Recensione: Bloody Herald

Di Matteo Lavazza - 22 Giugno 2005 - 0:00
Bloody Herald
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Genere:
Anno: 2005
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65

Demo d’esordio per i milanesi Bloody Herald, band dall’età media piuttosto bassa che ha deciso di cimentarsi con un genere come l’Epic, tutt’altro che semplice da affrontare, dato l’alto rischio di cadere nel banale.
L’iniziale “Blood of a Child” è un brano dalle forti tinte Manowar vecchio stile, senza però mai scadere nel plagio, che ha nelle buone atmosfere il suo punto di forza, l’unico difetto è la parte iniziale, a mio parere tirata un po’ troppo per le lunghe, ma la canzone è comunque più che apprezzabile.
La seguente “Ashes” parte in modo molto tranquillo, prima di esplodere in un up tempo sicuramente coinvolgente e ben studiato, ma anche piuttosto prevedibile nel suo incedere, ma sicuramente è da elogiare l’energia sprigionata dalla band.
Con “Pyromaniac” ci si sposta decisamente su territori musicali cari ai Virgin Steele, forse anche troppo, dato che la base ritmica e la linea vocale sembrano uscite davvero dalla penna di Defeis e soci, non che il pezzo sia brutto, anzi, ma una dose maggiore dose di personalità avrebbe decisamente giovato al tutto. C’è da dire che, soprattutto nella parte centrale, il cantante Adam cerca di dare un tocco di originalità alle sue parti, ed in parte ci riesce anche piuttosto bene.
“Forest” è un brano lento ed arpeggiato, tutto giocato su atmosfere piuttosto cupe ed epiche, il tutto studiato in maniera più che buona, peccato che anche in questo caso la memoria corre idealmente ad un altro dei mostri sacri del Metal, cioè i Maiden, e come al solito non si può dire che la band abbia rubato le idee, ma rimane quel senso di già sentito che di sicuro non giova al risultato finale.
La successiva “Silence” parte in maniera quasi soffusa, con la voce di Adam a dettare legge, prima che l’accelerazione a metà pezzo dia una decisa scossa al tutto. Come già detto per le precedenti canzoni posso tranquillamente affermare che i Bloody Herald hanno fatto un buon lavoro in fase di songwriting, senza però riuscire a trovare quella scintilla personale in grado di far fare un netto salto di qualità alla loro musica.
La conclusiva “Fearbringer” è un’ altra buonissima Metal song dai tocchi epici, ma come ho già ripetuto più volte gli manca sempre quel famoso e sfuggente “qualcosa”. Buoni comunque gli stacchi e le accelerazioni, che donano un ottimo dinamismo al brano.
Tecnicamente la band è, considerata la giovane età media, su livelli piuttosto buoni, in particolare il più volte citato Adam mi è sembrato in grado di interpretare più che bene le varie atmosfere proposte dalla musica, mentre per quel che riguarda il resto del gruppo l’unico appunto da fare è su qualche riff eseguito in maniera non proprio pulitissima, ma tutto sommato non si tratta di nulla di grave.
I suoni sono decisamente ad un livello accettabile, nonostante il non perfetto bilanciamento dei suoni, che tiene le chitarre un po’ in secondo piano.
In definitiva posso dire che per essere al loro debutto i Bloody Herald hanno fatto un discreto lavoro, da parte mia mi sento di consigliare loro di lavorare parecchio sugli arrangiamenti, in modo da rendere la loro musica più personale, per il resto le basi ci sono tutte.

 

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