Recensione: Damnation’s Wings

Di Luca Trifilio - 16 Luglio 2011 - 0:00
Damnation’s Wings
Band: Hellfighter
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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55

Quando di mezzo ci sono nomi circondati, grazie anche alla patina del tempo, da un alone quasi mistico di leggenda e di pionierismo, inevitabilmente ci si avvicina a un disco in maniera differente. Nel caso degli Hellfighter, band sorta appena cinque anni fa, le radici affondano negli Xentrix, considerabili tra i capostipiti del movimento thrash metal britannico e che a questa nuova creatura consegnano alcuni dei componenti originali. Chi conosce anche solo sommariamente, sa qual è stato il loro percorso: un inizio di carriera schiettamente thrash seguito da un ammorbidimento del sound, figlio della medesima tendenza ormai diffusasi dall’altra parte dell’oceano, per poi giungere all’inevitabile declino e conseguente scioglimento. Gli Hellfighter, è bene sottolinearlo, al di là della presenza di Dennis Gasser dietro le pelli e di Kristian “Stan” Havard alla sei corde vanno considerati come un gruppo nuovo a tutti gli effetti, quindi tagliamo subito via il cordone ombelicale e partiamo con la disamina del disco.

“Damnation’s Wings” è il debut album degli inglesi e arriva a quattro anni di distanza dal primo, omonimo demo. L’impronta stilistica è ancorata a una mistura di thrash ed heavy, con una prevalenza del secondo elemento a dirla tutta, e sin dall’opener “Tower Of Sin” risulta evidente l’orientamento dei nostri: melodie, strutture classiche che prevedono l’utilizzo di ritornelli catchy e che, volenti o nolenti, lasceranno un segno del loro passaggio, produzione buona ma non potentissima, e le vocals abbastanza acute di Simon Gordon. Proprio su queste ultime va spesa qualche parola di più: dotato di un’estensione vocale non elevatissima, tenta la via di un cantato che dà l’impressione di essere perennemente forzato, generando non pochi dubbi sulla reale bontà della scelta. Un cantato più roco e soprattutto un timbro più basso avrebbero probabilmente giovato in maggiore misura alla proposta musicale della band, che di tanto in tanto si tinge di sfumature groove, come nella buona “Revolution Within”, tra gli highlights dell’album e in grado di offrire lo spaccato migliore delle qualità degli Hellfighter, mettendo in mostra anche una buona componente solistica. Su quest’ultimo aspetto, tuttavia, non si può evitare di sottolineare come in altre occasioni le asce di Havard e Pete Smith tirino fuori fraseggi tutt’altro che entusiasmanti: un esempio lampante è offerto da “Faith In Lies”, brano all’interno del quale è presente un passaggio solistico fuori tono davvero imbarazzante. Il livello compositivo generale non è elevatissimo e in diversi passaggi si ha l’impressione che si sia puntato più alla facilità d’ascolto e alla ruffianeria, piuttosto che alle strutture dei brani e alla qualità di riff e arrangiamenti. La title-track, solo per citare un brano in particolare, è un buon pezzo con passaggi disposti in maniera coerente e strutturata, con tanto di rallentamento e linee vocali che ben si piantano in testa, ma rimane un retrogusto spiacevole di un prodotto confezionato in maniera scolastica, senza particolare passione e, cosa altrettanto pesante nella valutazione complessiva, senza reale ispirazione. E così l’ascolto di “Damnation’s Wings” scorre senza sussulti, lasciando qualche traccia del suo passaggio ma finendo per essere archiviato tra quei dischi che, non me ne voglia la band, finiranno per non essere mai ripresi e riascoltati; destino tipico per chi non osa o per chi non gode di qualità tali da far scattare nell’ascoltatore quel qualcosa che spinge a voler approfondire una determinata uscita.

Tirando le somme, a dispetto di una produzione di discreta qualità e di un prodotto confezionato in maniera dignitosa e professionale, l’album di debutto degli Hellfighter non riesce a segnalarsi per elementi realmente interessanti: la strada della melodia, dell’impianto heavy e degli schizzi di groove metal può anche funzionare, ma a patto di comporre brani carichi di energia e capaci di coinvolgere, cosa non presente nel full-length in esame. Per tali motivi, dunque, il lavoro dei britannici non ha una vera fascia di metalheads potenzialmente interessati: tuttavia, per chi conosce e apprezza gli Xentrix, un ascolto è d’obbligo, quantomeno per sapere che alcuni elementi della storica band inglese sono ancora attivi e per togliersi la curiosità di conoscere le loro nuove creazioni. Il rischio di rimanere delusi, però, è molto alto.

Luca “Nattefrost” Trifilio

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Track-list:
1. Tower Of Sin 4:50
2. A Lesser God:32
3. Legacy Of Hate 4:52
4. Faith In Lies 4:17
5. Damnation’s Wings 0:25
6. Revolution Within 4:17
7. Epitaph 5:18
8. Bring Only Pain 7:38
9. Descent 4:57
10. Firewalker 7:18

All tracks 54 min.

Line-up:
Simon Gordon – Voce
Kristian Havard – Chitarra
Pete Smith – Chitarra
Mel Gasser – Basso
Den Gasser – Batteria
 

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