Recensione: Cymatic

Di Andrea Bacigalupo - 16 Marzo 2017 - 8:30
Cymatic
Band: Reapter
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2016
Nazione:
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68

Da quando i Venom dichiararono che quello che suonavano era “Black Metal” si è sentita la necessità di dare un nome diverso alle varie trame sonore che scaturivano dall’evoluzione di quello che allora si chiamava solo Heavy Metal. Così, il modo di suonare veloce ha preso il nome di Speed, quello arrabbiato e furioso di Thrash, quello oscuro e tenebroso di Doom (già Dark Sound) e quello più sofisticato di Progressive. Il continuo nascere di giovani band, con la voglia di dire qualcosa di nuovo, ha portato alla ramificazione ed alla trasformazione di questi generi. Tanto per fare qualche esempio: dal Thrash si è staccato il Death e dall’Heavy Metal l’Epic; lo Speed è diventato Power ed il Black Metal si è trasformato in un vero e proprio movimento che è andato oltre la tipologia dei testi. Per ogni variazione sonora, per ogni tematica trattata è sorto un sottogenere: il Techno ed il Brutal Thrash, il Deathcore, il Metalcore, il Pagan, il Viking e altri ancora …………

Per cui, seguendo quanto sopra, dall’ascolto di “Cymatic”, album prodotto dalla label nostrana Revalve Records e pubblicato il 23 settembre 2016, i Romani Reapter suonano quello che si può definire un Heavy – Techno – Thrash – Progressive Metal.

Condensando, il combo fa un Metal molto caldo, di quelli che non si raffreddano, espresso attraverso partiture molto tecniche, ma anche poliedriche, unite da una carica di forte passione. Questa è evidenziata da una voce che, se pur non estesissima, richiama sia il carattere interpretativo che ha reso grande l’Hard Rock negli anni ’70 sia le voci Thrash dell’epoca d’oro della Bay-Area, esempi più immediati gli intramontabili James Hetfield dei Metallica ed Eric A. Knutson dei Flotsam and Jetsam.

In dieci canzoni, della durata complessiva di circa cinquantadue minuti, i Reapter propongono tanto, unendo quanto di più classico (“Repeat”) con episodi più tirati (“Tsunami”, “Life and Horror”) e potenti (“Useless”) per mezzo di trame complesse ed articolate. Il sound è caratterizzato da una massiccia sezione ritmica e da un buon lavoro della chitarra solista, entrambe sempre alla ricerca di intriganti ed intrecciate linee melodiche.

Anche se non originalissimi, svariati sono i momenti che colpiscono, come le aperture di basso oscure ed impetuose e l’uso dinamico delle Twin Guitars che impreziosiscono brani quali l’elettrizzante “The Alchemist”, l’emozionante “Behind a Mask” o la cinetica “Fallen Angels” aumentandone il phatos. Sempre in evidenza è l’abilità dei musicisti, particolarmente espressa soprattutto nel conclusivo ed interessante pezzo strumentale “Omega Revolution”.

Di contro, il forte tecnicismo a volte porta ad un po’ di dispersione, soprattutto dove questo distacca il lavoro da quello che meglio rappresenta: un buon collegamento del presente con il glorioso passato.

Poco male, queste sbavature non pregiudicano la riuscita dell’opera, che rimane di buon livello.

Cymatic”, sta per Cimatica: la teoria secondo la quale le onde sonore influenzano la materia.

Per quanto concerna la musica dei Reapter, attivi da circa un decennio e con alle spalle due EP ed il Full-Length “M.I.N.D.”, tale influenza non può che essere positiva. Avanti così ragazzi, la strada l’avete più che spianata.

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