Recensione: Dark Age – EP

Di CirithUngol - 17 Gennaio 2004 - 0:00
Dark Age – EP
Band: Dark Age
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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75

Nati e morti nel giro di poche stagioni, i Dark Age fanno parte di quella moltitudine di gruppi che hanno consegnato alla storia del metal un solo lavoro per poi essere ingoiati dalle fauci dell’indifferenza. Fautori di un heavy metal primitivo, barbaro e privo di una qualsiasi forma di contagio, sparirono subito dopo l’uscita di questo mini album. Le sei canzoni che lo compongono pur non raggiungendo una qualità eccelsa sono comunque piacevoli e pregne di quell’atmosfera orgogliosamente metallica tipica dell’underground americano. E’ semplicemente heavy metal, lontano dalle colossali produzioni odierne, lontanissimo dalle melodie gioiose che hanno snaturato l’approccio primitivo del termine “metallo pesante”, un disco grezzo che contiene l’essenza e la purezza di quel suono barbaro tanto caro a noi nostalgici. Omen, Attacker, Witchkiller sono alcuni dei nomi che affiorano durante l’ascolto di questo vinile, ma a differenza dei gruppi citati, risultano essere ancora più grezzi, forse per via di un cantato aspro e per una produzione essenziale che come ho già sottolineato, rimarca l’origine primitiva dell’acciaio. L’iniziale Battle Axe è la sintesi ti quanto appena scritto. Riff e ritornello essenziali, cantato metallicamente sgraziato sono gli ingredienti di questa buonissima song. Buona anche la successiva Tales Of Medusa che dopo un inizio pacato si trasforma in un classico rincorrersi di assoli maideniani. Gli amanti dell’epic metal non potranno che godere durante l’ascolto dell’ottima “Rock Revolation”. Si tratta sicuramente dell’apice compositivo di questi cinque sconosciuti. Gli arpeggi iniziali rotti improvvisamente dal classico riff tagliente di estrazione Maiden / Omen fungono da preludio ad epiche linee vocali. Di certo non ci troviamo di fronte una nuova Teeth Of The Hydra ma sicuramente un angolino buio nella storia dell’epic forse lo merita.
Il lato B è aperto dalla piacevole The Execution / Messenger to Ascheron una semplice metal song senza pretese ma comunque efficace che anticipa l’arcaica “Warrior”. Riff portante semplicissimo ancora una volta estratto dal catalogo Maiden arricchito dall’arrugginita voce di Robert Stevens caratterizzano un gran pezzo che nella sua scarna semplicità incarna il significato della parola Heavy Metal. Il compito di chiudere questo pezzo di metallo dimenticato spetta a “Viper” altra scheggia di antico acciaio. Come per le precedenti song anche quest’ultima risulta essere la perfetta fusione tra l’heavy metal di stampo americano e partiture maideniane.
Non mi risulta che sia mai stato stampato in CD ( ma non ci metterei la mano sul fuoco) ma se siete interessati, il vinile originale, pur non trovandosi facilmente si può reperire sborsando circa 25/30€.
Ne fu stampata anche una tiratura limitata in Picture Disk anch’essa non estremamente rara.
Buona caccia.

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