Recensione: Écailles de Lune

Di Alessandro Calvi - 3 Aprile 2010 - 0:00
Écailles de Lune
Band: Alcest
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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78

“Souvenirs d’un Autre Monde” è stato uno degli esordi solisti più brillanti degli ultimi anni. Neige, con il progetto Alcest, ha dato vita a quello che è ormai considerato da pubblico e critica come un capolavoro. A qualche anno di distanza ecco, finalmente, l’uscita del suo degno successore “Écailles de Lune”, un album molto atteso e che i fan sapevano non avrebbe deluso. Così è stato.

L’apertura è demandata a “Écailles de Lune (part I)”, canzone che già da qualche tempo era stata resa disponibile per l’ascolto e che indubbiamente ha fatto venire l’acquolina in bocca agli ascoltatori. L’atmosfera che si crea è subito inconfondibile. La melodia, le chitarre, la voce malinconica, calda ed espressiva di Neige ci trasportano indietro di anni all’ascolto di “Souvenirs d’un Autre Monde”. Il più è fatto, con poche note ha ricreato le stesse sensazioni, le stesse emozioni. Se avesse voluto, il compositore transalpino, avrebbe potuto fermarsi qui, semplicemente rifare il compitino. Molti, quasi tutti, sarebbero stati contenti di potersi nuovamente calare in un’esperienza sonora di tale spessore senza chiedere niente di più.
Invece Neige è andato oltre.
Senza rinnegare nulla e, anzi, trasportando l’ascoltatore nelle stesse terre fredde e oscure, ma al contempo dotate di un fascino triste e malinconico, che avevano contraddistinto l’esordio degli Alcest, “Écailles de Lune” sembra voler mostrare un paesaggio più ampio. Qui e là, infatti, si nota qualche rimando agli italiani Novembre o agli Amesoeurs, un altro dei progetti paralleli del compositore. Elementi che impreziosiscono la proposta musicale originale senza tradirla e donandole maggiore spessore.
Neige è, in questo caso, come un poeta. Lui può prendere qualche parola o qualche immagine simbolica dagli altri, ma è con la sua sensibilità che poi la fa sua, la interiorizza, la rielabora e, infine, la trasforma in un’opera d’arte. Il ricordo non può che andare ai grandi poeti maledetti (non a caso anch’essi francesi) come Baudelaire o Rimbaud le cui atmosfere sembrano oggi rivivere nella musica malinconica e decadente degli Alcest.
La lettura de “I Fiori del Male” (magari nella traduzione di Giovanni Raboni, o in quella meno filologicamente corretta, ma molto emozionale, di Gesualdo Bufalino), mentre dallo stereo escono le note di “Écailles de Lune” è un’esperienza che ben in pochi sapran dimenticare.

Neige si attesta come uno dei più ispirati compositori romantici che il metal abbia partorito. Questo nuovo “Écailles de Lune” conferma lui come un grande autore e il progetto Alcest come una fonte fidata di emozioni e una fucina di album di grandissima qualità. Se un raffronto con il predecessore è d’obbligo, si può dire che questa nuova fatica non arriva, forse, ai livelli dell’esordio, probabilmente perdendo un po’ di freschezza, ma vi sopperisce con una maggiore varietà di stili. In definitiva un ascolto a quest’opera è d’obbligo, così come il lasciarsi trasportare dalle sue note in un viaggio che si vorrebbe non finisse mai.

Tracklist:
01 Écailles de Lune (part I) 
02 Écailles de Lune (part II) 
03 Percées de Lumière 
04 Abysses 
05 Solar Song 
06 Sur l’Océan Couleur de Fer

Alex “Engash-Krul” Calvi

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