Recensione: Catalyst

Di Stefano Burini - 12 Dicembre 2013 - 22:00
Catalyst
Band: Dawn Heist
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
70


Che il cosiddetto djent metal e la musica elettronica provino una certa reciproca attrazione è cosa tutto sommato nota ed è sufficiente ascoltare gli album di gruppi come Periphery, The Contortionist, Intervals e Textures per convincersene. Gli australiani Dawn Heist vanno (o provano ad andare) tuttavia oltre, variando le percentuali e trasformando ciò che per i gruppi citati  rappresenta ad ora un’influenza di complemento, nel cuore delle loro composizioni. Meno metal, quindi (e comunque sempre di estrazione prog/neoprog), e largo spazio a sonorità elettroniche/cibernetiche che danno al tutto un taglio decisamente futurista. Ma, proclami a parte, la baracca regge? Si e no.
 
La proposta è (almeno sulla carta) originale e alcune canzoni proposte dai Canguri sul debut album “Catalyst” sono invero piuttosto meritevoli. La voce a tratti hetfieldiana di Patrick Browne è piuttosto particolare; occorre, quindi, “farci un po’ l’orecchio”, tuttavia da elemento inizialmente poco convincente, le sue linee vocali si configurano, alla lunga, come uno dei punti di maggior forza e personalità della band australiana, grazie ad alcune melodie davvero interessanti. Sul fronte strumentale c’è, viceversa, abbastanza poco da dire: le chitarre hanno le timbriche tipiche del djent ma non ci sono assoli (fattore preventivabile data la natura prevalentemente atmosferica del sound dei Dawn Heist) né, in generale, picchi creativi realmente degni di essere mandati a memoria; discorso analago per il pur presentissimo basso e per la diligente batteria.
 
Tra i momenti migliori di “Catalyst” è certamente d’obbligo annoverare l’ottima doppietta in apertura, composta da “Ascension” e “Zenith”, così come la bella “Reflections”, esattamente a metà strada tra TesseracT e The Contortionist, e la strumentale conclusiva “Prologue”. Peccato che con il procedere dell’ascolto la stanchezza tenda purtroppo a prendere il sopravvento, palesando i limiti di un songwriting meno brillante di quanto le sonorità lascerebbero sperare e finendo per lasciare spazio a qualche riempitivo di troppo. La maglia nera se l’aggiudicano quindi “Mirrors”, “Serescape” e “Apostle”, un po’ sconnesse e condizionate da performance vocali non impeccabili. Le restanti due si collocano nel mezzo, con “Escaping The Cornucopia” che si fa valere, questa volta, dal punto di vista del cantato per poi scricchiolare sul versante strumentale, e con la buona ”Synthetic Zion” che si lascia apprezzare nonostante il taglio vagamente emo.
 
Nel complesso un lavoro piacevole da ascoltare ma non ancora del tutto maturo, in cui alcune buone intuizioni non sempre vengono supportate da un adeguato sviluppo. La voce ha personalità e potenzialità ma ancora qualche difetto d’impostazione da correggere; a livello globale, invece, qualche sezione solista di chitarra in più contribuirebbe probabilmente ad aumentare la resa di canzoni talvolta un po’ vuote. Un più che buon punto di partenza per una band molto giovane che, sulla base di materiale di questo livello, può certamente ambire a creare musica realmente interessante.

Stefano Burini

Discutine sul forum nel thread dedicato al metal meshugghiano!

 

Ultimi album di Dawn Heist

Band: Dawn Heist
Genere:
Anno: 2013
70