ho smesso di cercare chissà quali evoluzioni, ho potuto apprezzare pienamente il lavoro svolto dai cinque deathsters. “Bloodthirst” rispecchia alla grande il loro suono, senza aggiungervi granchè di nuovo; ma i pezzi sono belli, ben suonati e, cosa fondamentale per un simile gruppo, violenti.

E’ sorprendente l’evoluzione tecnica che ha coinvolto un po’ tutto il gruppo, incluso lo storico singer conosciuto con il nome di “Corpsegrinder”. Il lavoro chitarristico è tra i migliori in assoluto nella loro oramai più che decennale storia, e anche le parti di batteria sono degne di nota. Sarà vero che Mazurkiewicz ha un forte gusto retrò per quanto riguarda la scelta dei tempi, ma è un gusto che a me fa impazzire.

Questo è uno di quei Cd che si apprezzano maggiormente ascoltandoli dall’inizio alla fine: 34 minuti circa in cui si respira lo spirito del Death metal americano più puro, uno spirito che oggi troppi gruppi hanno abbandonato nella vana ricerca di apparire. I Cannibal Corpse, che a noi piaccia o meno, vogliono continuare a suonare quello che hanno sempre suonato, e non c’è spazio per mosse commerciali. Non c’è spazio nel loro mondo per special guest rappers (ogni riferimento è puramente casuale…).

Su questa band è stata buttata troppa merda, e credo sia ora di finirla. Vengono accusati di essere sempre troppo uguali a sè stessi da quelle stesse persone che per parlare bene dei primi stupidi dalle facce truccate fanno uscite del tipo “fa sempre piacere sentire gruppi che rimangono ancorati ai suoni tradizionali”. I Cannibal Corpse sono sinonimo di tradizione, almeno per quello che riguarda il loro genere, ed è ora che gli venga dato ciò che si meritano. Onore ad un gruppo destinato a rimanere nella storia del metal.
Matteo Bovio

Tracklist
01. Pounded Into Dust
02. Dead Human Collection
03. Unleashing the Bloodthirsty
04. The Spine Splitter
05. Ecstasy in Decay
06. Raped by the Beast
07. Coffinfeeder
08. Hacksaw Decapitation
09. Blowtorch Slaughter
10. Sickening Metamorphosis
11. Condemned to Agony

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