Recensione: Cosmology Divine

Di Gianluca Fontanesi - 2 Novembre 2016 - 0:00
Cosmology Divine
Band: Khepra
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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81

Mamma li turchi, è proprio il caso di dirlo! I Khepra spuntano praticamente dal nulla con un album di debutto notevole e assolutamente inaspettato. Sotto l’egida della sempre attenta Rain Without End, in questo frangente siamo davanti a una band di altissimo livello e spessore, che lascerà a bocca aperta parecchi addetti ai lavori e fan del genere. Le coordinate stilistiche devono molto agli odierni Septic Flesh; nell’attesa del seguito di Titan, questo Cosmology Divine colma ogni mancanza e si impone come un prodotto ottimo sotto tutti i punti di vista.

Già l’opener, Atra Hasis, è un piccolo capolavoro di musica estrema in cui vi sono molteplici sfaccettature ed influenze; i Khepra suonano un death metal in chiave etnica che funziona praticamente alla perfezione, ricordando ancora una volta come questa sia una delle proposte più pericolose, difficili e affascinanti della musica estrema tutta. L’inserimento della componente etnica ti fa sempre camminare su un filo in perfetto bilico tra il capolavoro e la minchiata, difficile che ci siano mezze misure; qui però ci collochiamo dalla parte del godimento, ulteriore prova l’apertura in clean del brano nella quale succede di tutto e di più. Enki (Diaries Of A Forgotten God) prosegue con sprazzi di progressive metal durante i quali ci ritroviamo a vagare rapiti tra le strade di Istanbul; le melodie arabeggianti accompagnano verso un altro mirabolante intermezzo in clean e confermano una struttura nei brani atipica, inedita e fresca. I Khepra non suonano nella tradizionale forma canzone ma preferiscono non dare punti di riferimento in favore di una maggiore imprevedibilità e longevità; scelta decisamente insolita e vincente. Quando meno te l’aspetti spuntano passaggi acustici con ogni tipo di strumento tradizionale a fiato o ad arco, l’effetto è assolutamente notevole.

Proseguiamo l’ascolto con Desolation, apparentemente dall’incedere marziale, che sfocia però presto in un ibrido tra black metal e progressive di grandissimo spessore e qualità. L’album poi ha una produzione ridondante al punto giusto e le orchestrazioni sono rese al meglio; si sente tutto e nulla è lasciato al caso, basti prendere come esempio i blast beat con gli strumenti ad arco (o un campionamento che li riproduce), spettacolari. We Are Descending è aperta da un battere velocissimo e assassino, che presto si assesta su una strofa in blast beat potentissima e prosegue quello che è uno dei brani migliori del lotto con un ritornello facilmente assimilabile e melodico. Il ponte è stratosferico con gli assoli dei fiati e il finale, inaspettato, è praticamente ambient e ci fa assaporare il deserto come presi da un infausto miraggio.

Obsession Of The Mad trova il tempo anche per un incipit in groove e si rivela uno dei brani più “soft” del lotto; tutto giocato sui mid tempo, offre un tiro notevole e un’aura sinistra che durante l’album è sempre un valore aggiunto. I Khepra sono sapienti maestri nel rendere la loro musica cinematografica il più possibile e possiamo dire che l’obiettivo è centrato al 100%; il ponte qui è appunto da film e non mancherà di certo di stupire. Oltre alla prestazione degli strumentisti, nelle quale non vi è nulla da eccepire, bisogna menzionare la cura e la totalità delle tracce vocali. Oltre al growl di Dou, vi sono anche parecchi ospiti a rendere Cosmology Divine un vero e proprio gioiellino: sono ben 5 gli altri cantanti coinvolti nell’album e donano al tutto un bel ciliegione su una torta già ricchissima e golosa. Soprani, baritoni, clean di ogni tipo; troverete qui una varietà grandiosa e amalgamata alla perfezione.

Steps Of Immortality fa del tiro la sua arma migliore assieme alle armonizzazioni di chitarra sempre ben strutturate; il mood è horrorifico e offre ancora una volta l’ennesimo ponte incredibile nel quale questa volta spuntano bislacche percussioni, presto sovrastate da puro metallo e dalla ripresa delle ostilità. Evil Incarnate ha dalla sua un’intro tra le migliori sentite quest’anno; il proseguo col black anni ’90 è da manuale e l’inaspettata ariosità seguente completa il quadro. C’è anche spazio per un terzinato che non lascia scampo, un ponte in grado di schiacciare i sassi e un finale di tutto rispetto in sfumare.

Into The Cosmic Disharmony è una breve intro strumentale al gran finale vero e proprio, che è ovviamente la titletrack. Cosmology Divine è un po’ il sunto di tutto ciò che abbiamo ascoltato finora e, nei suoi sette minuti e ventisei, non vi deluderà affatto rivelandosi una degnissima conclusione con badilate di magniloquenza ed epicità. Through The Cosmic Web Of Voids offre solo un paio di minuti di suoni vari e il tutto si ferma.

Che dire quindi? Se amate le sonorità dei Septic Flesh più recenti buttatevi a pesce su Cosmology Divine! Disco assolutamente di alto livello e con un tasso di maturità raro per una band al debutto. Dopo i nostri Fleshgod, i Khepra si impongono sul mercato del death sinfonico con una prova di tutto rispetto, risultando un ottimo connubio di musica estrema mischiata alla cultura della propria terra. In molti lo fanno ma in pochissimi riescono a farlo bene. I Khepra sono sicuramente tra questi, ricordatevi di questo nome perché se ne sentirà parlare parecchio.

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