Recensione: Criseida

Di Mauro Gelsomini - 1 Agosto 2003 - 0:00
Criseida
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Genere:
Anno: 2003
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45

E’ un sestetto l’autore del power sinfonico di “Criseida”: la band spagnola, al debutto per la connazionale GoiMusic, propone subito un concept in tre atti che dall’esterno mi ha messo una certa curiosità.
Che i nostri debbano essere fan di un certo power metal scandinavo, è indubbio, visti i soventi segni gotici risconrabili e nell’artwork e, principalmente, nel sound: i “The Stormrider” infarciscono la loro opera con elementi tipici degli act più disparati, anche se spesso si ritrovano a combattere con problemi di amalgama e omogeneità; ciò che non può convincere è proprio l’incapacità in fase d’arrangiamento, di raccordare le varie parti in maniera continuativa, che si risolve in veri e propri mosaici sonori, ogni pezzo dei quali farebbe inorridere un amante delle relative sonorità, ora per carenza di originalità, ora per imperizia tecnica, ora per evidente mancanza di gusto compositivo.
Tutti i suddetti “nei” del gruppo potrebbero essere elencati in maniera rigorosa, quasi cronologica, a partire dall’intro carica di pathos epico, scatenante il power/speed di “Shadows Of War (visions)”, versione addolcita di un pezzo qualsiasi dei Warlord (che ricordano spesso). La voce iper-effettata – forse a mascherare evidenti lacune didattiche – intona linee banalissime e canta liriche che definire già lette – si leggano quelle di “Messengers Of Fate” – sarebbe un eufemismo.
Nell’accozzaglia di trovate noterei gli immancabili “fight” su un paio di refrain; il risibile growl su “Cults Of The Shadow”, in cui si cimenta anche una stonatissima voce soprano; un cantato molto 69 eyes sul cadenzato di “Never”, song che prometteva bene, ma che trasformandosi nel power Stratovarius oriented, ammazza letteralmente la sorpresa iniziale, per non parlare del refrain o dell’improvviso duetto solistico clavicembalo/chitarra (chi ha detto Malmsteen?) nella parte centrale, seguito da un variegato intermezzo strumentale in cui purtroppo non si possono fare a meno di notare alcuni errori di quantizzazione della doppia cassa.
Anche le idee ritmiche sono quanto di più sperimentato ci sia in circolazione, qua e là si sentono timidi accenni di scariche percussionistiche – quelle cha avevano costellato l’ultimo Beholder, per intenderci – ma gli imbarazzanti sweep continuano asfissianti a togliere impatto alle soluzioni.
Insomma, continuare significherebbe girare il coltello nella piaga, quindi devo semplicemente concludere rimandando al mittente questo prodotto, non all’altezza della concorrenza, e, anzi, colpevole di togliere spazio a molte e più meritevoli band underground.


Track List :
Act I
1. The Storm
2. Shadows Of War (Visions)
3. Messengers of Fate
4. Never (Deep Winter)

Act II
5. Time Is The Punisher¸ Time Is The Avenger
6. Ritual
7. Cults of The Shadow
8. Windhunter

Act III
9. Montsacrum (Ready To Die)
10. The Track
11. New Reign

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Anno: 2003
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