Recensione: City Of Heroes

Di Marco Giono - 15 Aprile 2015 - 10:00
City Of Heroes
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2015
Nazione:
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65

…il Progettino…

Quello che noi tutti vogliamo non avverrà mai. Lui non vuole. È trascorso troppo tempo, poi, dall’ultima volta. Aveva ancora i capelli (lunghi). Anche se non credo sia un fatto rilevante. O forse si. Resta il fatto che dalle interviste sembra essere allergico ad alcune parole, anzi ad una per essere precisi: metal. Dice che la gente di base è tutta uguale, cerca affetto, amicizia cose così, mica come certi metallari nichilisti (ho il sospetto che si confonda con qualche squilibrato satanista con maglietta black scelta a casaccio al mercato). A volte poi la butta su Satana. Non mi convince a dirla tutta. Kiske credo in realtà sia preoccupato di essere ingabbiato in un clichè e di non uscirne, come un attore di una serie di successo non può fare altro che zoppicare dietro al grande schermo perché ormai il personaggio che deve interpretare coincide con il suo essere attore. Gli spettatori non lo accetterebbero in altra veste.
Malgrado il mio incipit a effetto una reunion con gli Helloween non è da escludersi e in fondo gli Unisonic a livello musicale sono un parziale avvicinamento a quelle sonorità, ora però c’è da rimettersi d’accordo con Weikath.  

 

…Nel Frattempo…

Non si è di certo risparmiato Kiske nelle varie partecipazioni (Stratovarius, Gamma Ray, Avantasia, Masterplan, etc…) album vari da solista, gruppi di un certo spessore (Place Vendome, Unisonic) e non poteva di certo mancare il progettino sotto forma di duetto con voce femminile. Risale al 2008 l’idea di cercare una seconda voce da affiancare al talentuoso e creativo cantante tedesco. La prima scelta ricade su una cantante di una gothic metal band, ma non se ne fa nulla. Poi Amanda Somerville, che Kiske ha conosciuto in tour nel 2008 con gli Avantasia, completa la coppia (la sequenza degli avvenimenti non è certa in ogni caso). Le due voci daranno vita ad un primo album “Kiske Sommervile” di rock/metal sinfonico che spesso tocca il pop e l’AOR.

 

…Sette Anni dopo…

Kiske e Somerville tornano sulle scene con un secondo album intitolato City of Heroes ed ancora una volta i musicisti coinvolti in questo disco sono: alla chitarra e alle tastiere Magnus Karlsson (Primal Fear); al basso Matt Sinner, anche responsabile per la produzione dei suoni; Veronika Lukesova alla batteria. Tempo quindi di raccontare cosa succede nella città degli eroi.
Esordiscono in un luogo che potrebbe essere un piccolo teatro. Il duo canta illuminato da un lampadario le cui forme rimandano a quelle di un ufo.  Mi riferisco al video della prima traccia “City of Heroes” che è avvio piuttosto veloce con un Kiske centratissimo (difficile che non lo sia) in versione Unisonic, poi risponde con grazia decisa Amanda, mentre le due voci si incontreranno in un ritornello AOR di immediata digeribilità. La seconda traccia intitolata “Walk on Water” è l’altro singolo prescelto per presentare l’album al pubblico. I tempi rallentano con note di pianoforte per un brano che si muove verso un rock sinfonico a toccare però registri pop in una melodia ariosa e di facile presa (uno direbbe ultra catchy, ma Io odio l’inglese superfluo). Tornano a distorsioni più sostenute in “Rising Up” ove partiture sifoniche deragliano in un hard rock che rimanda agli Europe in versione più trattenuta, poi, manco a dirlo, il ritornello è fatto di  melodia autoadesiva. Nella quarta traccia il duo si imbarca in impresa ambiziosa: quella di salvare il mondo con il loro brano “Salvation” che si apre in una sinfonia oscura (ma non troppo) addolcita dal piano, poi chitarre distorte e la voce di Kiske ruba la scena e ne rimango come al solito ammirato dall’espressività e infinità duttilità. Risponde Somerville con eleganza  e con un un effetto eco che ne aumenta l’intonazione teatrale. Malgrado l’ossesività del ritornello (costante del disco), il duetto qui funziona davvero bene e anche le parti strumentali risultano ispirate e ben eseguite (altra costante del disco).
La traccia successiva si intitola “Lights Out” e si torna a muoversi in arraggiamenti sinfonici leggermente accennati verso melodie che toccano l’AOR e sono davvero a un passo dal pop.
Il resto dell’album si muove verso soluzioni dissimili da quanto raccontato fin qui, posso solo aggiungere che vi sono due brani lenti, il primo intitolato “Ocean of Tears”, dove le lacrime cercano consolazione nelle stelle, le due voci dialogano per poi esplodere in melodie oceaniche; diversamente la seconda ballad è “After the night is Over” funziona meglio grazie al tocco magico di Kiske che chiude il ritornello donando profondità alla composizione.

 

…Frontiere e Dischi Volanti…

Il proggettino Kiske-Somerville è nato esclusivamente per esistere su disco. Non li potrete vedere quindi dal vivo, anzi Kiske dice di essere già al lavoro sul prossimo Unisonic (evviva!). Quindi concentriamoci su City of Heroes che è un album piacevole, le cui melodie sono decisamente orecchiabili, la produzione dei suoni è ottima e i brani presentano parti strumentali sempre molto curate. Solo che… l’ho trovato debole, proprio nel ricercare sempre melodie accattivanti in ritornelli che a volte si ripetono stantii. La mancanza di profondità si estende anche al cantato predominante di Amanda, certamente impeccabile nel disegnare le linee vocali di ogni traccia, ma qui non in grado di fare la differenza, infatti la sua voce si appiattisce in soluzioni radiofoniche da classifica. Posso solo speculare che se fosse stato Kiske ad essere protagonista i brani avrebbero acquisito una maggior profondità, infatti ogni volta che si inserisce o prende l’iniziativa lascia il segno. Impossibile non ammirarlo in tanto smisurato talento. Altra cosa che non mi è piacuta sono i testi per lo più steorotipati che finiscono per scadere in banalità davvero evitibili.
Per concludere ritengo sia un album la cui componte metal è diluita in un hard rock dalle sfumature sinfoniche e dalle melodie AOR/pop, la cui longevità è compromessa da una ricerca ostentata di immediatezza. Potrebbe piacere soprattutto ai fan della Somerville e a coloro che vogliono distrarsi con qualcosa di leggero, ma allo stesso tempo ben prodotto e suonato.

 

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