Recensione: Chaos a.d.

Di Arberati bros - 6 Febbraio 2003 - 0:00
Chaos a.d.
Band: Sepultura
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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85

Il successore di Arise porta il gruppo ad una certa evoluzione musicale. Molti videro in Chaos A.D. (del 1993) la chiave di lettura della nascita del new metal, mentre si dà un’impronta più evoluta alla musica del gruppo, e la band è impegnata a riscoprire le proprie origini. Il suono dei “nuovi” Sepultura perde l’impronta estrema (“Slayeriana”) che aveva contraddistinto gli album precedenti, e si orienta su un thrashcore meno veloce ma ugualmente duro. Sicuramente non tra i miei preferiti, Chaos a.d. è ugualmente un disco molto bello, che esce da quei canoni rappresentanti della musica estrema. Si susseguono brani allo stesso modo duri come la opener “Refuse/resist” o la seguente “Territory” uno dei migliori pezzi in assoluto della band, vero e proprio manifesto di denuncia al razzismo. E proprio sui testi i Sepultura si fanno piu’ aggressivi: oltre a continuare in modo incisivo la propria battaglia di denuncia sociale, si concentrano anche sulle storie delle origini dei popoli (Nomad) e sulle loro radici tribali. “Xavantes”, a tal proposito, trova la band coinvolta in veri e propri tribalismi, a ricordare l’omonima tribù primitiva la quale, pur di non cadere nelle mani dei colonizzatori, preferì operare un suicidio di massa.
Si continua sulla tematica dell’omologazione delle persone con la bella “Slave new world”, mentre con “Biotech is Godzilla” (scritta da Jello Biafra dei “Dead kennedys”), su ritmiche veloci e atmosfere industrial si discute sulla tecnologia che può uccidere. Tra i brani migliori troviamo “Propaganda” e “Amen”, che affronta tematiche pressoché religiose; tra i peggiori troviamo invece “We who are not as the others” e la punkettona “Manifest” (a rammentare la strage avvenuta nelle carceri brasiliane della città di Carandiru nel 1992, quando per sgomberare le prigioni la polizia uccise molti detenuti); a chiudere l’album, un vero pugno in faccia, ci pensa poi “Clanched fist”.
Sicuramente il livello musicale si è abbassato, rispetto ai precedenti Arise e Beneath the remains, ma va riconosciuta ai Sepultura la capacità di fare qualunque cosa in maniera migliore rispetto ai propri colleghi; in particolare, la loro musica si evolve liberamente, ma non intraprende la strada della commercializzazione(almeno per ora), che invece altre bands iniziano proprio in quel periodo a percorrere.

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