Recensione: Curse Of The Hidden Mirror

Di Giulio Caputi - 14 Luglio 2002 - 0:00
Curse Of The Hidden Mirror
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Anno: 2001
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78

“Curse of the hidden mirror” è l’ultima fatica partorita dallo storico gruppo hard rock Newyorkese, dopo il valido “Heaven Forbid” del 1998, uscito a distanza di dieci anni dall’ormai leggendario “Imaginos”. I BOC si ripresentano ai loro fan con la medesima line-up formata da Eric Bloom (voce/chitarra ritmica), Donald “Buck Dharma Roeser” (voce/chitarra solista), Allen Lanier (tastiere), Danny Miranda (basso) e l’ormai ipercollaudato Bobby Rondinelli (batteria). Veramente uno spettacolo è la copertina che vede ritratto Hitler che porta a spasso Lenin su un carrettino in pieno deserto, ma ormai sappiamo che dai BOC possiamo aspettarci di tutto, e l’ aura di mistero che da sempre li circonda non si smentisce neanche dalle cover dei loro album, in questo caso veramente originale. Corposo e ben amalgamato risulta essere il sound qui proposto che cerca di avvicinarsi allo stile più tradizionale del loro background artistico, rispetto ad Heaven Forbid che presentava comunque degli ottimi spunti accostabili al classic metal. “COTHM” cerca di recuperare in parte lo spirito hard rock, se non proprio delle origini almeno del periodo di maggiore successo, e cioè quello corrispondente all’uscita di album come “Agents of fortune” e “Spectres”. La traccia d’apertura “Dance on stills”, infatti, lascia intravedere quanto detto finora, con in primo piano la chitarra e la voce di Buck Dharma Roeser che ci conducono attraverso un hard rock abbastanza eterogeneo ma non particolarmente diretto; buono il refrain ed il finale sorretto da una sezione ritmica ispirata. “Showtime” sembra rappresentare meglio il tipico sound dei BOC, e merito di ciò va sicuramente al basso di Danny Miranda che con il suo giro ipnotico ci riporta indietro nel tempo a canzoni come “Don’t turn your back” o “Deadline” per intenderci. Inoltre è senza dubbio ottima la prova del sempreverde Eric Bloom alla voce che non finisce mai di stupire con quel suo timbro misterioso ed inquietante. Già dal titolo della terza traccia, “Old God’s return”, si capiscono le intenzioni di questi “vecchietti terribili” ed è proprio il caso di dire che gli “antichi Dei sono ritornati”, dal momento che non possiamo far altro che assistere ad un massiccio e tecnicamente ineccepibile hard rock di matrice settantiana ricco di sfuriate elettriche e di cambi di tempo, veramente un bel colpo di classe che alza ancora il livello qualitativo del lavoro. I toni si ammorbidiscono di molto con “Pocket”, piacevole e sicuramente di buona fattura, anche se molto più orecchiabile e commerciale rispetto al resto dell’album; a riportare il discorso su sonorità molto più dure e dirette è “One step ahead from the devil”, altra traccia di potente rock da annoverare tra le più riuscite del platter. Quello di cui fin qui si sentiva la mancanza erano i classici colpi di pazzia e di assoluta originalità che i BOC piazzavano in ogni lavoro, ed eccomi puntualmente smentito da “I just like to be bad”, che a cominciare dal testo per finire alla musica ispira simpatia e complicità verso una canzone tutt’altro che scontata. Sembra che i due vocalist Bloom e Roeser si siano divisi i compiti a seconda della tipologia della traccia da cantare, quelle più dure sembrano essere quasi tutte interpretate da Bloom mentre quelle più melodiche da Roeser: dopo “Pocket” è il caso anche di “Here comes that feeling”, più che discreta la prova del chitarrista americano dietro il microfono, ma la canzone in sé per sé non mi convince affatto, forse un po’ troppo ripetitiva e in generale fuori dal contesto del lavoro. La successiva “Out of darkness”, dal lento e malinconico incedere, può essere vista come il secondo vero episodio di pura originalità del disco, sembra di percepire dalle note quel senso di insicurezza dilagante, come un qualcosa di incontrollabile e fuori da ogni schema precostituito, molto, davvero molto difficile da esprimere a parole. Altrettanto non si può dire per la successiva “Stone of love”, un po’ piatta nonostante l’affiatamento e la tecnica che i BOC dimostrano. A questo punto un’altra bordata di incandescente hard rock non ci starebbe male e a tal proposito gli statunitensi ci vengono incontro sfoderando “Eye of the hurricane”, canzone veramente “arrabbiata”, e come al solito Eric Bloom si esibisce in un’altra prestazione magistrale alla voce. Chiude degnamente “COTHM” un’altra traccia del tutto particolare e cioè “Good to feel Hungry”, come a dimostrare che i cinque musicisti ci abbiano preso gusto con la voglia di stupire: anche questa song richiede diversi ascolti prima di essere digerita ed assimilata, ma una volta colte le sfumature non si può far altro che relegare un grande plauso per il coraggio e la grande classe di cui gruppi come questo sono stracolmi. Concludo la recensione cercando di evitare il più possibile paragoni con il passato ed in particolare con dischi capolavoro come “Secret treatries”, “Fire of unknown..”, “Spectres” etc… per il semplice motivo che gli anni settanta sono stati un’epoca irripetibile, lo spirito e la musica venivano concepiti in tutt’altro modo, che oggi purtroppo non esistono più; posso solo confermare però che la strada intrapresa dai BOC con questo lavoro è sicuramente quella giusta e anche se è stato poco pubblicizzato, questo disco vale sicuramente l’ascolto, perché non tradisce le attese e soprattutto perché ogni uscita del gruppo americano induce come per il sottoscritto ad una curiosità morbosa, dovuta essenzialmente alle loro soluzioni genialoidi e quasi sempre fuori dagli schemi. Certo è che sempre di hard rock si tratta, come molte delle tracce qui incluse stanno a confermare, ma Roeser & Co. sembrano tutt’altro che rimbecilliti, anzi l’acquisto essenziale di Danny Miranda al basso e soprattutto del maestro Rondinelli alla batteria (ormai sono quasi dieci anni di fruttuosa collaborazione) sono sinonimo di garanzia e di qualità, se ancora ce ne fosse bisogno.

Tracklist:

  1. Dance On Stilts
  2. Showtime
  3. Old Gods Return, The
  4. Pocket
  5. One Step Ahead Of The Devil
  6. I Just Like To Be Bad
  7. Here Comes That Feeling
  8. Out Of The Darkness
  9. Stone Of Love
  10. Eye Of The Hurricane
  11. Good To Feel Hungry

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