Recensione: Born a rebel

Di Eugenio Giordano - 6 Giugno 2003 - 0:00
Born a rebel
Band: Rebellion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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90

I tedeschi Rebellion ritornano sul mercato con questo secondo “born a rebel” che si candida come una delle uscite più importanti in ambito classico di quest anno, il gruppo come già sapete nasce dallo scisma tra i Grave Digger e il chitarrista Uwe Lulis che a due anni da oggi riempì di veleni intere pagine di magazines e portali web per screzi legali sull’eredità del nome “Grave Digger” e per i diritti sui brani composti a quattro mani con Lulis negli album dei becchini tedeschi. Se con il primo disco i Rebellion si affidarono alla penna di William Shakespeare e al suo Macbeth componendo un concept ambizioso che solo in pochi hanno apprezzato in pieno, questa tendenza al concept viene interrotta con questo “born a rebel” che si presenta come un semplice disco di puro integerrimo e frontale Heavy Metal senza compromessi. I Rebellion contano davvero molto sulle prestazioni di un singer come Michael Siefert che appartiene a quella schiera di vocalist che se ne sbatte altamente del mero vocalismo incentrando la sua prestazione su una attitudine rabbiosamente metallica e spesso sporca e potente, uno che non va per il sottile e usa la voce some una arma di distruzione di massa, laontano da vocalismi ipertecnici e inarrivabili ma arcigno com un pugno nello stomaco. Ogni dubbio in merito è annientato dalla opener del disco, di cui è anche la title track, un brano formidabile e un monumento al metal di vecchio stampo, quello classico e lontano da inutili catalogazioni, insomma una strofa decisa e un ritornello tellurico lanciano immediatamente il gruppo su livelli altissimi facendomi subito sussultare nell’animo. Praticamente stesso copione con la seconda “adrenalin” con un cantato bello e grintoso, uno di quei pezzi che quando sei sotto il palco ti fanno sbattere come una molla, insomma mi trovo al cospetto di una summa del migliore metal tedesco e inglese con riferimenti che possono spaziare dai Judas Priest ai Rage del primo periodo insomma ottimi. I Rebellion sanno anche scrivere dei veri anthem quadrati e pesanti, “one for all” è il brano che si addice perfettamente al live, infatti possiede un refrain irresistibile coadiuvato dalla solita ottima prestazione delle chitarre e del cantante, anche qui ci troviamo di fronte a uno splendido esempio di metal tedesco. Ancora fuoco alle polveri con le roboanti e frontali “word is war”, che sfocia in una aggressione vocale senza precedenti e “dragons fly” più dinamica nel riffing e capace di muoversi tra tempi sollevati e ritmiche più rallentate ma comunque sempre frontali e rabbiose come un disco di Heavy Metal deve essere. Altra canzone martellante e integerrima “queen of spades” ci riporta nello spirito del motociclismo e della vita sulla strada che per me è alla base dello del vero Metal, ma i toni si impennano con “through the fire” un pezzo decisamente veloce e tagliente che ricorda i passati del chitarrista Uwe Lulis quando ancora militava nei Grave Digger. Bellissima “devils child” ricorda il groove dei Judas Priest di “you’ve got another thing coming” e si addice alla meraviglia a una serata in un pub con una birra davanti e una bella signorina tra le braccia, non so quale sia il vostro quadretto, ma il mio prevede pure una bella Harley parcheggiata fuori dal locale. Poi prevedibilmente ecco arrivare gli ultimi e definitivi pugni in faccia all’ascoltatore, “meet your dream” dal spore speed e dal drumming davvero violento e la ottima “power of evil” che mi mostra nuovamente il lato più grintoso dei Rebellion che adesso mi hanno davvero distrutto e conquistato. Signori miei ficcatevi nella testa immediatamente il titolo di questo platter, si tratta di un must assoluto di questo 2003 e riesce a tener testa a quello che per me è il disco dell’anno fin qui, ossia “rheingold” dei Grave Digger, ma questo è sicuramente un disco molto meno rifinito e architettato, si tratta di uno splendido album fatto di undici pezzi potentissimi e senza fronzoli per un’ora di Heavy Metal classico e sincero.
Eccellente.
Eugenio “Metalgenio” Giordano

tracklist:
1 born a rebel
2 adrenalin
3 one for all
4 word is war
5 dragons fly
6 queen of spades
7 iron flames
8 through the fire
9 devils child
10 meet your demon
11 power of evil

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