Recensione: Circus Bar

Di Francesco Maraglino - 22 Febbraio 2010 - 0:00
Circus Bar
Band: Brian Howe
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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78

Con il nuovissimo platter “Circus Bar” si riaffaccia sul mercato discografico, a distanza di tredici anni dal precedente solo-album “Tangled in blue” (in Europa ribattezzato “Touch” nell’edizione del 2003 targata MTM), il vocalist AOR britannico Brian Howe.

Howe ha iniziato la propria carriera (correva l’anno 1983) al soldo di Ted Nugent per il suo “Penetrator”, ma ha ottenuto la sua massima notorietà come front man dei Bad Company, nei quali ha sostituito il leggendario Paul Rodgers in quell’incarnazione AOR, molto “americana” e patinata della “cattiva compagnia” – ovviamente, poco gradita ai puristi dell’hard rock blues – che ha calcato i palchi di mezzo mondo ed ha spesso scalato le classifiche a partire dalla metà degli anni Ottanta fino al 1993 circa.
Circondandosi di collaboratori come il compositore e songwriter Brooks Paschal (Sullivan), il bassista Wayne Nelson (Little River Band) ed il guitar-hero canadese Pat Travers, Brian Howe ha confezionato ora un full-lenght che si rifà senza mezzi termini proprio al suono ed alle atmosfere di opere come “Holy Water”, “Dangerous Age” e “Here Comes Trouble” dei BC, considerate tra le pietre miliari dell’AOR.
“Circus Bar” è incentrato soprattutto sulla voce, che appare in ottima forma, del cantante, lasciando agli strumenti un ruolo di supporto, funzionale alle composizioni e mai invadente e predominante rispetto alle melodie disegnate dal canto.

Sono in special modo le ballate a caratterizzare il full-lenght. Tra queste spiccano “Surrounded”, che attraversa percorsi decisamente aggraziati e vellutati, l’acustica “Flying”, un tantino convenzionale ma impreziosita dalla voce virile e ancora bluesy di Howe e poi l’appena più nervosa “How It Could Have Been”.
Naturalmente non mancano i rocker: ci piace segnalare, tra questi, l’iniziale e apertamente autobiografica “I’m Back”, che potrebbe essere uscita dal songbook dei Foreigner, il più moderato AOR di “Life’s Mystery”, e ancora “Could Have Been You”, canzone a doppia velocità graffiata da vocals dai toni bluesy e ammorbidita da un ritornello molto catchy, ed infine la poderosa “If You Want Trouble”, con un roccioso lavoro di riffing di basso e chitarra.
L’allegra “My Town”, invece, apre ad un flavour roots-rock appena accennato, e si fa apprezzare per le incursioni elettriche della chitarra di Pat Travers.

Howe ha anche inteso riproporre due brani del repertorio dei “suoi” Bad Company: se “How ‘Bout That nulla aggiunge e nulla toglie alla versione originale, “Holy Water” – in origine un brano Hard/AOR – è riproposta in forma di ballata, in una reprise davvero molto intensa e toccante, che rappresenta l’ highlight di “Circus Bar”.

Un convincente ritorno di un singer – forse storicamente sottovalutato a causa dell’eterno raffronto con Paul Rodgers – che merita attenzione ed è in grado di offrire ancora molte emozioni a chi ama quel rock cromato e patinato del quale è stato (ed è ancora, alla luce di questo “Circus Bar”) uno degli indiscussi maestri.

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Tracklist:

  01. I’m Back ;
  02. Life’s Mystery;
  03. There’s This Girl ;
  04. Could Have Been You;
  05. Surrounded;
  06. Flying;
  07. How It Could Have Been;
  08. My Town;
  09. How ‘Bout That;
  10. Feels Like I’m Coming Home;
  11. If You Want Trouble;
  12. Feelings ;
  13. Holy Water;
  14. Little George Street.

Line up:

Brian Howe – Voce
Brooks Paschal, Dean Aicher, James Paul Wisner, Tyson Shipman and Pat Travers – Chitarre  
Brooks Paschal, Miguel Gonzalez and Wayne Nelson – Basso  
Matt Brown – Batteria
Luke Davids – Piano, Archi

 

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