Recensione: Collateral Defect

Di Angelo D'Acunto - 29 Ottobre 2007 - 0:00
Collateral Defect
Band: Graveworm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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78

Dopo i consensi e il successo riscosso in tutta Europa con la release di (N)utopia, i Graveworm tornano sul mercato discografico con Collateral Defect, sesto full-length della band guidata dal vocalist Stefan Fiori. Chiuso il contratto con la Nuclear Blast e approdati in casa Massacre Records, i nostri decidono di abbandonare ormai definitivamente quelle sonorità black/gothic che hanno contraddistinto il suono della band dagli esordi fino ad Engraved In Black per lasciare spazio ad un sound molto più personale ed originale come si era già visto con l’exploit dell’album precedente.

Collateral Defect continua semplicemente a seguire la stessa linea del precedente (N)utopia senza rinunciare alla propria evoluzione, ma lo fa con un approccio molto più diretto e deciso, lasciando meno spazio alla melodia e spingendo il piede nettamente sull’acceleratore. La produzione, affidata nuovamente alle mani di Andy Classen, tende a mettere sopratutto in risalto le grandi doti interpretative del singer Stefan il quale si alterna in modo eccellente fra growling e screaming come se nulla fosse, mente il lavoro principale delle chitarre resta sempre quello di irrobustire i singoli brani lasciando gli interventi più melodici alle tastiere di Sabine Mair. Ed è così che si ci trova fin dalle prime note della tracklist con una Bloodwork ferocissima che mette subito in evidenza il lato più violento e aggressivo della band, che continua imperterrita sulla propria strada con le successive Touch Of Hate e Suicide Code, due pezzi dal sapore nettamente death/thrash in cui fanno da padrone i riff schizofrenici delle chitarre guidati come sempre dalla voce possente di Fiori, che si conferma essere il vero punto di forza della band. Il resto della tracklist scorre fluido e veloce passando fra la ritmata ed incalzante The Day I Die, l’ambigua Fragile Side (forse il punto più basso dell’intera produzione), nella quale troviamo la partecipazione di Maurizio Iacono dei Kataklysm alle prese con le parti di voce pulita, fino ad arrivare alla grandiosa re-interpretazione di I Need A Hero di Bonnie Tyler; un esempio evidentissimo della capacità di questa band di andare a ripescare dei brani decisamene commerciali applicandovi quello che è il proprio marchio di fabbrica fino a renderli propri senza in alcun modo snaturare le versioni originali. Le successive Out Of Clouds e Scars Of Sorrow confermano tutto ciò che è stato detto in precedenza, proseguendo sulla stessa linea degli altri pezzi e senza sfigurare di fronte al resto dell’album; l’unica sorpresa finale riguarda la conclusiva Memories; un brano interamente strumentale, caratterizzato dall’utilizzo delle chitarre acustiche e di alcuni effetti di tastiera che rendono il tutto molto elegante e raffinato.

In conclusione, Collateral Defect risulta essere un prodotto ben composto ed abbastanza omogeneo che segue, come da previsione, la stessa linea marcata dalla band con il precedente (N)Utopia, lasciando però, in questo caso, meno concessioni alla melodia per concentrare gran parte delle forze su un riffing violento e di forte impatto; una formula che riesce a convincere ed a coinvolgere fin dal primo ascolto. Un disco forse solo leggermente inferiore al suo predecessore, ma che risulta ugualmente originale e ad un livello qualitativo molto alto.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

Tracklist:

01 Reflections
02 Bloodwork
03 Touch Of Hate
04 Suicide Code
05 The Day I Die
06 Fragile Side
07 I Need A Hero (Bonnie Tyler Cover)
08 Out Of Clouds
09 Scars Of Sorrow
10 Memories

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