Recensione: Cursed, Scarred and Forever Possessed

Di Roberto Cavicchi - 14 Novembre 2009 - 0:00
Cursed, Scarred and Forever Possessed
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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73

Il black metal ne ha fatta di strada da quei, ormai lontani, primi anni ’90 in cui Mayhem, Darkthrone e tutti i gruppi classici che ben conosciamo davano vita ad un sound che avrebbe fatto scuola: da allora il genere si è evoluto in innumerevoli direzioni dando vita a una scena musicale ampia ed estremamente variegata. Esistono però innumerevoli band che, infischiandosene apertamente di tastiere, cori e strumenti alternativi, decidono di suonare ancora il buon True Norwegian vecchia maniera: è a questa infinita schiera di band che appartengono i Celestial Bloodshed. Attivi dal 2000, e giunti con Cursed, Scarred and Forever Possessed al loro primo full length, questi ragazzi di Trondheim già dalla copertina del disco e dalle foto della formazione rischiano di venir presi per uno dei tanti gruppi-clone che infestano la scena: giusto e sbagliato allo stesso tempo, perché, se è innegabile l’ispirazione presa dai classici del genere (Mayhem su tutti), è anche vero che queste influenze vengono elaborate per scrivere musica con un’apprezzabile personalità.
La sensazione principale trasmessa da questo primo full length è quella di un’oscurità opprimente e soffocante che non lascia scampo: ciò grazie ai tempi mai troppo veloci, neppure nei frangenti più tirati, e all’ottimo riffing di Luctus, chiaramente ispirato allo stile di Euronymous ed in grado di ricreare ottime atmosfere.

Altro punto di merito, ogni brano gode di una propria identità, a partire dall’ottima title track, posta in apertura subito dopo una breve ed efficace (benché canonica) intro atmosferica, che inizia con un riff cadenzato ed efficacissimo che non potrà non imprimersi nella testa di ogni ascoltatore e che richiama echi dei Nargaroth di Geliebte Des Regens, per poi accelerare improvvisamente donando durezza alla seconda parte del pezzo.
I cambi di tempo saranno una delle costanti dell’album, grazie alla batteria di Tiller che compie un buon lavoro sulle pelli pur non eccellendo né in tecnica né in fantasia (per la maggior parte dell’album si manterrà su di un classico blast-beat); l’autentico valore aggiunto dell’album è però la voce del cantante Steingrim Torson (tragicamente deceduto la primavera di quest’anno) il cui scream espressivo, basso e rauco, tanto da essere spesso al confine con il growl, dona a tutti i pezzi gran parte del senso di oscurità claustrofobica di cui si è parlato sopra. Tra le canzoni da citare ci sono sicuramente Truth is Truth, Beyond the God, uno dei pezzi migliori di tutto l’album, baciato da un lavoro di chitarra veramente ottimo e da un’interpretazione vocale da vero fuoriclasse. In All Praise to Thee, a un inizio lentissimo ed asfissiante in cui Steingrim si lancia in un cantato cantilenante simile a quello di Attila Csihar, segue un momento molto tirato al quale, nel finale, si sostituisce una lenta parentesi atmosferica veramente inquietante, sicuramente uno dei pezzi più rappresentativi dell’album.

Chiude il quadro una produzione perfetta per il genere, che senza coprire o distorcere la musica le dona invece una ruvidezza un po’ grezza in grado di esaltare al meglio quel senso di buio e malvagità tanto caro agli amanti del genere.
Cursed, Scarred and Forever Possessed: questo è il titolo dell’esordio dei Celestial Bloodshed, ed è veramente appropriato: questi infatti sono gli stati d’animo nei quali ci troveremo per tutta la durata del disco. Non ci sono novità, è vero, ma se amate il black metal, che siate legati o meno alle sue origini, vi consiglio caldamente di provare il lavoro di questi norvegesi: di black così emozionante non se ne sente più tanto.

Roberto “Strangel” Cavicchi

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TRACKLIST:

1. Intro  
2. Cursed, Scarred And Forever Possessed  
3. Sign of The Zodiac 
4. Truth Is Truth, Beyond The God  
5. All Praise To Thee  
6. Gospel of Hate  
7. The Demon of Old

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