Recensione: Book of Secrets

Di Andrea Loi - 28 Gennaio 2006 - 0:00
Book of Secrets
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Anno: 1998
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80

I britannici Balance of Power giunsero al loro secondo lavoro nell’anno di grazia 1998. Fu un annata veramente degna di nota quella per quel che concerne le uscite discografiche in ambito hard ‘n Heavy (ma tutto quel periodo ’97-’98-’99 fu da incorniciare) in quanto a qualità e a un relativo rinnovamento e, in bilico tra melodia e potenza (giusto per essere coerenti col loro monicker…), il quintetto inglese fu tra i fautori di questa trasformazione e questo “rinfrescamento”. Dopo un ottimo esordio (“When The World Falls Down”), che denotava coordinate tipicamente “melodic hard rock”, risulta (e risulterà) impresa improba circoscrivere in modo definito e omogeneo il gruppo capeggiato dal tastierista Ivan Gunn (che lascerà la band subito dopo), che in questo disco vede anche l’esordio del nuovo, ottimo, cantante Lance King. Per fare un esempio, andando a guardare l’ ultima release “Heathen Machine” (datata 2003), nettamente orientata al prog (e solo a tratti convincente), si nota facilmente che il combo fa “a compromessi” col suo magniloquente big-sound di cui il full-lenght che ora analizzeremo è valida testimonianza.

Sottolineo immediatamente che la bellissima cover fa da preludio al filo conduttore dell’album: il libro “The Bible Code” dove si sostiene che un codice (il Codice Genesi) sia stato intenzionalmente integrato nei testi della Bibbia, individuabile ricercando particolari sequenze di lettere equidistanti e contenenti significati nascosti…
L’ epicità dell’intro “Desert Of Lost Souls” fa da preludio alla successiva “Walking On Top Of The World”
(come non pensare alla lezione impartita da Rainbow e Dokken, tra gli altri…), evidenziando subito una coralità strumentistica che denota e mette in rilievo un’ ottimo lavoro svolto in sede di produzione, oltre che una padronanza strumentale di rilievo.Le chitarre neoclassiche si contrappongono con determinazione ai tappeti tasteristici di Gunn, in grado di svolgere a dovere anche fraseggi tipicamete solistici e non solo di semplice contorno o accompagnamento, ruolo a cui spesso le keyboards sono relegate in ambito hard/heavy.
Il dualismo chitarre/tastiere resta, in definitiva, la chiave di lettura portante di tutto il platter. Come non rimanere estasiati dalle progressioni della Title track, dove Gunn fa capolino con una breve “intro” per poi arricchire in maniera encomiabile tutta la song ? Impossibile anche non rimanere conquistati dalla successiva “When Heaven Call your name”, sublime cavalcata che, dopo un attacco che gronda malinconia, esplode in tutta la sua epicità.
Senza dubbio un’ottima ricotta, che non può fare a meno di ingredienti dolcissimi quali “Do You Dream Of Angels” e “When Heaven Calls Your Name” ; la prima riconduce direttamente a quelle che sono le influenze progressive del gruppo, la seconda, introdotta da un organo dal suono inquietante e “sinistro”, ci riporta più su versanti prettamente pomposi, regalandoci un crescendo dominato da un’ incessante sezione ritmica, ritmica che si ripeterà nella clamorosa “Miracle and dreams”, forse il miglior pezzo dell’album, un vibrante tripudio di note anticipante la conclusiva e keyboards-oriented “Stranger Days (To Come)”, ove ritroviamo sugli scudi il cantato di Lance King, capace di sfoderare delle splendide linee vocali, estremamente emotive.

Riassumendo il tutto, ci troviamo di fronte un disco strumentalmente complesso ma che non si perde in inutili e sterili tecnicismi. Per chi ama l’hard rock sinfonico a tinte drammatiche, arricchite sapientemente con cori, tastiere e canovacci tipici degli anni ’80, ma attualizzati e in linea con le produzioni del decennio successivo.

Andrea “ryche74” Loi

TrackList :
1) Desert Of Lost Souls
2) Walking On Top Of The World
3) Book Of Secrets
4) When Heaven Calls Your Name
5) It’s Not Over (Until It’s Over)
6) Do You Dream Of Angels
7) Seven Days Into Nevermore
8) Miracles And Dreams
9) Stranger Days (To Come)

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