Recensione: Brutal Realities

Di Daniele D'Adamo - 7 Aprile 2010 - 0:00
Brutal Realities
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Anno: 2010
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73

I tempi cambiano e muta anche il rapporto fra l’Italia e il resto del Mondo per quanto riguarda il metal estremo. Non si contano più sulle dita, finalmente, le band che riescono a chiudere un contratto discografico in grado di proiettarle sul mercato internazionale.

I romagnoli Suffer In Silence fanno parte di quest’agguerrita truppa da pochi mesi, cioè da quando hanno firmato con la SG Records per dare alle stampe Brutal Realities, distribuito a inizio anno da 7hard. L’album, il primo (dopo un demo autoprodotto nel 2006, “Suffer In Silence”), giunge dopo anni di dura gavetta segnata da numerosi cambi di formazione che non hanno minato la determinazione di Patrick, membro fondatore; dandogli anzi tempo di sviluppare con efficacia il suo progetto.
Il death proposto, infatti, appare ben congegnato, maturo. La tendenza generale è verso una proposta melodica, tuttavia ben lontana dai canoni dello swedish. Il sound è violento, brutale; senza concessioni a spunti catchy per cercare di farsi eventualmente spazio nel mainstream. Lo stesso vocalist riesce, infatti, a dar forma a un growling viscido, cavernoso; concepito per sondare le profonde e a volte brutali cavità celate dalla vita.
Con il supporto di un riffing classico e allo stesso tempo moderno, di una sezione ritmica possente e fantasiosa e di un valente uso dei campionamenti, l’insieme che ne deriva assume un aspetto unico, personale; dalla solida base tecnica.
Il full-length, a mano a mano che si susseguono gli ascolti, prende forma e sostanza in maniera quasi sorprendente, rivelando – per chi ha pazienza di attendere – anfratti ricchi di gustosi frutti: la strada maestra è sì ben tracciata, ma non mancano azzeccate divagazioni sul tema. E ciò è sintomatico di un’intrinseca o meglio innata capacità di «saper scrivere», cioè di buttar giù canzoni che entrino direttamente nel cervello e nel cuore, senza che si smarriscano in voli pindarici.

A proposito di canzoni, a parere di chi vi scrive, sono due quelle fuori dal coro: “Absurd Humanity” e “Without Gods”.
La prima parte a spron battuto con un ritmo desueto tipo «marcetta accelerata» (perdonate l’inelegante paragone, ma fa comprendere bene il concetto), che fa da apripista a un ritornello tanto semplice quanto efficace e piacevole, senza essere smaccatamente accattivante. La seconda, dall’arioso incipit che porta per mano allo stupendo refrain che «odora» di Paradise Lost (“Icon”) nel mood, tenendosi comunque a distanza di sicurezza dalle relative armonie. Anche la breve “Eatshit!”, con il suo trascinante bridge, mostra la spiccata anima melodica miscelata alla feroce aggressività del combo italiano. I Nostri mostrano di saper picchiare duro con cognizione di causa, lanciandosi ad alta velocità con il riff principale di “Delete”, lacerata dalle asce che affettano soli rapidi e concisi. Da menzionare anche i break acustici che allentano un po’ la tensione. La qualità della scrittura si può evincere anche dal rifferama di “The Brutal Reality (Of Life)”, che non si limita a far da base ai rochi vocalizzi di Patrick, facendo invece da leiv motiv alla canzone medesima. “All The Evil Of The World” sembra esser stata composta apposta per mettere in vista la precisione d’esecuzione, l’idea di usare campanacci vari assieme ai piatti e la campionatura dal gusto polveroso dei western degli anni ’70. “Killer Thoughts”, fra i brani più convenzionali (o anonimi, fate vobis), regala comunque un growl così isterico che si sente raramente, in giro. Altrettanto convenzionale “Lament”, riottosa con break cadenzati da «staccacollo», interrotta da arzigogoli delle sei corde che possono anche non piacere per la loro dissonante peculiarità. Indovinati i soli di chitarra, limpidi e aggressivi.
Aprono e chiudono il platter le due strumentali “Perceptions” e “Suffering In Silence”, dolci e struggenti.

Per essere un’Opera Prima, “Brutal Realities” si dimostra equilibrato in ogni sua parte: tecnica, songwriting, personalità e produzione sono ben amalgamate; anche se non si può negare l’esistenza di qualche calo di tensione. Mancano elementi d’innovazione che possano far balzare i Suffer In Silence agli onori della cronaca per un qualche colpo di genio e la continuità nel trasporre in musica le tante idee che – senz’altro – frullano nelle teste di Patrick e compagni.
Possono solo migliorare, comunque. A iniziare dalla durata dell’album, che per allinearsi ad analoghe proposte non può assestarsi sulla sola mezz’ora. Le idee ci sono, quindi il gruppo ce la può fare!

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Track-list:
1. Perceptions 1:01
2. Absurd Humanity 3:42
3. The Brutal Reality (Of Life) 5:11
4. All The Evil Of The World 2:55
5. Killer Thoughts 4:16
6. Lament 4:14
7. Without Gods 4:23
8. Eatshit! 1:37
9. Delete 3:55
10. Suffering In Silence 1:18

Line-up:
Patrick – Vocals/Rythm, lead, classic and acoustic guitar
Cristian – Rythm and lead guitar/Programming
Alek – Bass
CiKo – Drums

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