Recensione: Boldly Stride The Doomed

Di - 8 Ottobre 2011 - 0:00
Boldly Stride The Doomed
Band: Argus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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91

Argus è sinonimo di heavy/doom metal di qualità. Su questo assunto si basa tutta la recensione del nuovo album della band americana, Boldly Stride The Doomed.

Partendo dal principio, gli Argus sono un quintetto proveniente dalla Pennsylvania (da non confondere con gli omonimi floridiani) ed esistono dal 2005. Finora hanno pubblicato un solo album auto-intitolato nel 2009, ma oggi arrivano, freschi di contratto con la nostrana Cruz Del Sur, a pubblicare il secondo full-lenght. In questo senso, l’etichetta ha fatto molto bene ad accaparrarsi un nome come quello degli Argus sotto la propria ala protettrice in quanto, lo diciamo fin da subito, Boldly Stride The Doomed è un lavoro estremamente degno di nota.

Heavy/doom metal nell’accezione più classica del termine, si diceva in apertura, ed i cinque statunitensi dimostrano di aver imparato la lezione direttamente dagli anni ’80, dove contavano le atmosfere create con intrecci chitarristici e dove la sezione ritmica intesseva trame mai complicate, ma dannatamente efficaci. In effetti la seconda uscita a nome Argus è un concentrato di elementi che portano indicata una data di creazione che si aggira attorno al 1981, ma quello che conta è che la data di scadenza è assolutamente indeterminata. Il prodotto in questione, infatti, risulta attuale nonostante sia contestualizzato in un periodo storico che non lo è affatto.

Gli esempi dei concetti appena esposti stanno nel mood oscuro e nell’incedere ipnotico di canzoni come A Curse On The World e la successiva Wolves Of Dusk. Influenzati anche dai primi Iron Maiden, i Nostri non faticano a reinterpretare la lezione di Harris & Co. in Durendal, brano dalle linee melodiche (soprattutto quelle delle chitarre) molto vicine a quelle dettate dalla Vergine Di Ferro.
In mezzo a tutto questo, c’è da segnalare la performance stellare di Butch Balich, cantante dotato di una timbrica assolutamente perfetta e calzante per il sound degli Argus, i quali possono ritenersi molto fortunati ad averlo in formazione. Un esempio di ciò è la già citata Wolves Of Dusk, ma anche la suite (11 minuti abbondanti) che porta il titolo di Pieces Of Your Smile. Ma anche a livello strumentale le lodi si sprecano in quanto la coppia d’asce composta da Erik Johnson, parziale omonimo del famoso chitarrista blues, e Jason Mucio non si fa pregare in quanto a pregevolezza degli arrangiamenti. Nulla da obiettare nemmeno sull’operato di una sezione ritmica solida e potente come quella del duo Andy Ramage (basso) e Kevin Latchaw (batteria), in grado di reggere egregiamente il gioco e di tirare le fila della proposta degli Argus.

Insomma, inutile negare che qui ci troviamo davanti ad un piccolo gioiellino di settore, appositamente pensato per un pubblico di nicchia, ma proprio per questo probabilmente più apprezzato da chi fa parte della cerchia di persone che ama le sonorità sin qui descritte. Il cuore che la band ha messo nel comporre e registrare il lotto di pezzi contenuti in Boldly Stride The Doomed è evidente in ogni singolo respiro ed in ogni nota. Un riconoscimento notevole, quello di una promozione così ampia e raggiante, ma meritato e guadagnato sul campo per l’operato di una band che vale più di una promessa. Quello degli Argus è un nome su cui scommettere per il futuro.

Andrea Rodella

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Tracklist
1 – Abandoning the Gates of Byzantium
2 – A Curse on the World
3 – Wolves of Dusk
4 – The Ladder
5 – Durendal
6 – 42-7-29
7 – Boldly Stride the Doomed
8 – Fading Silver Light
9 – Pieces of Your Smile
10 – The Ruins of Ouroboros

Durata: 54:27 min.

Lineup
Butch Balich – Vocals
Erik Johnson – Guitar
Jason Mucio – Guitar
Andy Ramage – Bass
Kevin Latchaw – Drums

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