Recensione: Buried Alive

Di Matteo Di Leo - 25 Ottobre 2013 - 5:36
Buried Alive
Band: Ultimo Atto
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2013
Nazione:
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50

Non manca certo la voglia di fare agli Ultimo Atto. Nati ufficialmente soltanto nel 2012, i ragazzi che presumo arrivino dalla Basilicata, come si può evincere dal nome di un brano (dalle scarne note biografiche inviatemi invece non si può avere certezza) hanno già all’attivo un EP autointitolato e adesso si apprestano ad effettuare il grande passo del primo CD sotto forma di autoproduzione, anche se saggiamente affidano il missaggio alle esperte mani di Zack Ohren, (addirittura i Machine Head tra le sue collaborazioni, oltre ad altri grossi calibri come i Suffocation).
 
Musicalmente l’Ultimo Atto si colloca nel genere metalcore, invero molto scolastico e di scarsa personalità nonostante bisogna ammettere che ce la mettono tutta per rendere le canzoni brillanti e soprattutto più energiche possibile. 
 
Cercando di prendere spunti dai due generi di riferimento, appunto il metal e l’hardcore, talvolta si orientano maggiormente verso l’uno piuttosto che l’altro, come testimoniano i brani “Lucania HC” e la più “metallosa” “Fall in to the lie”. 
 
Gli episodi migliori di questo “Buried Alive” sono senza dubbio da individuare nell’apertura affidata a “Amniotic”, in “The Forgotten” e in “Confession” (brano fuori dagli schemi ma dotato di un ottimo tiro), mentre il resto suona troppo manieristico per suscitare un reale interesse e non scadere facilmente nella noia.
 
C’è ancora tanto lavoro da fare quindi, ma non credo che ciò spaventi più di tanto gli Ultimo Atto, sperando oltretutto che possano trarre da queste parole un ulteriore stimolo.
 
 
Matteo Di Leo.
 

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Genere: Metalcore 
Anno: 2013
50