Recensione: Dawn of victory

Di Paolo Beretta - 17 Novembre 2002 - 0:00
Dawn of victory
Band: Rhapsody
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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63

Dopo i primi due ottimi album i Rhapsody tornano nel 2000 con Dawn of victory, un album che non mi ha convinto. Da molti è stato definito più Heavy, ma ascoltandolo bene non mi sembra che la chitarra di Luca abbia fatto qualcosa di diverso rispetto ai due concept precedenti; se mai sono le tastiere di Alex che sono venute meno. Quelle fantastiche atmosfere medievali infatti non ci sono più o quasi. Dawn Of Victory è prodotto alla grandissima da due personaggi del calibro di Sascha Paeth e Miro, ma nonostante ciò risulta alle mie orecchie vuoto, e ascolto dopo ascolto perde inesorabilmente la potenza dei primi. Il fatto è che questo lavoro è piatto, formato da una serie di singoli, canzoni con un altissimo potenziale commerciale, tutte relativamente corte, accattivanti con l’eccezione di tre brani: The Bloody Rage Of The Titans, The Last Winged Unicorn e The Mighty Ride Of The Firelord. Ma un disco per essere veramente godibile deve essere formato da brani immediati, ma anche da bei lenti, e da brani più complessi che per essere apprezzati devono essere analizzati con attenzione più e più volte. La maestosità, epicità dei Rhapsody che avevo apprezzato in Legendary Tales è lontana e mi dispiace molto.

Lux Triumphans è un’intro dotata di un bel chorus imponente, davvero riuscito che introduce benissimo la title track in cui diviene subito protagonista un bel lavoro di chitarra del solito Luca. Poi la canzone si anima con il ritmo veloce dettato dal nuovo drummer Holzwarth, le strofe si susseguono senza intoppi arrivando così al bel coro, curato e indubbiamente accattivante, seguito da un discreto assolo veloce melodico. Triumph For My Magic Steel è un brano allegro dotato di un ritmo cadenzato e coinvolgente nelle strofe, più veloce nel coro arioso. Dopo il solito guitar solo segue un piccolo break centrale che riesce a rendere questa traccia meno scontata. Si prosegue con The Village Of Dwarves. Un pezzo che definirei “medievale” di una banalità a dir poco sconcertante: lo dimostrano, le strofe cortissime e la ripetizione stucchevole del coro (ripetuto se non sbaglio 6 volte in nemmeno 4 minuti). Si prosegue con la potente Dargor Shadowlord Of The Black Mountain, che comincia con un riff di Turilli ingiustamente accantonato e ripreso solo a tratti. I Rhapsody puntano ancora una volta in questa song tutto sul chorus coinvolgente ed epico, ben cantato da Lione, ma che alla fine essendo ripetuto troppe volte perde a mio parere gran parte della sua potenza iniziale. Carino il cambio di ritmo e l’assolo (sebbene troppo corti) che elevano un po’ il livello di una canzone in definitiva godibile. Si rallenta con The Bloody Rage Of The Titans dove Fabio riesce ad esprimersi al meglio sfoderando la sua grande estensione vocale. Riuscitissime le atmosfere nate dalle tastiere di Staropoli e dalla chitarra di Luca: grande pezzo dotato, non solo di un bel coro, ma anche di maestosità, potenza e assoli che ricordano il debut album. Giunge così il singolo Holy Thunderforce cavalcata velocissima che ruota attorno ad un bel lavoro di chitarra accattivante. Nelle strofe Fabio canta con voce ritmata, accompagnata solo da un paio di tocchi di batteria e dalla chitarra perché anche qui si punta tutto sul chorus, indubbiamente azzeccatissimo. Gli assoli (di chitarra e tastiera) che chiudono il brano sono immediati: veloci e seguono le melodie iniziali. Dopo la sfuriata di Holy Thunderforce arriva il momento per Luca, in Trolls In The Dark, di sbizzarrirsi in facili scale, assoli abbastanza elementari che colpiscono immediatamente risultando piacevolissimi. The Last Winged Unicorn è invece una song veramente bella, dotata di strofe curate (che non fungono da mero ponte per introdurre il coro), ben accompagnate da tutta la band. Finalmente una canzone varia e che merita diversi ascolti: riuscito il parlato, le atmosfere create da Staropoli, la voce di Lione esalta e l’assolo di Turilli lascia senza fiato per melodie e velocità. Chiude il disco The Mighty Ride Of The Firelord, ultima traccia che, come solito ormai, deve essere la più lunga e complessa dei lavori dei Rhapsody. Un’esplosione di orchestrazioni, cambi di ritmo, cori mozzafiato, assoli e quant’altro.

The bloody Rage Of The Titans, The Last Winged Unicorn e The Mighty Ride Of The Firelord sono veramente stupende e ci mostrano i Rhapsody dei primi due album, ma non posso accontentarmi di tre canzoni. Le restanti infatti con i loro cori perfettini, alla lunga mi stufano: a mio parere sono commerciali. Un disco non indispensabile, carino, ma nulla più.

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