Recensione: Come Dio Comanda

Di Andrea Bacigalupo - 18 Maggio 2018 - 8:30
Come Dio Comanda
Band: Colonnelli
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2018
Nazione:
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75

I Colonnelli provengono da Porto Santo Stefano, Toscana, dove si sono fondati nel 2012.

Dopo un EP nel 2013, dal titolo ‘Circo Massacro’, un primo Full-length nel 2015, ‘Verrà la Morte e avrà i Tuoi occhi’ nel 2018 entrano nuovamente in sala di registrazione per incidere ‘Come Dio Comanda’, secondo album pubblicato il 23 febbraio attraverso la label (R)esisto distribuzione.

Trattasi di un gruppo concreto, dedito ad un furioso Thrash Metal, intriso di groove e di sbalzi hardcore, che lo rendono compatto e moderno, senza mezzi termini o compromessi.

Tutto istiga rabbia e cattiveria, sia quando è la velocità a guidare il pezzo sia quando lo è il tempo medio, e lo fa in modo diretto, senza girarci attorno. Il sound è totalmente affidato alla ritmica, con pochissimi passaggi musicali od assoli, quest’ultimi peraltro brevi ed essenziali.

L’album pesta dall’inizio alla fine, senza pause, per tutti i suoi trentasei minuti.

Pur trattandosi di un album violento, non manca però di raffinatezza, essendo le tracce dotate di una precisa ricerca melodica; questo annulla quello che, in alcuni casi, potrebbe essere un difetto, perché le tracce variano poco una dall’altra e in molti casi questo renderebbe noioso un qualsiasi altro disco. In ‘Come Dio Comanda’ invece no: i pezzi scorrono bene, con buona fluidità, pur non essendo di semplice struttura.

Molto buona la voce di Leo Colonnelli, un clean che rafforza la furia impressa dal sound, dando punti a molti colleghi che cercano lo stesso effetto con tecniche scream, growl od urli vari. Leo no, preferisce far sentire quanto è infuriato attraverso la sua vera voce, riuscendoci benissimo.

I testi sono cantati in italiano, altra prova che la nostra lingua può sostituirsi tranquillamente all’inglese senza precludere la validità delle composizioni. L’unica pecca: per capire i contenuti è necessario essere muniti del booklet, inserito nel disco, perché la velocità non aiuta a capirli direttamente e bisogna ritornarci. Ma cosa importa? Se il disco piace lo si ascolta volentieri più di una volta.  

Per quanto concerne le singole tracce, dopo una breve ed oscura intro, che mette sul chi va là l’ascoltatore, partono dieci missili aria – aria che esplodono in rapida sequenza facendo ‘terra bruciata’.

Amleto’ è velocissima e unisce strofe tendenti all’Hardcore a refrain Thrash in tempo medio deciso e diretto. I Colonnelli ci fanno subito sapere che sono arrabbiati marci e che lo saranno per tutto il platter.

Segue la Title-Track, ‘Come Dio Comanda’, frase che sembra banale, che in tanti casi si usa senza starci troppo a pensare, ma qui è resa essenziale: un brano molto pestato e potente che unisce svariati cambi di tempo.

La velocità continua con la collerica ‘V.M. 18’, che strizza l’occhio al Thrash d’oltre oceano, così come la seguente ‘Sangue ad alti ottani’.      

Demoni e Viscere’ è un po’ più controllata, con ritornello in tempo medio ed una buona sezione melodica della chitarra che porta all’assolo. E’ il pezzo più ‘lento’ dell’opera.

Il Blues del Macellaio’ ha una struttura quasi psichedelica (minimale), unita a strofe Hardcore e refrain in tempo medio.

L’Impeto del Frastuono’ ha un ottimo groove, che viene lavorato con un insieme di accelerazioni e rallentamenti che lo rendono molto moderno.

Interludio’ è una fase strumentale di momentaneo distacco, quasi strambo. Una specie di pausa che però non fa diminuire la carica adrenalinica.

Siamo quasi alla fine: ‘Festa Mesta’ è la cover dei Marlene Kuntz, band di alternative rock di Cuneo. Il brano è suonato secondo lo stile dei Colonnelli, con una carica dinamica ed una cattiveria oltre ogni limite.

L’album termina con ‘Lochness’, divisa in due parti distinte separate da qualche secondo di pausa. La prima parte ha un inizio lento che si trasforma in un tempo medio potente. La seconda è sfacciata ed irriverente e chiude più che degnamente l’opera.

Concludendo, ‘Come Dio Comanda’ è un gran bel disco, potente, dinamico e furioso come il Thrash chiede, con sfondi oscuri che lo impreziosiscono. Un lavoro che sembra semplice ma che non lo è affatto: per entrarci dentro serve più di un ascolto, soprattutto se si vuole assimilarne i contenuti.

Farebbe piacere ascoltare qualche assolo in più, o comunque più lungo, ma questo stà alla vena creativa degli artisti e comunque la scelta di tenerli in secondo piano non pregiudica il lavoro.   

Giudizio più che valido. Riassumiamo il tutto con un ‘Bravi!!!’  

 

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