Recensione: Crossfire

Di Eric Nicodemo - 19 Febbraio 2015 - 8:00
Crossfire
Band: Issa
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2015
Nazione:
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77

Ormai ho la piena certezza che buona parte dei lettori (e redattori) di TrueMetal abbia abbandonato ogni diffidenza verso la popular music: cosa che viene spontanea da pensare quando in home page appaiono dischi come questo, ennesimo viaggio nel mondo zuccheroso di Issa Oversveen.

Anche chi scrive non può nascondere qualche dubbio sulle aperture pop della nostra biondona ma forse è proprio quella la molla, ovvero l’avvicinarsi al proibito, che spinge il sottoscritto ad abbandonare il proprio confortevole habitat per avventurarsi in campo avversario.

Dopotutto, è dall’alba dei tempi che si tenta di ammorbidire il lato duro del rock e l’incontro di correnti di pensiero diverse è stato un processo le cui radici affondano nel passato e, come tutti sanno, trovarono l’incarnazione perfetta in un certo AOR (tutte cose innominabili per gli irriducibili cultori del metallo… e per qualche irsuto estremista).

E così, non appena accorsi in questa show room, veniamo investiti dalle luci di una pista anni ottanta: beat caldi e colorati accendono “Crossfire”, laccato dalla suadente Issa, pronta a sedurci con qualche mossa a base di charme ipnotico.

Se l’immagine della nordica restituisce un’atmosfera degna di un video patinato, non sono da meno le canzoni: “New Horizon” sembra aprire nuovi orizzonti su vecchi paesaggi dove Issa ci alletta con la sua voce seducente. L’atmosfera leggera non è di per sé un male e porta sensazioni contrastanti, che si mischiano e sovrappongono.

In questo contesto, le canzoni romantiche si trovano perfettamente a loro agio, per cui nella nostra sala da ballo c’è anche spazio per il lento di “Raintown”, il momento giusto che Issa aspettava per farci lasciare i panni del metallaro e farci versare qualche lacrimuccia duettando con un partner inaspettato, Steve Overland. Sforzo che raggiunge l’apice nel post chorus ben livellato, glitterato e tarato per offrire qualche sobbalzo cardiaco.

Proseguire nel disco potrebbe far vacillare la nostra fede e, sebbene i Manowar non approverebbero, i vibrati di “Long Time Coming” hanno cuore, palpitante e ricolmo di emozioni, come quello di uno sbarbatello in preda a sogni adolescenziali.

Ammetto che l’appeal giovanile è allettante e corrobora testi e suoni di “Crossfire”: non sarà, poi, molto difficile immaginarsi una vacanza estiva, il sole infuocato mentre il coro spaccacuori di “Fight Fire With Rain” ci avvolge, la carezza della pioggia porta malinconia e serenità sul fuoco delle emozioni e, una volta tanto, ci facciamo trasportare dalle onde, senza pensieri di mantenere la nostra posa da macho.Crossfire” è proprio così: immediatezza pop e slancio rock uniti assieme, con Issa che fa da succinto intermediario tra le due sponde.

Ciò implica che l’adrenalina rimane intatta ma controllata da un sound morbido ed ottimista. Questo è sufficiente a spiegare come “Heartbeat” è un’altra hit da disco pub, dove la voce esplode frizzante e appassionata. Tuttavia, non ci tufferemo in uno sfrenato headbanging all’incitamento di Issa, più simile ad un invito a ballare che a scatenarci fuori controllo.

Electric Lights” osa ancora proporci un suono promiscuo, mischiando chitarre e sintetizzatori da notti bollenti, riportando alla mente lidi musicali ibridi, di altre latitudini, quali i Glass Tiger. Insomma, la colonna sonora ideale per un anime, messa in scena da “Ghost Inside My Heart”, che aumenta il tasso glicemico, grazie anche ad un ritornello accattivante, interpretato da una performance sopra le righe.

Suoni sintetici e “gommosi” sono fedelissimi amici per Issa, che nuota in questa piscina colorata. E se poi quella timida chitarra di “Red Lights” vorrebbe urlare un trillo, ci pensa l’arrangiamento e un paio di tasti edulcorati a dolcificare, sedare e zittire la sei corde. Per sempre.

Insomma, nessuna concessione al guitarplay iperbolico ma pieno appoggio a melodie di facile presa. Merito della bellissima, armoniosa voce di Issa, che sembra voler scalare le classifiche nella alte note di “We Rise”, fiore all’occhiello dell’album e song graziata da un refrain radioso.

Se, quindi, nel debutto degli Adrenaline Rush si rimproverava una voce ancora acerba, qui l’impatto vocale è sempre sopra le attese, grazie anche al giusto contributo della nitida produzione, tutta concentrata a mettere in luce le doti canore della singer.

Produzione che predilige sempre il lato soft, mettendo in risalto i synts in uno schema che si ripete sovente nello sviluppo delle canzoni, come in “Only You”. Tuttavia, qualche variazione fa capolino: inaspettatamente, la closer assume un andamento incalzante, ben ritmato dalla batteria. Viene trasmesso maggiore carattere pure alla chitarra, che sfodera un assolo di class metal coinvolgente, sebbene il fulcro rimane il vortice di melodia di un coro caldo come la brezza marina e forte come un ciclone estivo.

Only You” testimonia che “Crossfire” è un album valido, animato da una pletora di canzoni easy listening, tra le quali spiccano alcune songs poste in chiusura. Di certo, non fa per i più accaniti amanti del guitarplay spericolato, che mal apprezzeranno il suono troppo smussato della sei corde, la quale, più di una volta, è posta in secondo piano o è assoluta protagonista di assoli di pochi istanti (se si esclude “New Horizon”, dove spicca il prezioso bridge centrale, o i saettanti vibrati di “Long Time Coming”). D’altronde, la natura dell’album predilige una produzione focalizzata sul ritmo innescato dai sintetizzatori più che sulle tessiture chitarristiche. Ma se questo aspetto può essere tralasciato, bisogna confessare che i ritornelli, da canzone a canzone, non sempre si rinnovano e qualche volta si avverte la necessità di un loop memorabile per coronare l’esperienza.

Detto questo, “Crossfire” rimarrà un’ottima pausa tra gli ascolti più impegnati della prossima stagione. Non piacerà a tutti e non diventerà album dell’anno (anche a causa della nutrita concorrenza), ma servono anche questi episodi per farci divagare dalla vita quotidiana: male che vada, avrete un argomento sui cui parlare nel nostro blog, soffermandovi a scherzare su quell’abile mossa di décolleté.

 

Eric Nicodemo

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