Recensione: Clown In The Mirror

Di Mauro Gelsomini - 4 Giugno 2002 - 0:00
Clown In The Mirror
Band: Royal Hunt
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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80

Vero gioiello di puro e incontaminato classic rock / pomp aor con chiare inclinazioni metalliche, sempre all’insegna della melodia. La classe sopraffina di Andersen e compagni è vivissima in questo secondo studio album che risulta uno dei migliori prodotti, dal momento che ritornelli e riff davvero memorabili vengono a più ripresi rievocati nei successivi lavori, nonché “citati” da altri illustri colleghi. Se ascoltate l’ultimo (meraviglioso) “The Mission” non potrete fare a meno di trovare analogie con “Clown In The Mirror”. Influenze sicuramente apprezzabili sono quelle a Billy Sheenan e ad alcune soluzioni progressive alla “Dream Theater”.
Oltre alle spumeggianti “Wasted Time” e “Ten To Life” è impossibile non citare la struggente titletrack o le magniloquenti e neoclassiche “Third Stage” e “Bodyguard”, con chiari riferimenti pop-rock anni ’80, perfettamente calati dal quintetto danese in una più ampia cornice hard/rock, grazie soprattutto ai superlativi arrangiamenti tastierici di André Andersen, compositore unico e incontrastato. Esaltante anche la melanconica “Legion Of The Damned”, in cui pare di sentire molte ballad “facilone” di tanto metal teutonico, mentre un plauso particolare va al bassista Steen Mogensen, autore sia di intrecci ritmici e d’impatto, sia di pregevoli virtuosismi e sofisticatezze (“Bad Blood”) che di rado si incontrano in un genere che ormai e’ boicottaggio definire “classic”.
Per ultima la bellissima “Epilogue”, conclusione che sarebbe giusto definire “reale”, proprio per il gusto compositivo che ribadisce molte delle considerazioni fatte per i precedenti brani.
L’istrionismo compositivo molto Queen-oriented si fa palese in “Here Today, Gone Tomorrow”, in cui linee vocali principali e corali si fondono in refrain davvero trascinanti, pur mantenendosi su livelli romantici, alla Magnum, per intenderci.
La ricchezza in fase di arrangiamento si abbina in maniera grandiosa alla complessità compositiva, spesso progressiva, che caratterizza un po’ tutti gli album dei Royal Hunt, e che, unita alla classe straordinaria del gruppo, li sta riproponendo alla grande nel panorama rock/metal europeo, grazie soprattutto al forte ritorno dell’ HardRock di classe e dell’aor cui si sta assistendo in questo periodo. Ci sarebbe da far polemica, come al solito, ma non posso far altro che alimentare questa “rinascita” sostenendo gruppi troppo sottovalutati come i Royal Hunt.

1. Intro/Wasted Time
2. Ten to Life
3. On the Run
4. Clown in the Mirror
5. Third Stage
6. Bodyguard
7. Legion of the Damned
8. Here Today, Gone Tomorrow
9. Bad Blood
10. Epiloque

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