Recensione: Brush – Fires of the Mind

Di Lorenzo Bacega - 18 Luglio 2010 - 0:00
Brush – Fires of the Mind
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Anno: 2010
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Primo full length ufficiale per gli statunitensi Sons of Liberty, progetto messo in piedi dal veterano chitarrista Jon Schaffer – ben noto al grande pubblico in quanto fondatore e mastermind degli Iced Earth – con l’intenzione di dare sfogo alle proprie convinzioni politiche maturate nel corso degli anni. Distribuito in principio esclusivamente in formato digitale tramite il sito internet della band a partire dal dicembre del 2009, questo disco d’esordio dei Sons of Liberty, intitolato Brush – Fires of the Mind, vede ora la luce anche in formato CD, dato alle stampe dall’etichetta americana Century Media Records nel mese di luglio del 2010.

Composto da nove tracce (per un minutaggio complessivo di poco superiore ai tre quarti d’ora di durata), questo Brush – Fires of the Mind rimane fortemente legato a coordinate stilistiche a cavallo tra heavy metal tradizionale e power metal, per un sound che nel complesso risulta davvero molto simile a quello proposto dai già citati Iced Earth, in modo particolare per quanto riguarda la produzione più recente (da The Glorious Burden in poi). Ottima la prova offerta in questa occasione da Jon Schaffer, vero e proprio protagonista del disco, impegnato in questa sede nella triplice veste di chitarrista, cantante (una sorta di ibrido tra Matt Barlow e Ripper Owens, in special modo nelle parti più aggressive e tirate) e compositore di tutti i pezzi qui proposti. Al suo fianco troviamo un manipolo di musicisti ospiti, tra i quali figurano i chitarristi Jim Morris (Demons and Wizards) e Troy Seele (Iced Earth), il bassista Ruben Drake (Demons and Wizards), e i vocalist Howard Helm e Jeff Brandt. Da segnalare inoltre come tutte le parti di batteria siano state registrate con l’ausilio di una drum machine: considerata la resa sonora tutt’altro che ottimale, un batterista in carne ed ossa avrebbe senz’altro giovato, almeno da questo punto di vista, alla riuscita del lavoro.

Un disco, questo Brush – Fires of the Mind, che ci offre una manciata di pezzi decisamente compatti e di grande impatto, piuttosto vivaci nel complesso, ed ulteriormente impreziositi da una produzione assolutamente pulita, in grado di dare il giusto spazio a tutti gli strumenti presenti. Un album caratterizzato inoltre da una spiccata componente melodica, capace di rendere i brani in questione abbastanza immediati e assimilabili fin dai primissimi ascolti, ma che tuttavia mette in mostra un songwriting un po’ troppo discontinuo e non sempre all’altezza della situazione: se infatti i pezzi proposti nella prima metà del platter risultano infatti piuttosto riusciti e sicuramente gradevoli, quelli presenti nella seconda parte appaiono invece estremamente sottotono, mostrando davvero pochi spunti interessanti, perdendosi in continui passaggi a vuoto e senza mai incidere a dovere. Tra gli episodi migliori di questo Brush – Fires of the Mind possiamo senza dubbio annoverare Don’t Tread on Me, un pezzo piuttosto tirato e potente, ma dotato al contempo di un refrain particolarmente orecchiabile e capace di fissarsi da subito nella mente dell’ascoltatore. Sugli stessi binari rimane più o meno anche la successiva False Flag, mentre invece Jekyll Island, pur risultando un po’ troppo ripetitiva in certi tratti, si mette in evidenza per delle linee vocali effettivamente azzeccate. Degna di menzione anche Our Dying Republic, una breve ballad quasi completamente acustica, molto simile, sia a livello di struttura che di melodie, a When the Eagle Cries degli Iced Earth.

In definitiva, che altro aggiungere? Ci troviamo al cospetto di un disco di mestiere, con qualche pezzo tutto sommato riuscito, ma che risulta decisamente privo di spessore e destinato a cadere nel dimenticatoio dopo davvero pochi ascolti: nonostante la presenza di qualche spunto effettivamente interessante, questo Brush – Fires of the Mind si rivela infatti essere assolutamente carente quanto a longevità e a tratti un po’ troppo banale. Insomma, un mezzo passo falso per Jon Schaffer e i suoi Sons of Liberty quindi, nella speranza che la prossima uscita possa assestarsi su livelli qualitativi ben migliori di questi.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
1. Jekyll lsland (7:19)
2. Don’t Tread On Me (5:08)
3. False Flag (4:50)
4. Our Dying Republic (3:48)
5. lndentured Servitude (4:42)
6. Tree Of Liberty (6:11)
7. Feeling Helpless? (4:01)
8. The Cleansing Wind (4:33)
9. We The People (5:18)

Line Up:
Jon Schaffer – Vocals, Guitars, Drum Programming

Jim Morris –  Guitars, Backing Vocals,  Drum Programming
Troy Seele – Guitars
Ruben Drake – Bass
Howard Helm – Backing Vocals
Jeff Brandt – Backing Vocals
 

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