Recensione: Breaking The Chains

Di Stefano Burini - 17 Settembre 2012 - 0:00
Breaking The Chains
Band: Dokken
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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80

Per chi bazzica il mondo dell’hard ‘n’ heavy il nome dei Dokken è sinonimo, da oltre trent’anni, di uno dei più riusciti connubi tra potenza e melodia che orecchio umano ricordi. Nonostante una pletora di dischi controversi come gli ibridi “Dysfunctional” e “Shadowlife”, gli innumerevoli cambi di line up e le parziali resurrezioni legate ad album come “Erase the Slate” e “Hell To Pay”, nell’immaginario comune i Dokken sono e saranno sempre legati a quel magico poker inaugurato nel 1981 da “Breakin’ The Chains”e conclusosi tra litigi e incomprensioni nel 1989, al termine del tour a supporto del mastodontico “Back For The Attack”.

Il sound del gruppo in quegli anni era scintillante e meravigliosamente cromato e non poteva prescindere né dalla formidabile capacità di cesellare riff e assoli da antologia dell’heavy metal del mai troppo lodato George Lynch, né dalla voce acuta e “fragile“, ma assolutamente caratteristica, di Don Dokken. A questi due elementi, fortemente caratterizzanti e perfettamente amalgamati, si aggiungevano il sapiente uso di cori che coinvolgevano “Wild” Mick Brown e Jeff Pilson (musicista chiamato a ricoprire dal 1983 in avanti il ruolo di bassista, qui affidato in via ufficiale a Juan Croucier, poi nei Ratt) e l’incredibile capacità di scrivere efficaci melodie che facevano da perfetto contrappunto ad una sezione strumentale decisamente “loud”.

“Breakin’ The Chains” costituisce il debutto dei “class rockers” di Los Angeles, definizione tutta italiana che riesce in ogni caso a racchiudere in un’unica parola l’essenza della loro musica: classe. Pur non essendo ancora ai livelli stratosferici degli album che l’hanno immediatamente seguito in termini di songwriting e pur lamentando uno stile vocale ancora “perfettibile” da parte di Don Dokken, ci troviamo in ogni caso di fronte ad  un album di grandissimo valore. All’epoca, dopo la versione iniziale, immessa sul mercato europeo nel 1981 sotto l’egida dell’etichetta francese Carrere Records, il 1983 vide la pubblicazione di un remake con cui  Elektra, label leader nel settore “hair metal”, puntava alla conquista del mercato statunitense. Alcune tracce vennero ri-registrate, le altre differenze tra le due edizioni risiedevano nel titolo, leggermente modificato in “Breaking The Chains”, in una differente copertina e nella variazione dell’ordine delle canzoni nella tracklist, oltre che di alcuni titoli, sicché “We Are Illegal” si trasformò in  “Live To Rock (Rock To Live”) e “Paris” venne sostituita da una sua versione live dal titolo “Paris Is Burning”, posta in chiusura. 

Accingendosi all’ascolto della versione U.S.A., basta lo spettacolare riff della title track per familiarizzare con il vocabolario dei Dokken mentre il memorabile refrain vi si stamperà in mente in dieci secondi netti e il rovente guitar work di George Lynch farà la gioia di ogni amante della sei corde. “In The Middle” è più ragionata, con un ritornello corale di grande classe che squarcia un atmosfera soffusa come una lama che balena nel buio, ma è con “Felony”, precorritrice di quel capolavoro che sarà, sei anni più tardi, la mitica “Heaven Sent” su “Back For The Attack”, che ci imbattiamo nella top track di “Breaking The Chains”. L’atmosfera insinuante, il refrain magniloquente, il riffing, gli assoli: tutto è perfettamente e orgogliosamente “Heavy Metal anni ’80”, così come dev’essere per una band che ha contribuito a fare la storia del genere.

“I Can’t See You” e la speedy “Live To Rock (Rock To Live)”, se rapportate alle tre precedenti gemme, perdono decisamente in brillantezza; la prima smarrisce il perfetto equilibrio tra potenza e melodia in favore di un tema fin troppo zuccheroso, la seconda, al bivio tra la NWOBHM dei Saxon e lo U.S. Power di quegli anni, manca del marchio di fabbrica dei losangelini. Trademark che ritorna a galla prepotentemente con “Nightrider” e con la leggendaria, sognante, “Seven Thunders”, semplicemente due di quei brani che si potrebbero definire “programmatici”, tale e tanta è l’aderenza agli stilemi dokkeniani. La rockeggiante “Young Girls” rappresenta l’unica (leggera) flessione qualitativa nella marcia verso un gran finale in cui “Stick To Your Guns” potrebbe essere un antesignana di certe cose dei Bon Jovi di fine anni ’80, a metà tra ritmiche heavy e melodie trascinanti di gusto decisamente yankee, mentre l’ottima “Paris Is Burning”, con la sua intro affidata alle cure di un George Lynch in forma mondiale, potrebbe stare in un ipotetico Bignami dell’heavy/class.

Resta poco da aggiungere, se non l’esortazione a fare proprio il debut album di uno dei gruppi più importanti ma nel contempo, per certi versi, sottovalutati del vasto panorama internazionale dell’heavy metal di tre decenni or sono. La perfezione dei successivi “Tooth And Nail”, “Under Lock And Key” e “Back For The Attack “ non era ancora stata raggiunta ma era lì, a portata di mano, e “Breakin’/Breaking The Chains”, pur imperfetto, rappresenta un documento di grande valore storico, il primo vagito di un gruppo che avrebbe fatto scintille per tutti gli anni ’80 e che continua a sopravvivere, tra alti bassi, fino a giorni nostri.

 

Note a margine

La questione “bassista” su “Breakin’/Breaking The Chains” è sempre stata oggetto di gossip e fu lo stesso Don Dokken a narrare, in una vecchia intervista al magazine Rockerilla, come nonostante sulla copertina sia indicato il nome di Juan Crucier, egli non vi abbia in realtà suonato una sola nota e che ad eseguire le parti di basso sia stato Peter Baltes, storico bassista degli Accept venuto a contatto con un Don Dokken all’epoca in terra tedesca per la registrazione del demo di questo album.

Stefano Burini

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Line Up

Don Dokken:   voce

George Lynch:   Chitarra

Juan Crucier:   Basso

Mick Brown:   Batteria

 

Tracklist

01. Breaking The Chains   03:51

02. In The Middle   03:44

03. Felony   03:08

04. I Can’t See You   03:12

05. Live To Rock (Rock To Live)   03:39

06. Nightrider   03:13

07. Seven Thunders   03:55

08. Young Girls   03:14

09. Stick To Your Guns   03:26

10. Paris Is Burning (Live)   05:09

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