Recensione: Come Taste The Band

Di Filippo Benedetto - 21 Febbraio 2004 - 0:00
Come Taste The Band
Band: Deep Purple
Etichetta:
Genere:
Anno: 1975
Nazione:
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76

“Come Taste the Band”, uscito nel 1975 dopo la dipartita di Blackmore (che, non soddisfatto del sound che stava prendendo la band, andò a formare i Rainbow), colpisce subito guardando attentamente la formazione che ne prende parte alle registrazioni: David Coverdale alla voce, Glenn Hughes al basso e alla voce (entrambi già presenti nel precedente “Stormbringer”), Tommy Bolin alla chitarra, Jon Lord alle tastiere e Ian Paice alla batteria. Com’è facile notare la storica band autrice d’album fondamentali come “In Rock” o “Machine Head” lascia il posto ad una band completamente rinnovata ma in ogni caso non priva d’ispirazione creativa. In effetti, il disco che qui recensiamo fin dalle prime note si nota per freschezza compositiva nonchè per un’effettiva varietà nella proposta musicale. In questo disco s’incontrano, talvolta fondendosi in un amalgama ben riuscito, stili diversi come il funky, il blues, un po’ di psichedelia il tutto sempre seguendo la via maestra di un hard rock classico e di buona fattura.
La copertina è molto spiritosa nell’impostazione: in questa sono ritratti i membri della band, in posa sorridente, come se fossero immersi in un bicchiere da vino.
Passando al disco l’opener colpisce subito l’ascoltatore con una ruvida “schitarrata” dando perciò inizio a “Comin’ Home”, brano scritto a sei mani da Coverdale, Bolin (scelto al posto di Dave Clempson, ex chitarristadi Humble Pie e Colosseum) e Paice. Il brano è frizzante e molto energico. Con un Bolin in grado di sfornare riffs efficaci e un solo trascinante. Coverdale si distingue molto e sfoggia tutta la sua bravura di singer, mettendo in mostra una voce “graffiante” al punto giusto. La seguente “Lady Luck” si distingue per una ritmica molto accattivante perché quasi “funkeggiante”. Il lavoro dietro le pelli di Ian Paice è encomiabile, nonché di nuovo quello di Mr Coverdale s’impone in tutta la sua bravura, specialmente nel refrain. La canzone ha quel “groove” giusto per essere annoverata tra i “brani punta”, insieme all’opener, del platter.
La successiva “Getting Tighter”  è molto ben ritmata, specialmente nei rapidi “stop and go” che n’assicurano facile presa sull’ascoltatore. Le lead vocals qui sono affidate a Glenn Hughes che fornisce qui un’ottima prestazione vocale nonché di buon tessitore della sezione ritmica insieme a Ian Paice. La successiva “Dealer” è introdotta da un giro di chitarra molto sporco che poi, con l’ausilio di una sezione ritmica cadenzata tesa a compattare il sound espresso nella song. “I Need Love” è un brano che si snoda lungo un riff che in qualche modo possiamo inquadrare in un ottica blues declinata però, grazie soprattutto alle ritmiche, secondo canoni funky. Si fa notare Bolin per opportuni interventi solisti con lo “slide”, dando una certa fluidità al pezzo. Il basso di Glenn Hughes si amalgama bene alla batteria creando una solida base ritmica sulla quale, sul finire del brano Bolin innesta un assolo pertinente con le linee portanti del brano.
Un riff semplice e giocato su totalità leggermente basse c’introduce a “Drifter”. Il brano è giocato quasi prevalentemente su questo riff che risulta essere centrale per quasi tutta la durata del brano, salvo leggeri cambi di tempo e di tonalità nei quali s’inserisce un assolo di buona fattura. Ad un certo punto la track subisce una decelerazione delle ritmiche, che permette ad ogni strumento di “sussurrare” un tema di medodico impatto. Quest’intermezzo “soffuso” lascerà poi spazio di nuovo al tema principale che chiuderà il brano.
“Love Child” è un pezzo che trova il suo punto di forza nel riff portante molto influenzato da blues, sostenuto in maniera brillante dalla sezione ritmica basso/batteria. L’incedere della track, non so perché, mi fa pensare vagamente a certi lavori dei Led Zeppelin, anche se il marchio Purpleiano è ben visibile. Unica pecca è un senso di “incompiutezza” e la assenza di uno sviluppo della song che, prevalentemente, salvo un breve cambio d’atmosfera (più tendente al funky, ma non molto convincente), si svolge lungo il riffing principale.
La seguente “This Time Around/Owned to G” è un brano decisamente emblematico, forse più dei precedenti, della svolta stilistica intrapresa dalla band in questo platter. La song si divide in due parti, una (molto soffusa e dai tratti malinconico romantici con forti tinte soul) nella quale ruolo fondamentale svolgono voce e pianoforte e l’altra, strumentale, più cupa nella quale si inseriscono gli altri strumenti (seguendo uno sviluppo più tendente al blues).
Chiude l’album “Keep on Moving”, che segue un andamento cadenzato e nel quale giocano un ruolo di primo piano i cori. La track ha un incedere, per quanto riguarda il tema strumentale di sottofondo, inizialmente quasi sussurrato (ad opera del basso di Hughes) per poi lasciare che tutti gli strumenti intervengano in maniera più evidente. Il brano si regge sull’equilibrio tra parti più soffuse e momenti di apertura melodica nei quali ogni strumento svolge, opportunamente, il proprio ruolo in un amalgama ben riuscito. La chitarra di Bolin, sul finale del pezzo, si lascia piacevolmente notare con un assolo di  molto convincente.
Per concludere questo “Come Taste The Band”, “testa” (permettetemi il gioco di parole) una band decisamente rinnovata nello stile compositivo e, perché no, anche nel modo di concepire l’esecuzione dei brani. Talvolta il risultato è molto convincente, ma in alcuni episodi purtroppo si rimpiange un po’ l’inconfondibile stile dei capolavori del passato. In ogni caso la classe di questo gruppo storico si nota pienamente e i nostri, ancora una volta, la dimostrano in tutta evidenza. 

Nota: dopo questo disco questa formazione (che corrisponde alla Mark IV) si sciolse e poco tempo dopo uno dei suoi membri, Tommi Bolin, morì tragicamente per overdose. 

Tracklist:

1. Comin’ Home
2. Lady Luck
3. Gettin’ Tighter
4. Dealer
5. I Need Love
6. Drifter
7. Love Child
8. A) This Time Around/B) Ow
9. You Keep On Moving

Line up:

Tommi Bolin: Lead Guitar and Vocals
David Coverdale: Vocals
Glenn Hughes: Bass guitar and vocals
Jon Lord: Keyboards
Ian Paice: Drums

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