Recensione: Dark Matter Dimensions

Di Daniele D'Adamo - 29 Settembre 2009 - 0:00
Dark Matter Dimensions
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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80

Il solito progetto di death melodico proveniente dalle terre scandinave? Il solito progetto di cyber death clone dei Fear Factory? Una commistione di tutti e due?
Niente di tutto ciò.

Pertanto, bando alle ciance e passiamo immediatamente ad un consiglio che in realtà è un imperativo: ascoltare Dark Matter Dimensions con un impianto di buona qualità e ad alto volume!
Solo così si potrà gustare l’esplosiva sinergia fra potenza e melodia con la quale gli Scar Symmetry riescono a costruire le undici – dodici nell’immancabile edizione limitata – canzoni che compongono l’album.

La Svezia non finisce mai di stupire: patria natìa del death melodico, in questo campo ha generato le migliori band del pianeta e incredibilmente continua a farlo.
Pochi anni di rodaggio, di affinamento della tecnica strumentale e del modo di comporre i pezzi, uno o due full-length et voilà, il gruppo è pronto per calcare la scena internazionale ai massimi livelli.
Ma questo non basta, ovviamente: ci deve essere alla base una tosta classe compositiva, senza la quale non si emerge dal gregge.
Ebbene, gli Scar Symmetry, formati da musicisti dal curriculum vitæ di tutto rispetto, rientrano in questo insieme ristretto, riuscendo a spingere quasi oltre ogni limite la contaminazione fra death e melodia.

Attenzione però: non si tratta di death edulcorato, rilevato che il sound che mettono giù gli svedesi è poderosamente consistente.
Le chitarre, accordate basse, tessono senza soluzione di continuità un micidiale tappeto ritmico, in ciò coadiuvate da basso e batteria (con una  spruzzata qua e là di tastiere e campionamenti); tappeto sul quale si muovono le armonizzazioni dei soli delle sei corde stesse e le linee vocali dei due cantanti.
Uno dedicato al canto pulito (Palmqvist) e l’altro specialista nel raschiarsi le corde vocali con un growl profondo e vario (Karlsson).
Ottimo davvero quest’approccio al cantato: entrambi i vocalist sono esperti nelle proprie partiture, con ciò centrando in pieno l’obiettivo di ottenere il massimo possibile da ciascuno stile.
Il che marchia a fuoco sui timpani dell’ascoltatore il trademark unico degli scandinavi, il quale rappresenta il centro dell’obiettivo da raggiungere per ogni formazione che vuole intraprendere sul serio la carriera musicale.

Tutto questo, si trova diffusamente distribuito nelle song di Dark Matter Dimensions.

Emblema del CD è l’incredibile The Consciousness Eaters. Perché incredibile? Perché contiene un ritornello col botto, dalla melodia talmente esagerata da esser quasi commovente. Raramente è capitato d’incontrare una costruzione armonica così raffinata, capace di accarezzare il cuore ed accendere le anime. Raffinata ma come sopra accennato issata su una granitica, potentissima base di sostegno. Da brividi lungo la schiena.
Un passo indietro per non tralasciare l’opener The Iconoclast, introdotta da un languido arabesco delle due asce… per poi gettarsi con ferocia verso un refrain catchy che più catchy non si potrebbe; senza interpretare questa facilità di comporre melodie accattivanti come una critica negativa. Anzi.
Un salto per arrivare a Noumenon And Phenomenon, che non scherza nemmeno per idea nel macinare riff assassini e melodie avvolgenti; con tanto di break dedicato alle chitarre soliste che si dimostrano in piena forma anche sotto tale veste.
Un riff di derivazione thrash attenta l’integrità delle vertebre cervicali in Ascension Chamber, che grazie al breve segmento ambient potrebbe far da colonna sonora all’inarrivabile Blade Runner di Ridley Scott; con seguito di rifferama ancora stoppato e compresso a caratterizzare Mechanical Soul Cybernetics, più marcatamente futurista rispetto ai brani precedenti.
Death ortodosso per introdurre Nonhuman Era, che si svolge in maniera ritmicamente meccanica, mischiando blast-beats, growling belluino e clean melodico, anche un po’ melanconico.
È il turno della title-track, che ripropone il secco incedere della scorbutica sezione ritmica; associata a scalette di tastiere dal tono vagamente easy giusto per stemperare i picchi di tensione che baluginano qua e là nell’aria.
Apertura melodica per Sculpture Void, calibrata su un digeribile mid-tempo piuttosto che sulla forza bruta; così come A Paranthesis In Eternity, che si apre dolcemente alzando poco a poco il tono generale per mostrare il timbro caldo di Palmqvist, evidentemente a suo agio nelle parti che gli competono. Più incisive rispetto ai pezzi pregressi le parti soliste delle chitarre.
Frequencyshifter, e ci rituffa nel pozzo infernale materializzato da Karlsson. Una volta arrivati sul fondo, ci pensa Palmqvist a raffreddare i bollenti spiriti con i suoi chorus in clean.
Radiant Strain mette il sigillo a Dark Matter Dimensions in modo un po’ anonimo. Ma è peccato veniale, in un lavoro di così alto livello compositivo ed esecutivo.

Come si può ben comprendere dalla disanima sia generale che particolare, Dark Matter Dimensions è opera compiuta in tutte le sue parti: matura, professionale e contraddistinta da un songwriting di gran classe.
L’unico punto debole da rimarcare deriva dal fatto che l’alta qualità complessiva del sestetto avrebbe dovuto condurre a delle innovazioni nel genere; dato che alla fine il cliché parte sempre dai soliti canoni classici del death melodico. Anche se stavolta lo stampo risulta unico nel suo genere, rimane un po’ di amaro in bocca per la mancata occasione.

È voler troppo?

Daniele “dani66” D’Adamo.

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Tracklist:

1. The Iconoclast 5:07
2. The Consciousness Eaters 4:42
3. Noumenon And Phenomenon 4:13
4. Ascension Chamber 3:48
5. Mechanical Soul Cybernetics 3:27
6. Nonhuman Era 4:45
7. Dark Matter Dimensions 4:12
8. Sculpture Void 5:23
9. A Paranthesis In Eternity 4:43
10. Frequencyshifter 3:15
11. Radiant Strain 4:15

Line-up:

Roberth Karlsson – Harsh Vocals
Lars Palmqvist – Clean Vocals
Jonas Kjellgren – Guitar
Per Nilsson – Guitar
Kenneth Seil – Bass
Henrik Ohlsson – Drums
 

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