Recensione: Consuming Impulse

Di JCurwen - 6 Ottobre 2005 - 0:00
Consuming Impulse
Band: Pestilence
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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87

Consuming Impulse è l’album che consacra i Pestilence come una realtà di primo piano del metal estremo di fine anni ’80. La forza di questo album, che non fu sufficiente ad assicurargli un immediato successo quanto una tardiva rivalutazione, è nell’offrire la tecnica di musicisti preparatissimi incanalata in una brutalità fino ad allora mai raggiunta, e almeno nel panorama europeo rimasta per lungo tempo territorio di pochi. Tratti distintivi sono la voce unica di
Martin Van Drunen, un “compromesso” tra lo stile cavernoso e aggressivo di John Tardy e lo screaming acuto, che abbatte sull’intero album un’atmosfera di perenne, costante disperazione, e la batteria di
Marco Foddis, animalesca quanto varia quanto precisa.

Sono proprio queste due cose a risaltare per prime nella devastante opener Dehydrated, dove le due chitarre si fondono in una per quasi tutto il pezzo innalzando un muro sonoro reso multiforme da svariati cambi di tempo.

The Process of Suffocation è una vera cavalcata thrash, headbanging e una parte centrale che sembra uscita dalla mente di Kerry King, mentre
Suspended Animation comincia ad anticipare il sound futuro della band, con inserti di tastiera su una parte lenta, e chitarristi che si passano il testimone nell’assolo che introduce ad un furioso finale.

Se The Trauma, uno degli episodi più riusciti dell’album, è il palcoscenico favorito di Van Drunen, Chronic Infection è uno show personale di Foddis, che risalta anche sugli assoli di chitarra, fino ad uno splendido, disperato finale in cui la voce sale nuovamente in cattedra.

Out of the Body ed Echoes of Death sono estreme in modo diverso da quanto ascoltato finora. All’approccio “unleashed” si sostituisce tagliente precisione, esecuzione disciplinata di composizioni leggermente più complesse, che introducono al pezzo più bello del disco.

Deify Thy Master fonde la prima parte dell’album con la seconda, variando spesso e aggiungendo al tutto un chorus dall’incedere crescente e quasi epico, e di fatto lo conclude, perché gli ultimi due pezzi, Proliferous Souls e
Reduced to Ashes, sono una sorta di introduzione al successivo concept medievale “Testimony of the Ancient”, e come struttura (Intro strumentale + pezzo vero e proprio) e come tematiche trattate nel testo (l’inquisizione).

In conclusione, l’album è un esempio di Death Metal puro, ma con quella originalità e riconoscibilità che ci si aspetta dal sound di un grande gruppo, e non ultima, una copertina discretamente allucinante. Le sperimentazioni e la complessità di
Testimony of the Ancients e soprattutto di Spheres sono ancora lontane ma l’album merita comunque 3 – 4 punti in più tenendo conto del momento in cui è stato composto e prodotto.

Tracklist:

1. Dehydrated 
2. The Process Of Suffocation 
3. Suspended Animation 
4. The Trauma 
5. Chronic Infection 
6. Out Of The Body 
7. Echoes Of Death 
8. Deify Thy Master 
9. Proliferous Souls 
10. Reduced To Ashes

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