Recensione: Cowboys From Hell

Di deloose - 14 Novembre 2001 - 0:00
Cowboys From Hell
Band: Pantera
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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96

Era il 1990 e qualcosa di nuovo avene nella scena Metal americana.
Un gruppo di quattro personaggi, ancora legati a quegli (ormai dimenticati da molti) stereotitpi di anticonformismo e contrasto alla massa come i capelli lunghi, escono alla ribalta grazie alla loro aggressivita’, grazie al loro “dire cio’ che pensano”, alla loro energia prepotente e mai ascoltata sino a quel momento.
Ecco che nascono i PANTERA, band dalle potenzialita’ devastanti. La critica non se ne accorge subito, ed e’ solo grazie al mega tour americano che i PANTERA trovano un seguito impressionante tra i fans, gente ormai stanca dell’ormai troppo ascoltato Metal del tempo, persone in cerca di emozioni differenti, piu’ selvagge, piu’ feroci, piu’ umane.
E cosi’ arrivo’ anche il successo di critica (figuriamoci), che non poteva negare l’avvento di un qualcosa di nuovo e che avrebbe finalmente portato qualcosa di veramente buono e di qualita’ alla luce. E cosi’ avvenne il parto dei quattro ragazzi form U.S.A.

Phillip
Anselmo
alla voce, Diamond Darrell alla chitarra, Rex al basso
e infine Vinnie Paul alla batteria. Potrei soffermarmi ore su quanto ogni
singolo componente metta del suo in ogni pezzo, caratterizzandoli uno per uno
e dando vita ad un album eccezionale, come pochi sono mai stati fatti.

Cowboys From Hell e’ la canzone traino di questo lavoro, ed e’ anche la prima che ci si presenta nell’ascolto. Parte subito con un sound di chitarre spettacolare, ai tempi difficilmente sentito da altri. Compressioni, distorsioni, effettistica, stoppati, cosa chiedere di piu’ a un chitarrista Metal? Nient’altro, infatti non c’e’ nulla da chiedere, ma solo ascoltare come il tutto prosegue, con un riff semplicemente fantastico, trainante, avvolgente, cattivissimo. E la batteria! Come in tutto l’album ottimi suoni, specialmente suoni aperti come piatti e charleston, e una cassa prepotente e incalzante che fara’ battere il vostro petto a ritmo di puro Metal.

Inizio da schiacciasassi con Primal Concrete Sledge con la batteria a fare da portante e una chitarra ripetitiva e martellante ad accompagnare la cattiveria espressa nella voce di Phil Anselmo, ai tempi ancora dotato di lunga capigliatura. Poco piu’ di due minuti di puro Metal compresso e violentissimo.

Psycho Holiday parla di paranoie, alcool, vizi, argomenti ricorrenti in ogni canzone, come ricorrenti sono gli impetuosi stacchi di Vinnie Paul, le ritmiche di Darrel, l’ottima parte al basso di Rex, e l’ormai “familiare” voce di Anselmo.

Ed eccoci ad uno dei capolavori indimenticati ed indimenticabii dei PANTERA:Heresy. Non dovrei dire nulla a riguardo, chi non conosce Heresy non dovrebbe stare qui, ma consiglio di andare a leggere QUI… e’ il posto giusto per chi si e’ perso una fetta di storia del Power Metal ’90.

Gia’ pensavamo di aver ascoltato il meglio di Cowboys From Hell che arriva un bello schiaffo in faccia! Ragazzi, saro’ anche legato ad un Metal piu’ sugli anni ’80 che il resto, ma questo pezzo, Cemetery Gates e’ il piu’ bel pezzo insieme a pochi altri di cui porto il ricordo fin dalla mia inizializzazione al Metal! No ci sono storie che tengano, questo brano e’ semplicemente sublime, c’e’ tutto, dall’arpeggiato pultio al distorto potente, graffiante, deciso, sino ad arrivare ad un assolo semplicemente divino, con uno stacco di ritmica pulito-distorto geniale. Per non parlare del riff di ponte tra ritornello e strofa… energia pura! Ottima la parte del basso, effettato in maniera particolare, ma sicuramente molto ben riuscita. Una parte vocale che ci fa pensare di aver cambiato cd e aver messo gli Helloween di Kiske. Vi rimanderei QUI per chi non sapesse nemmeno cosa sia questa opera d’arte, ma ho pieta’ degli stolti.

Domination e’ forse la canzone dove il batterista si cimenta in pezzi impressionanti. Non a livello tecnico (comunque superiore), ma di sicuro a livello di sonorita’, con una doppia cassa rinsecchita di se stessa, ma con la quale ottiene un effetto ritmico stupefacente. Bellissimi i riff di chitarra, scorrevoli nella loro semplicita’, un impatto sonoro superbo.

Anche Shatteres parte come la canzone precedente, ma questa volta il riff scelto da Darrell e’ decisamente piu’ cattivo, “olioso” come al solito, ma se possibile maggiormente accattivante. Un concentrato di Metal velocissimo e selvaggio, con Anselmo che ancora stupisce per le tonalita’ che riesce a pescare (bevesse di meno ora nei live potrebbe fare figure decisamente migliori).

Clash With Reality esagera la chitarra come vera e propria sezione melodica a se’, parte assolutamente trainante del brano, e non come la “solita” (parola difficile da usare in questo album!) accompagnatrice ad accordi pieni. E il tutto si compone attorno alle melodie di Darrell, con Anselmo che ricama tra acuti e cattiveria, il tutto concialitao da una sezione ritmica come al solito ultra compatta e ritmata. Da cento la parte struemetnale centrale al pezzo, la perfetta unione di tecnica e melodia. Ascoltatevi l’assolo, breve ma perfetto, per poi riprendere con una sezione finale devastante.

Qui il richiamo tribale dei PANTERA non si riscontra solamente nel titolo Medicine Man, ma anche nel ritmo che puo ricordare alcuni lavori dei Sepultura, ma solo nel suo inizio. Canzone tranquilla, relativamente all’album mi raccomando, con un ottimo ritmo, un giro di chitarra molto buono. Buon pezzo, con forse il miglior assolo dopo Cemetery Gates.

Ed ora cinque lunghi mintui di Message In Blood classica “cavalcata” alla PANTERA. Bellissima nei suoi stacchi, varia e particolare nella sua struttura, cupa e tetra nella sua melodia, depressa e angosciante nelle sue parole.

La tranquillita di un celestial arpeggio viene subito interrotta dalla ferma decisione di una distorsione spettacolare in The Sleep. Pezzo un po’ fuori dai canoni di Cowboys From Hell, sia per la “lentezza” che per la poca pienezza di suoni ripsetto ad altri brani. Ottima la parte di basso del bravo Rex che da’ quel qualcosa in piu’ rispetto ad altre prestazioni. Ritorno a meta’ del pulito, cosa che paice molto ai PANTERA, e ancora un bellissimo assolo del piu’ che melodico e perfetto Darrell davvero un ottimo esecutore. Molto bella la chitarra di accompagnamento, dal suono piu’ addolcito. Finirete per amare l’ambiguita’ di The Sleep.

E questa nuova scoperta americana termina con The Art Of Shredding, granpezzo compresso e ben amalgamato nelle sue tante parti. E come forse potevamo aspettarci ecco riapparire di punto in bianco la ferocia dei quattro guerrieri, a sputare in faccia le cose agli altri, sia nei loro testi che nel loro sound irresistibile. Ora capisco perke’ ad ogni loro concerto le ambulanze non bastano.

Che
dire di Cowboys From Hell? Nient’altro che se non lo avete tra i vostri
originali, sapete gia’ dove andare! Non ci sono scusanti, questo album segna una
svolta nel mondo del Metal (non ditemi che il neonato Nu Metal non ne sia un figlio
degenero), una gicocchiata d inovita’ che ci ha lasciato tutti senza fiato. A
parte i capolavori presenti, tutte le canzoni raccontano di una preparazione tecnica
stupefacente, una grinta fuori dal comune, e una cattiveria e incazzatura che
non chiedeva colonna sonora migliore per essere esplosa in faccia al mondo intero.
Grandissimo album, senza ombra di dubbio!

Tracks

1- Cowboys From Hell (4.06)
2- Primal Concrete Sledge (2.13)
3- Psycho Holiday (5.19)
4- Heresy (4.45)
5- Cemetery Gates (7.03)
6- Domination(5.02)
7- Shatteres (3.21)
8- Clash With Reality (5.15)
9- Medicine Man (5.15)
10- Message In Blood (5.09 )
11- The Sleep (5.47)
12- The Art Of Shredding (4.16)

Deloose
deloose@libero.it

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