Recensione: Brave Tin World

Di Francesco Sgrò - 11 Dicembre 2019 - 22:25
Brave Tin World
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2019
Nazione:
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78

Il sipario sta ormai calando su questo 2019, che, con un ultimo deciso colpo di coda, presenta questo interessante e teatrale “Brave Tin World”, quinto atto discografico composto dagli svedesi The Murder Of My Sweet.
Nuovamente accolti sotto la sapiente ala protettrice della Frontiers Music, i nostri, forti della suadente voce della bella Angelica Rylin e di un songwriting evocativo, sfornano un album solido e per nulla scontato, come dimostra l’eloquente opener “Tin Soldiers”, decisa e dinamica nella sua evoluzione sempre attenta a mantenere in primo piano la componente melodica del combo scandinavo, protagonista di un refrain accattivante e sufficientemente ricercato.

In perfetto equilibrio fra potenza e melodia si muove anche la seguente “My Religion”, dominata nuovamente da un elegante tappeto tastieristico (curato sempre dal batterista e fondatore del progetto Daniel Flores), il quale risulta in costante sintonia con il granitico muro sonoro orchestrato dalla sei corde di Christopher Vetter, abile nel conferire al sound del gruppo la giusta dose di potenza.
Anche in questa occasione, ad emergere in modo determinante è l’energica voce della Rylin per un ritornello non troppo immediato ma comunque vincente.
La successiva “Head Of The Snake” conferma l’elevata qualità dell’album e sfoggia un ritornello questa volta maggiormente orecchiabile e di chiara matrice ottantiana, come del resto vuole la tradizione per le uscite targate Frontiers.

Molto bella, con i suoi intriganti passaggi elettro acustici, è poi anche “Reasons To Live”, la quale abbandona le sonorità ammiccanti del brano precedente per favorire il ritorno di soluzioni più ricercate ed intriganti.
Assolutamente libera da ogni vincolo, la band continua a sviluppare la propria idea di musica regalando ancora suggestive atmosfere nella sognante “Safe In The Shadows”, intrisa dell’anima più genuinamente romantica dell’Hard Rock e che, con fierezza, rappresenta il miglior momento del platter.
A questo punto, l’opera può proseguire sulle robuste ed eleganti note della notevole e decisamente melodica “Hit The Ground”, la quale, a sua volta, precede la più introspettiva e teatrale “Everyone Wins”, ancora una volta debitamente fornita di un ritornello assai riuscito e che sembra quasi voler recuperare il classico stile dei migliori Toto (quelli di “The Seventh One”).

La melodia regna ancora sovrana nel corso della profonda “Memento”, mentre “Keeper Of The Flame”  recupera, con grande energia, le classiche sonorità Rock del gruppo, il quale procede a testa alta anche nella moderna e massiccia “Worth Fighting For”, contraddistinta ancora da un’eccellente prova della bravissima singer, in prima linea anche nella seguente “Alchemy Of Sins”, che, ricca di pathos, conclude in modo romantico e fascinoso un album assai ricco di sfumature appaganti, ed assolutamente da scoprire.

 

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