Recensione: Can’t Stop

Di Francesco Maraglino - 3 Novembre 2012 - 0:00
Can’t Stop
Band: Issa
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2012
Nazione:
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79

La cantantessa norvegese Issa (Isabell Oversveen) ha esordito nel 2010 con il promettente full-length “Sign Of Angels”, che ha rapidamente catturato l’attenzione del pubblico dedito al melodic rock per le qualità vocali della biondissima singer, sulle quali sono state costruite un pugno di canzoni alquanto catchy.

Le buone impressioni del debutto sono state confermate l’anno successivo dall’ancora più focalizzato The Storm, che però non ha consentito di sciogliere del tutto alcune riserve circa l’effettiva vocazione rock di Issa, che talvolta appariva posizionata – in precario equilibrio – su un margine sonoro sottile, dal quale sembrava stare lì lì per scivolare verso suoni maggiormente pop.

Quest’anno, la vocalist arriva all’appuntamento con il “difficile terzo album” evidentemente decisa a spazzare via ogni dubbio in proposito: per dimostrare una volta per tutte di non essere la Britney Spears o la Celine Dion dell’hard rock, Isabell Oversveen ha deciso di mostrare in maniera inequivocabile il suo pedigree sonoro, proponendo un album di cover dai connotati risolutamente AOR.

Questa scelta poteva rivelarsi peraltro rischiosa: sia perché i dischi di cover attirano spesso critiche per l’assenza di peculiare creatività, sia perché il confronto con gli originali può essere impietoso per chi si cimenta in tali imprese artistiche.

Issa e lo staff  che la circonda in “Can’t Stop” (questo il titolo del CD, uscito come sempre per Frontiers Records), nel quale rinveniamo gli italiani Alessandro Del Vecchio (tastiere) e Anna Portalupi (basso) – tra i musicisti più brillantemente attivi in ambito AOR, e reduci, tra l’ altro, dall’eccellente ultimo lavoro degli Hardline “Danger Zone”- si dimostrano capaci di gettare il cuore ben oltre l’ostacolo di tali potenziali pericoli; e, tanto per cominciare, hanno effettuato una scelta non scontata dei brani, prediligendo vere e proprie gemme nascoste del rock-duro-ma-dal-cuore-in-fiamme.

Il biglietto da visita del lavoro è proprio la title-track, della quale è già in circolazione la video-clip: il brano degli Aviator è proposto in una versione trascinante ed incalzante, nella quale il lavoro delle tastiere e delle chitarre si esprime in maniera egregia e mai troppo invadente.

La voce dell’ AOR-goddess si dimostra matura e sicura di sé in particolare in Just A Wish dei 21 Guns, una power-ballad ben interpretata ed ingemmata anche da un delicato pianoforte all’inizio e da un caldo assolo di chitarra più avanti (le asce sono affidate a Mario Percudani). Altrettanta efficacia interpretativa risalta, poi,  in quella Do You Ever Think Of Me che fu degli Unruly Child ma pure dei Message (nella quale il canto è incastonato in mezzo ad un  basso pulsante e suadente e ad una sei-corde avvincente), ed ancora in These Eyes, sempre dei 21 Guns (di cui questa versione recupera sia l’intro dai sapori orientali che la croccante grinta)

If You Ever Fall, estratta dal carnet di Mark Mangold, si pone di mezzo al guado tra  la versione female-fronted  di Tone Norum e quella più spavalda della band-progetto Mystic Healer, mentre Stranded dei Tangier, slow intenso e potente, si rivela più patinato e meno roots dell’originale, a dispetto della chitarra acustica posta in apertura.

Dream On dei Boulevard è qui un rocker sufficientemente pressante e reso elegante dal lavoro dei tasti d’avorio di Del Vecchio, e pure cromata e raffinata è la versione di Issa di  Heat Of The Night (Worrall).

Particolarmente morbidosa, pur tra staffilate d’ascia discretamente graffianti, è I Won’t Surrender (Steelhouse Lane, Tower City)  e lo stesso si dica pure di Power Over Me, nella quale la voce di Issa al posto di quella calda e virile del cantante degli Atlantic conferisce un flavour maggiormente pop. Al contrario State Of Love (Mark Free) ci sembra più dura della canzone primigenia, ma per certi versi più ordinaria, mentre Wherever I Run (cover della Wherever YOU Run dei Regatta), mantiene ed esalta, invece, la contagiosità dell’originale.

“Can’t Stop” di Issa, dunque, è una prova convincente, finanche grazie alla finalmente inequivocabile scelta di campo – tra rock e musica più leggera – della sua autrice. Ed anche a dispetto di una certa eccessiva uniformità d’atmosfere squillanti che talvolta traspare.


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Line Up:

Issa (Isabell Oversveen) – Voce solista

Alessandro Del Vecchio – Tastiere

Mario Percudani – Chitarre

Anna Portalupi – Basso

Alessandro Mori – Batteria

Tracklist:

  1. Can’t Stop
  2. Power Over Me
  3. Wherever I Run
  4. Just A Wish
  5. If You Ever Fall
  6. Do You Ever Think Of Me
  7. Dream On
  8. Stranded
  9. Heat Of The Night
  10. I Won’t Surrender
  11. State Of Love
  12. These Eyes


 

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