Recensione: Concepts Of Math: Book One [EP]

Di Marco Tripodi - 8 Ottobre 2016 - 8:28
Concepts Of Math: Book One [EP]
Band: WatchTower
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2016
Nazione:
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78

Parafrasando Freak Antoni, non c’era gusto ad essere intelligenti nel metal nella seconda metà degli anni ’80. “Energetic Disassembly” lo pubblica nel 1985 la Zombo Records (la Zombo…. due band e quattro album in tutta la sua carriera di etichetta metal), “Control And Resistance” esce quattro anni dopo su Noise. Inizia e finisce così l’esperienza dei texani Watchtower nel calderone incandescente del denim ‘n’ leather di quegli anni. Gli episodi che formalmente posero fine alla sua esistenza furono un incidente occorso a Ron Jarzombek e l’abbandono di Alan Tecchio, il quale decise di concentrarsi sugli Hades, e nel ’91 si accasò anche sul debut dei metallers Non-Fiction. Tuttavia per una band come i Watchtower c’era un oggettivo problema di visibilità e sopravvivenza. Erano tutti impressionati dal potenziale di un giocattolo simile, ma – un po’ come il cubo di Rubik – nessuno poi sapeva realmente districarsi e maneggiarlo a dovere.

Oggi, un quarto di secolo dopo, la proposta dei Watchtower non può spaventare nessuno, di acqua sotto i ponti ne è passata e di band progressive ne sono sorte come funghi, in tutte le salse, risme e forme, intrigate da mille contaminazioni con altri generi e sottogeneri. Se avete consumato album come quelli dei Cynic, degli Atheist, degli Spastic Ink (nei quali per altro hanno militato i fratelli Jarzombek, Bob e Ron), dei Liquid Tension Experiment, dei Planet X, dei Dream Theater, dei Symhpony X, eccetera eccetera, non solo non avete nulla da temere dal ritorno in auge dei quattro di Austin ma anzi, ne trarrete gran godimento. Ci hanno riflettuto parecchio i Watchtower, o forse hanno solo pazientemente aspettato che tutte le cose andassero per il verso giusto, ma alla fine la formazione al completo di Control And Resistance” è tornata in trincea, con un EP di 5 tracce, per altro già fatte circolare alla spicciolata in versione digitale, per i 4/5, dal 2010 ad oggi. La musica di “Concepts Of Math: Book One” quindi non è del tutto una novità, non un fulmine a ciel sereno magari, ma adesso la band le ha dato cornice e compimento, grazie all’intervento di Prosthetic Records, rilasciando in CD e vinile 29 minuti scarsi che pesano però come intere discografie di altri gruppi. Oltretutto in aggiunta abbiamo “Mathematica Calculis” nuova di zecca.

Un compendio di scienze applicate, matematica, fisica, tecnologia, geometria; ecco il risultato degli sforzi dei quattro splendidi musicisti che presiedono il monicker Watchtower dal primo giorno della sua esistenza. Questo “primo libro” è un flusso di coscienza interrotto, un fluido scorrere di angoli, spigoli e poligoni in interazione continua tra loro, uno strabiliante miracolo di equilibrismo e perfezionismo delle forme. Un basso che pulsa come il tracciato di un elettrocardiogramma, un arzigogolo di chitarre che cambiano vorticosamente il proprio senso di marcia, drum patterns che inventano, letteralmente “inventano” ad ogni pie’ sospinto, e Mr. Tecchio che diventa il gran maestro d’orchestra, il cerimoniere che con la sua voce ci guida attraverso un labirinto altrimenti inestricabile.

Sono pochi 29 minuti, per la sete atavica che avevamo di questa prodigiosa acqua dissetante, ma sono tantissimi considerando l’intensità e lo spessore che soggiacciono a questo incessante lavorìo. Il disco è stato presentato e preannunciato da dichiarazioni raccolte tra tanti musicisti blasonati, evidentemente fan della band, da Mike Portnoy a Mike Lepond, da Chris Adler a Marty Friedman, è tutto un applaudire e riconoscere la paternità del genere ai Watchtower, autentici prime mover in ambito jazz-prog-metal. E’ opinione diffusa che senza di loro il progressive metal così come lo conosciamo oggi non sarebbe stato lo stesso, e forse addirittura non sarebbe stato, punto. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, possiamo dire che “Concepts Of Math” riprende il discorso esattamente da dove i Watchtower lo avevano interrotto, effettivamente pare una release coeva e coerentemente successiva a quell’album, nonostante invece siano trascorsi ben 27 anni; quindi ok, i ragazzi sono sempre loro, fedeli a loro stessi, ma è anche vero che tutto rispecchia sin troppo filologicamente il sound di parecchi lustri fa. Per qualcuno questo potrebbe essere una pecca, per altri un’attestazione di merito e confortante familiarità, sono punti di vista. Di certo la produzione è sensibilmente migliorata, a cominciare dai bassi, decisamente più valorizzati oggi che nel 1989.

Marco Tripodi

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