Recensione: Burning: a Wish

Di Alessandro Calvi - 5 Marzo 2004 - 0:00
Burning: a Wish
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Anno: 2001
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70

Burning: a Wish, quarta release per i tedeschi Lacrimas Profundere, è il 2001, solo un anno prima del successivo Fall, I will Follow, album del definitivo cambio di stile per la band, ma si può quasi dire che tutto è cominciato qui. E’ in questo cd infatti che troviamo in embrione gli elementi giunti a definitiva maturazione solo nel successivo platter.

Subito al primo ascolto è evidente, a chi potesse ascoltare gli album di questa band in successione, come questo disco si disponga idealmente tra il precedente Memorandum, in cui le atmosfere doom erano ancora presenti in buona parte, e il successivo Fall, I will Follow di marca più gothic-rock. Gli elementi che compongono questo Burning: a Wish sono infatti una perfetta mescolanza di entrambe le correnti che hanno portato alla composizione dei due dischi sopra citati. Troviamo in embrione quella verve più rockeggiante che avrà maggiore peso in futuro, affiancata a uno sporadico uso del growl quando le song si fanno più aggressive e cattive e a una voce spesso recitata e molto malinconica. In generale tutto il song writing strizza ancora l’occhio a uno stile più doom-gothic nella struttura delle canzoni. Troviamo spesso ritmi lenti e trascinati e in generale una complessità delle canzoni che, sebbene minore che in passato, è in aperto contrasto con la maggiore semplicità e immediatezza delle composizioni del successivo Fall, I will Follow.

Ad essere cambiato rispetto al disco precedente è anche il sound vero e proprio, i suoni delle chitarre, della batteria, che portano l’ascoltatore a porsi in maniera differente nei confronti dell’album che sta ascoltando. Fino al precedente Memorandum erano state atmosfere gotiche e oscure a rendere perfettamente le sensazioni che la musica dei Lacrimas Profundere era in grado di suscitare. Con questo Burning: a Wish abbiamo una virata su sentimenti come la tristezza e la malinconia, diciamo che mentre il precedente disco poteva essere paragonato all’inverno per l’oscurità che portava con se, questo quarto platter ricorda più l’autunno con le sue foglie morte che cadono dagli alberi come una pioggia di lacrime.

Dal punto di vista musicale, per rendere queste sensazioni troviamo inoltre un numero gran numero di strumenti e di suoni: chitarre acustiche, parti orchestrali, fraseggi di pianoforte, il tutto aggiunto alla voce maschile di Schmid in questa occasione particolarmente varia in grado di passare tra molti stili diversi, dal growl, allo scream, a vari tipi di cantato pulito, a tutto poi si aggiunge ovviamente anche la voce femminile che avevamo già imparato ad apprezzare anche in passato.
Certo, probabilmente non possiamo parlare di un disco del tutto innovativo, in grado di influenzare la scena gothic-metal mondiale o di creare un nuovo genere musicale. Gli omaggi in particolare a un disco come The Silent Enigma degli Anathema sono anche piuttosto palesi, ma non tolgono nulla alla capacità di emozionare di questo album.

Tirando le somme, si tratta di un bell’album di gothic-metal, molto importante, se non fondamentale, all’interno della discografia di questa band perchè segna il passaggio da un sound più doom a uno più rock. Dal punto di vista generale si tratta di un album che pur non aggiungendo molto al gothic, piacerà sicuramente a tutti gli appassionati di questo genere regalando diverse emozioni.

Tracklist:
01 Melantroduction
02 Without
03 Adorer and Somebody
04 A Summer’s End
05 Solicitude, Silence
06 2 Sec. and a Tear
07 Lastdance
08 Morning… Grey
09 Diotima
10 Re-Silence

Alex “Engash-Krul” Calvi

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