Recensione: Condemned By The Alliance

Di Fabrizio Meo - 19 Luglio 2013 - 19:13
Condemned By The Alliance
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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78

 

Boccaccio scrive, nel prologo dell’Elegia di Madonna Fiammetta: «voi leggendo non troverete… battaglie sozze per molto sangue».

Di sicuro non si può dire lo stesso di “Condemned By The Alliance”, grondante sanguinolento full-length dei bestiali Carnivore Diprosopus, band di punta della fiorente scena brutal death colombiana (Amputated Genitals, Ancient Necropsy, Suppuration, Purulent, Internal Suffering, ecc.) dall’ineguagliabile retrogusto Disgorge che da un decennio crivella timpani con perfida e furente maestria.
 
Le belve di Bogotà tornano a sette anni dall’inumano e sulfureo “Madhouse’s Macabre Acts”, concentrato rabbioso di crudeli stangate. Lo slam brutal partorito dal ventre lercio degli Stati Uniti, in terra latina si è liberato parzialmente dalla freddezza musicale primigenia, impregnandosi di quella focosa passionalità tipicamente sudamericana che ne amplifica ulteriormente la ferocia.

“Condemned By The Alliance” si compone di dieci tracce. L’intro “The Beginning” muove tra claustrofobici ambienti, fragori sinistri e inquietanti indizi del maligno, preludendo alla totale distruzione della tormentante “Covenant Of Satan Predators”, che detta la struttura musicale anche delle tracce seguenti: riff travolgente, drumwork esasperato e atroce, voce dalle viscere della terra. Puro sadismo carnivoro in trentadue opprimenti minuti, ben architettato, reiterato, tambureggiante, senza fronzoli, arzigogoli, tecnicismi, come solo lo slamming sa fare tra blast-beats metallici alla velocità della luce e break-down decapitanti.

I Carnivore Diprosopus in poco più di mezz’ora dilanieranno il vostro udito. Nulla è accentuato o fuori luogo in questo disco, la proposta è lineare, sobria, essenziale, quadrata, le canzoni possono sembrare a tratti prolisse e piatte, un po’ statiche ma non mi dilungherei su questo.

Se andate in cerca di lavori particolari, virate altrove. Se desiderate peculiarità, varietà, le brutali lande colombiane saranno per voi brulle e inospitali. Ma se la tipa vi ha piantati, illuminata da un’improvvisa anacoretica metamorfosi riflessiva o se semplicemente in preda alla noia volete prendere a capocciate le pareti pogando poi con amici in salotto, questo lavoro fa assolutamente al caso vostro.

Buona detonazione.

Fabrizio “Unnamed” Meo
 

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