Recensione: Darkest Day

Di Michele Carli - 21 Luglio 2009 - 0:00
Darkest Day
Band: Obituary
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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55

Non faccio fatica ad ammettere che le mie speranze per il nuovo lavoro degli Obituary erano prossime allo zero. Nonostante l’euforia dovuta all’uscita di Frozen in Time, che tutto sommato è stato un bel disco divertente nel suo essere classico e ignorante, e che ha stazionato abbondantemente nel mio stereo, mi sono dovuto arrendere all’evidenza e ho preso atto che ormai i floridiani sono agli sgoccioli.

Le ultime uscite di gente come Bolt Thrower o Dismember ci hanno dimostrato che si può rimanere ancorati stabilmente alle proprie radici e continuare con coerenza un modo di intendere il death metal senza modificarne la struttura in modo sostanziale, a patto però di avere una degna abilità a livello di songwriting. Purtroppo, gli Obituary con Xecutioner’s Return avevano già evidenziato proprio una carenza di cura compositiva e, mi dispiace ammetterlo, ma anche in questo ultimo Darkest Day il problema è lo stesso.
A parte qualche traccia interessante come Blood To Give e il consueto lavoro dei fratellini Tardy alla voce e alla batteria che continua a convincere come sempre, tutto l’album va avanti a fatica e suona come se fosse un tentativo forzato di autocitazione. I riffs di chitarra sono poco incisivi, e pure il buon Ralph Santolla, nonostante sia un po’ più contestualizzato rispetto al disco precedente, si adatta a fatica al sound degli Obituary. I suoi assoli, seppur belli, sono ancora slegati da tutto il resto e sembra siano stati messi in mezzo alle tracce senza preoccuparsi molto dell’effetto, come ad esempio nella prima List Of Dead. Che l’uscita di Allen West abbia pesato così tanto?

A parte Violent Dreams e il suo “tupatupa” sempreverde e abbastanza coinvolgente, ci sono canzoni come Fields of Pain, Outside my Head e Lost che sono un chiaro esempio di come ci sia qualcosa che non quadra in casa Obituary. Anche il tipico groove del gruppo, con quei rallentamenti putridi e marcissimi, è ormai senza mordente e perde terreno. Per lo meno, i suoni sono ottimi e ben bilanciati. La batteria è prodotta in modo impeccabile, e anche la chitarra mantiene il tipico suono ronzante e compresso del passato.

Anche se, per certi versi, Darkest Day è leggermente meglio di Xecutioner’s Return, non posso certo promuoverlo. Ed è un vero peccato, anche perchè stiamo parlando di uno dei gruppi cardine del genere e autore di grandi album come Cause of Death, The End Complete e Slowly We Rot. Ma ormai agli Obituary manca probabilmente la voglia (e la capacità?) di continuare a scrivere buona musica, e i loro discepoli hanno chiaramente già superato e ben distanziato il maestro.

Michele Carli

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Tracklist:

1. List of Dead
2. Blood to Give
3. Lost
4. Outside My Head
5. Payback
6. Your Darkest Day
7. This Life
8. See Me Now
9. Fields of Pain
10. Violent Dreams
11. Truth Be Told
12. Forces Realign
13. Left to Die

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