Recensione: Cantus

Di Fabio Gironi - 16 Novembre 2004 - 0:00
Cantus
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Genere:
Anno: 2004
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91

Terzo demo dei LOD, brillante realtà della scena black siciliana. Ma potrebbe tranquillamente essere un primo full-lenght.
Rifinite alcune incertezze stilistiche, il gruppo ha finalmente trovato un vero studio di registrazione [non più la stanza del guitarist ma i degni Circle Of Power Studios] e – pur se ancora senza un batterista – ha trovato in Claudio Diprima [drummer dei concittadini Thy Majestie] l’esperienza necessaria per programmare una drum machine decisamente ben fatta, con tempi complessi e ben archittettati, niente a che vedere con quella che potevamo sentire nel precedente demo.
Per il resto le doti strumentistiche – e vocali – del duo palermitano si confermano molto buone, con un ottima vena compositiva, specialmente per quanto riguarda alcuni riff estremamente “black metal”, e gli evocativi fraseggi armonici di chitarra acustica.
Proprio questi, come nel precedente demo, donano all’album in questione [che – per inciso – copre la bellezza di 50 minuti] quel sapore di malinconia mediterranea che caratterizza il nostro gruppo: l’opener strumentale di chitarra acustica vi darà subito un idea di cosa intendo, nessun gruppo norvegese avrebbe mai composto un pezzo simile.
Tra le novità troviamo alcuni inserimenti di clean vocals di stile “primi Ulver”, sebbene anche qui il mood sia molto diverso dai maestri norvegesi.
Il punto di forza dell’album – volendolo esaminare attentamente – è esattamente questo: l’ossimorica commistione di momenti malinconici e “caldi” di gusto mediterraneo e di un freddo -e azzeccatissimo- riffing puramente black metal. Un sound-blending decisamente riuscito.
Delle 6 tracce che compongono l’album due sono strumentali [la già citata opener e la traccia conclusiva “I Reborn In Fire”], le altre 4 classiche black metal songs di una durata media piuttosto lunga, intorno ai 7-8 minuti.
Degna di menzione è certamente l’ottima “Lost Atlantis”, forte di un riffing davvero ispirato e di una struttura complessa ma non prolissa, che alterna momenti ultraveloci con intermezzi recitati e passaggi acustici.
Certo, un margine di miglioramento c’è ancora e se dovessi proprio fare una critica direi che avrei leggermente accorciato la durata media delle tracce. Non è comunque un problema che pregiudichi seriamente l’offerta di un demo che potrebbe – per durata e qualità complessiva – essere senza vergogna un ottimo full-lenght.
Da menzionare la dedica dell’album a Julius Evola, filosofo siciliano del secolo scorso, che – non a caso – avrebbe sicuramente condiviso molti dei contenuti filosofico/pagano/esoterici presenti nei testi dei Nostri. Pur -molto personalmente- non condividendo del tutto le posizioni dell’Evola trovo che sia lodabile la volontà di una fondazione teorica solida delle proprie idee espresse nei testi, magari – come in quesato caso – richiamandosi ad una auctoritas come il filosofo siciliano.
Speriamo che qualcuno noti una band italiana che merita.

Tracklist
1. L’Età Dell’Oro
2. Lost Atlantis
3. Forgotten Path to my Salvation
4. Shadows Over Parnassus
5. Solo Sepolcri e Cenere
6. I Reborn In Fire

Contatti:
Giuseppe Aguanno
via N. Paganini, 7
90145 Palermo

legionofdarkness@email.it

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