Recensione: Crucify The Priest

Di Matteo Bovio - 8 Aprile 2002 - 0:00
Crucify The Priest
Band: Bludgeon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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75

Credo che molti di voi aspettassero questo con impazienza questo album, magari non proprio per il prodotto in sè ma piuttosto perchè prodotto da, udite udite, Joey DeMaio in persona. Infatti la produzione, oltre che alla nota Metal Blade, è stata affidata anche alla neo-nata Magic Circle Music. I Bludgeon iniziano quindi la loro carriera con questa ottima presentazione.

Peccato che le vere novità in fondo finiscano tutte qui; ad aspettarmi non c’è assolutamente nulla di fenomenale, come si è cercato di far credere. Mi aspettavo una vera e propria rivelazione, qualcosa di strabiliante, o almeno, questo è quanto la biografia lasciava intendere. In realtà quello che si può assaporare è uno standard e canonico Thrash Death, con forti richiami al suono americano di metà anni ’80. Insomma, una produzione moderna che però dà uno sguardo al glorioso passato di un’intera scena.

I Bludgeon sanno fare il loro mestiere, e lo fanno con stile, ma non aggiungono nulla di veramente di nuovo a quanto già sentito da altri. Nel suo tradizionalismo, Crucify The Priest dimostra coraggio, nel senso che cerca di emergere senza dover per questo rivestire la band di fronzoli estetici o formali: qui si punta solo ed esclusivamente al sodo, tralasciando tutto il resto. Questo è un Cd da avere se vi piace il genere, da evitare assolutamente se volete qualcosa di fresco. Sicuramente occorrerà del tempo perchè possiate apprezzare del tutto questo lavoro, così attaccato agli stilemi classici del genere che sembra uscire direttamente da un’altra era.

“Tortured Through Lies” è la prima traccia che ha saputo coinvolgermi un po’: sia per il riffing mordente che per un’attidudine che a tratti, forse impropriamente, mi ha ricordato gli Obituary, band dal sottoscritto molto amata. Non c’è in realtà molto della storica band, se non il minimalismo esemplare di alcuni riff; tuttavia più ascolto questa traccia e più alcuni suoi passaggi mi riconducono lì. Più che discreta anche “Voluntary Manslaughter”, la quale a sua volta ha dalla sua una bella dose di cattiveria, che in un album simile non può mancare.

La produzione è veramente ottima, sia a livello di suono che di artwork. Nulla da dire anche sulla prestazione dei singoli elementi, tutti ottimamente preparati e perfettamente padroni del loro strumento. Se vi piace quindi il Death americano, quello senza troppi fronzoli se non qualche assolo qua e là, accomodatevi pure, e probabilmente avrete di che divertirvi. Comprando questo Cd in qualunque caso non buttereste via i vostri soldi, perchè di qualità ce n’è, ma secondo me è mancato quel qualcosa in più che veramente lascia il segno.
Matteo Bovio

Tracklist
01. Smoke Screen
02. Idle Distinction
03. Tortured Through Lies
04. Zero Tolerance
05. Last Rites
06. Voluntary Manslaughter
07. Crucify The Priest
08. Abandoned
09. Bound
10. Inner Hell
11. Turmoil
12. Stained In Blood

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