Recensione: Dark Horizons

Di - 31 Gennaio 2008 - 0:00
Dark Horizons
Band: Asgard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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64

E’ proprio vero che in Germania la passione sviscerata per il metallo più ortodosso non ha limiti: il chitarrista Uwe Lulis (Digger, Grave Digger, Rebellion) si è preso la briga di far uscire, per l’incontaminata label Karthago Records, la versione remaster di “Dark Horizons” degli Asgard, fino a ora oggetto di culto vinilico da parte dei die hard fan. Il disco vide la luce, infatti, nel 1989 e la formazione annoverava Olaf Diesel alla voce, l’ex Hammerschmitt Andreas Püschel alla chitarra, Jörg Gelhaar all’altra ascia, l’ex Squealer Martin Winter alla batteria e Tomi Göttlich (ora nei Rebellion), poi approdato ai Grave Digger, al basso. 

A parte l’intro Rainbow Bridge “Dark Horizons” è una colata di acciaio teutonico intransigente da paura: Hero’s Tears pare vomitata da Gates to Purgatory dei Running Wild, anche grazie alla voce sgraziata di Olaf Diesel che ricorda il Rock’n’Rolf più greve. Chitarre ben in evidenza, sezione ritmica granitica fino all’epico bridge centrale che regala un solo molto interessante e poi furia omicida fino alla fine, come da manuale. Senza dubbio l’highlight del disco.

La title track risulta molto intrigante nei minuti iniziali, inaspettatamente morbidi, per poi esplodere in una cavalcata a metà strada fra i Grave Digger degli esordi e la Nwobhm. Soldiers’ Waltz è molto vicina agli X-Wild più melodici mentre Back to You è un maldestro tentativo di anticipare quello che successivamente gli Unrest hanno poi saputo fare, e bene: una ballad epica senza perdere un grammo di ruvidezza. Il resto è fottutamente riconducibile ai Running Wild, senza stupire per esecuzione e songwriting: Fighting Back, Hungry Hearts e Riders of the Storm ricadono pesantemente in questo gruppo. Si chiude il disco ufficiale con The River: un pezzo sgraziato con il singer a metà fra il peggior Cronos e Chris Bolthendahl e le chitarre che vanno per i fatti loro. Da dimenticare assolutamente!

Il buon Uwe ha poi pensato di aggiungere, a mo’ di bonus track, ben sette pezzi tratti da demo e sampler vari, messi più per valore storico che per peso specifico musicale. Nella maggior parte dei casi mostrano una band ancora acerba, che non riesce a cogliere la reale direzione da prendere. Non mancano quindi brani sfilacciati, forti richiami alla Nwobhm (Sailing Out/Born to Rock) e addirittura tracimazioni nel Thrash made in Usa – nel caso, Over Kill – come nel caso di On The Run. Niente di nuovo sul fronte occidentale, quindi!                      
   
Dark Horizons possiede una produzione di livello medio e nulla più, in linea con molte cose underground degli anni Ottanta, come appunto gli Asgard. Cover in linea con il prodotto: essenziale! 
 
Morale della favola: Nur für Running Wild/Grave Digger und X-Wild ultras! 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

Tracklist

1. Rainbow Bridge 
2. Hero’s Tears  
3. Fighting ‘em Back  
4. Dark Horizons  
5. Soldier’s Waltz  
6. Back to You  
7. Hungry Hearts  
8. Riders of the Storm  
9. The River

10. On The Run
11. Highland Pride
12. King of Steel
13. Sailing Out
14. Born to Rock
15. The Fall of the Warlord
16. Get Ready

 

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