Recensione: Danger [EP]

Di Nicola Furlan - 13 Maggio 2013 - 11:15
Danger [EP]
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Genere:
Anno: 2013
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70

Il progetto Burn of Black nasce qualche anno fa da per mano del chitarrista Marco ‘Markwild’ Piva e viene forgiato nel tempo da difficoltà legate a cambi di formazione che, fortunatamente, anziché portare allo sfaldamento del gruppo lo rafforzano, sopratutto sotto il profilo stilistico. I Nostri sono infatti autori di un heavy metal per nulla scontato.

Questo mini disco propone un lotto di cinque brani caratterizzati da ottime melodie e da una carica groovy piazzata nei giusti punti del percorso compositivo d’ogni pezzo. Tutto questo rende l’ascolto dinamico e coinvolgente. A livello di inquadramento stilistico ci troviamo per le mani un disco di speed metal moderno, un po’ sulla scia di quello che tante band americane stanno componendo dopo aver superato i confini delle varie correnti alternative metal piuttosto che nu metal. Immaginate quindi una sorta di Annihilator di metà carriera leggermente più armonizzati, quelli del post “Remains” per intendersi, mescolati con l’attitudine tipica di band dall”heavy strutturato’ stile Evergrey. Ovvio, permetteteci di metter le mani avanti, “Danger”, sebbene celi tra le trame un’attitudine progressiva, non propone un songwriting qualitativamente e tecnicamente così evoluto, però la strada imboccata lascia intravedere orizzonti ampi in cui la band potrà tuffarsi per andare sufficientemente lontano anche grazie alla presenza di arrangiamenti essenziali ed azzeccatissimi, fattore compositivo non proprio comune a livello underground.

Buono il cantato, anche se Giacomo ‘Jacko’ Cordioli avrà bisogno di qualche conversazione settimanale d’allenamento con un madrelingua inglese… poca roba considerata la timbrica gradevole e l’impostazione tecnica di tutto rispetto. Buono pure il riffing, mentre a livello di sezioni soliste si sarebbe potuto fare un po’ di più (perché non investire un po’ di tempo a ricamare un bel solo come è stato fatto sul brano ‘Danger‘?). Il basso fa il suo sporco lavoro puntellando elegantemente l’operato del drummer, punto di forza, quest’ultimo, dell’intero lavoro. La produzione è pulita, potente, ma fiacca in merito alle pelli, sopratutto nei bassi.

In definitiva, “Danger” è un più che discreto lavoro. Cinque canzoni che evidenziano idee e qualità. Riguardo i punti deboli, beh, siamo certi che una volta affrontati spingeranno il nuovo aspetto compositivo a livelli qualitativi più alti. Direi che ci siamo.

Nicola Furlan

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